Omicidio Canale. Arrestati i mandanti, ammazzato per la “successione”

Reggio Calabria Cronaca
Da sinistra: Antonino Crupi, Giuseppe Germanò e Diego Zappia

La successione al vertice della cosca Condello-Chirico avrebbe provocato dei contrasti interni al clan, che controllava il quartiere reggino di Gallico.

Sarebbero stati proprio questi contrasti alla base dell’omicidio di Giuseppe Canale, ritenuto affiliato alla cosca ed ammazzato il 12 agosto del 2011, in pieno giorno, da due killer vibonesi assoldati dalla consorteria (LEGGI).

Secondo gli investigatori, dunque, questo il movente alla base del fatto di sangue di sette anni fa, ricostruito grazie alle indagini svolte sul caso sotto il coordinamento della Direzione Distrettuale Antimafia del capoluogo dello Stretto.

Stamani all’alba, così, è scattato il blitz che ha portato all’arresto di tre persone, ritenute essere i mandanti e gli esecutori materiali dell’assassinio dell’allora 39enne.

GLI ARRESTATI

A finire in manette sono stati Antonino Crupi, 35enne di Reggio Calabria; Giuseppe Germanò, 48 anni di Reggio Calabria e Diego Zappia, 33enne di Oppido Mamertina e sono ritenuti appartenenti o comunque legati alla cosca “Condello-Chirico”.

In una prima fase le indagini sull’omicidio avevano già condotto in carcere, lo scorso 10 novembre, i presunti esecutori materiali: Cristian Loielo, Nicola Figliuzzi e Salvatore Callea, e i mandanti, Filippo Giordano, Domenico Marcianò e Sergio Iannò.

Ad eseguire la misura cautelare, emessa dal Gip del tribunale locale, i carabinieri di Reggio Calabria e Vibo Valentia. Le accuse contestate ai tre - in concorso tra loro e con altri indagati che erano stati già colpiti dal provvedimento simile lo scorso 10 novembre (LEGGI) - sono l’omicidio, la detenzione e porto di armi clandestine e da guerra, la ricettazione: reati commessi con l’aggravante del metodo e delle finalità mafiose.

IL COMMANDO INGAGGIATO CON 10 MILA EURO

Canale, come dicevamo, fu assassinato a Gallico Superiore, nella zona nord del capoluogo, nel primo pomeriggio di quella metà d’agosto da due killer vibonesi. La vittima tentò di scappare ai carnefici ma venne inseguito e ucciso nei pressi di un bar. Una dozzina all’incirca i proiettili esplosigli contro, uno dei quali colpì anche un passante, ferito lievemente.

Il commando sarebbe stato composto da due giovani di Gerocarne, nel vibonese, Nicola Figliuzzi e Cristian Loielo, già ampiamente noti considerato che loro nomi sono finiti in alcune inchieste giudiziarie della Dda catanzarese. Più di recente sarebbero stati coinvolti nella faida tra la famiglia Patania di Stefanaconi e il gruppo dei Piscopisani.

IL REGOLAMENTO DI CONTI

Già dalle prime battute, le risultanze investigative avevano consentito di collocare il grave fatto di sangue nell’ambito di un regolamento di conti interno al clan.

A confortare l’assunto erano intervenuti, nell’ambito delle indagini avviate per la ricostruzione dei gravi fatti relativi ad una cruenta faida di ‘ndrangheta, consumatasi a cavallo del 2011 e del 2012 nel territorio vibonese, gli esiti di altre attività tecniche e, soprattutto, le dichiarazioni “convergenti” di più collaboratori di giustizia, che incidentalmente avrebbero fornito dei chiari e precisi elementi conoscitivi anche riguardo all’omicidio di Gallico.

Per gli arresti di oggi si sono rivelate determinanti, infatti, le dichiarazioni dei collaboratori all’indomani degli arresti dello scorso novembre, con particolare riferimento a quelle rilasciate da uno dei presunti esecutori materiali, Nicola Figliuzzi.

Dal complesso dei contenuti dichiarativi sarebbe emerso come la vittima fosse divenuta un personaggio scomodo al gruppo di ‘ndrangheta facente capo a Antonino Crupi e Domenico Marcianò, poiché ritenuto l’esecutore materiale dell’omicidio – avvenuto il 20 settembre del 2010 – di Domenico Chirico (LEGGI), suocero di Crupi ed elemento di vertice dell’omonima cosca della frazione Gallico.

Nella prima fase delle indagini, i collaboratori hanno fornito dei “precisi elementi” sui soggetti che materialmente avrebbero proposto l’omicidio ai killer, ovvero Salvatore Callea e l’arrestato di oggi, Diego Zappia.

Nuovi elementi sono emersi, inoltre, sulle modalità con le quali i killer sono stati indirizzati su Giuseppe Canale, soggetto non conosciuto dagli esecutori assoldati per il suo assassinio: si tratta di Marcianò (già detenuto) e Crupi (destinatario della misura di oggi) che avrebbero incontrato i killer, condotto insieme a loro i sopralluoghi sul luogo dell’agguato, fornito una descrizione fisica della vittima, dato il via all’esecuzione e garantito il supporto logistico prima, durante e dopo l’omicidio.

Tra i mandanti dell’omicidio, infine, insieme a Marcianò, Iannò (anche lui già colpito dalla precedente misura cautelare) e Crupi figura anche Giuseppe Germanò, titolare di un negozio di ortofrutta a Gallico, che avrebbe messo a disposizione degli altri indagati i locali del proprio esercizio pubblico per le riunioni propedeutiche alla consumazione del reato, prendendo parte in prima persona all’ideazione e alla programmazione del grave fatto di sangue.

(Aggiornata alle 09:30)