Reggio, Confesercenti: c’è un paradosso tra disoccupazione e mancanza di personale
"La difficoltà di trovare personale da parte delle aziende è un fenomeno nazionale che, però, balza maggiormente all’occhio quando ciò avviene in un territorio come quello di Reggio Calabria che ha una percentuale di disoccupazione tra le più alte d’Europa. Com’è possibile che in una provincia con un tasso di disoccupazione così alto non si trovi personale?", si chiede il presidente di Confesercenti Claudio Aloisio.
"La risposta è ovviamente complessa, non c’è un unico motivo ma, probabilmente, uno predominante si. E in questo caso ci vengono in aiuto i numeri. I dati Istat aggiornati al 2021 ci dicono che le persone in cerca di occupazione nell’area metropolitana di Reggio Calabria sono 27.000. Un numero rilevante, ben maggiore della richiesta che proviene dal mercato. Verifichiamo i numeri dell’Inps per ciò che concerne i percettori del reddito di cittadinanza. Sono 21.635 nuclei familiari per un totale di 52.609 persone coinvolte. Il reddito medio percepito è di 574,32 euro la tal cosa ci porta a desumere che, probabilmente, più della metà dei percettori arriva a prendere il massimo, 780 euro", sottolinea Aloisio.
"Questi numeri forniscono una prima chiara risposta, tra i motivi principali della difficoltà per le aziende nel trovare personale, c’è il reddito di cittadinanza. Una misura di equità sociale che noi approviamo incondizionatamente negli obiettivi e nei principi, sia chiaro, ma non nella sua applicazione pratica dato che, da azione di sostegno e stimolo per riuscire a trovare occupazione si è trasformata, di fatto, nell’ennesima elemosina che nulla risolve a livello di sistema ma che, anzi, ostacola invece di agevolare il mercato del lavoro", fa notare l presidente.
"Facciamo si che questa misura assolva realmente il compito per cui è nata: sostenere chi ha un reddito insufficiente istradandolo nel mondo del lavoro, garantendo al contempo i diritti ai lavoratori e alle imprese. Altrimenti, continuando così, il reddito di cittadinanza da strumento di supporto e sviluppo si ridurrà ad un costosissimo sistema di welfare dal quale difficilmente una volta entrati si potrà o vorrà uscire con il risultato che, l’unico lavoro che incentiverà, sarà quello "in nero", conclude.