Inchiesta Aemilia, ultimo atto: il maxiprocesso approda in Cassazione
Dopo poco più di sette anni dal maxi blitz Aemila (QUI) che portò all’arresto di ben 160 persone si sta per scrivere la parola fine in un altrettanto maxi processo alla ‘ndrangheta calabrese scaturito dalla stessa operazione e che giunge oggi, dopo ben 195 udienze susseguitesi nel tempo, all’ultimo grado di giudizio.
L’inchiesta, che come si ricorderà fece scattare l’omonima operazione nel gennaio del 2015 (QUI), inferse un durissimo colpo alla cosca dei Grande Aracri di Cutro, nel crotonese, soprattutto alla sua propaggine che aveva consentito di allargarne gli “interessi” nella ricca e prosperosa Emilia Romagna.
Davanti ai giudici di Cassazione, dunque, e dopo l’impugnazione dell’Appello compaiono oggi 87 imputati, circa un terzo dei quali si vede contestata l’associazione mafiosa.
Rispetto al processo di secondo grado (QUI), intanto, è già divenuta definitiva la sentenza a carico del collaboratore di giustizia Salvatore Muto, a cui sono stati inflitti 9 anni e 2 mesi e che evidentemente ha deciso di non impugnare, a differenza di un altro pentito, Antonio Valerio.
Definitive sono diventate poi tutte le assoluzioni decise sempre in Appello, tranne una che è approdata in Cassazione, ovvero della reggiana Debora Croci (1987), condannata in primo grado a 4 anni e per cui la Procura aveva chiesto la conferma in secondo grado.
Sempre in Appello ha visto chiusa la sua vicenda giudiziaria anche Vincenzo Iaquinta, ex calciatore della Juve, che ha visto riconosciuta la pena sospesa per i due anni in primo grado per la detenzione di armi del padre. Ha impugnato invece la sentenza il padre Giuseppe, condannato per mafia a 13 anni.