Faide e omicidi per il controllo del territorio: così operavano le cosche Condello e Rugolino

Reggio Calabria Cronaca

Erano già stati al centro di diverse indagini i cinque soggetti arrestati questa mattina dai Carabinieri nel reggino (QUI), finiti sotto la lente di ingrandimento della Direzione Distrettuale Antimafia per due distinti omicidi, avvenuti nel 2010 e nel 2011.

Una lunga indagine che ha permesso di far emergere come i fatti di sangue fossero collegati tra loro e celassero una vera e propria faida per il controllo del territorio.

Finiscono così in manette, su richiesta del procuratore Giovanni Bombardieri e come deciso dal Gip del Tribunale reggino: Filippo Giordano, cinquantunenne di Reggio Calabria; Sergio Iannò, cinquantenne di Reggio Calabria; Giuseppe Germanò, cinquantaduenne di Reggio Calabria; Luigi Germanò, quarantottenne di Reggio Calabria; e Salvatore Callea, cinquantacinquenne di Oppido Mamertina. Quattro di loro si trovavano già in carcere a seguito di precedenti operazioni da parte delle forze dell'ordine.

IL PREDOMINIO SU GALLICO

Alla base della faida tra gli esponenti delle due cosche - quella dei Condello e quella dei Rugolino - ci sarebbe il predominio ed il controllo sulla frazione reggina di Gallico. Alla ricerca di nuovi equilibri criminali, le consorterie avrebbero commesso due omicidi nel tentativo di consolidare la rispettiva influenza sulla zona.

Il primo risale al 20 settembre del 2010, quando venne freddato Domenico Consolato Chirico (QUI), ritenuto esponente di spicco della criminalità locale in quanto genero del boss Paolo Surace.

Il secondo fatto di sangue invece risale a poco meno di un anno dopo, quando il 12 agosto del 2011 venne ucciso Giuseppe Canale (QUI): omicidio inquadrato subito dagli investigatori come una “vendetta” per l'uccisione di Chirico.

Una scia di sangue che portò, il 10 novembre del 2017, ad una prima serie di arresti: finirono in carcere Cristian Loiello, Nicola Figliuzzi e Salvatore Callea in qualità di esecutori materiali, mentre Sergio Ianno, Domenico Marcianò e Filippo Giordano furono arrestati in qualità di mandanti (QUI). Successivamente, il 25 luglio del 2018 vennero arrestati anche Antonino Crupi, Giuseppe Germanò e Diego Zappia (QUI).

IL CONTESTO 'NDRANGHETISTICO

Le indagini, durate per oltre un decennio, avrebbero così permesso di definire in maniera chiara come i due fatti di sangue fossero inequivocabilmente collegati ad un contesto criminale organizzato, scaturiti da uno scontro tra due diverse fazioni appartenenti alla stessa articolazione di 'ndrangheta.

Tale contesto è stato successivamente confermato anche dalle dichiarazioni rese dai collaboratori di giustizia, oltre che dalle evidenze investigative.

In particolare, sono stati raccolti gravi indizi di colpevolezza nei confronti di Salvatore Callea, considerato un esponente della locale di Oppido Mamertina; Sergio Iannò farebbero invece parte della cosca Rugolino di Catona, mentre Filippo Giordano, Giuseppe e Luigi Germanò dei Condello di Archi.

A finire in carcere, quest'oggi, solo Luigi Germanò, in quanto già ai domiciliari nell’ambito dell’indagine “Metameria” (QUI) per trasferimento fraudolento di valori aggravato dal metodo mafioso.