Produzione, detenzione e cessione di stupefacenti: in manette la “Good” family della droga
Nove indagati in tutto, sette dei quali arrestati, di cui due finiti in carcere e cinque ai domiciliari, mentre per altri due è stato deciso l’obbligo di presentazione alla Polizia Giudiziaria.
È il risultato dell’operazione chiamata in codice “Good”, scattata stamani nel reggino dove i carabinieri del comando provinciale hanno eseguito le misure cautelari a carico dei soggetti a cui si si contestano a vario titolo i reati di produzione, detenzione e cessione di stupefacenti e di porto e detenzione abusiva di armi comuni da sparo.
Le indagini che hanno portato stamani al blitz, condotte dai militari della compagnia di Taurianova, sono partite nel gennaio del 2021, quando, nel corso di un controllo su strada, i Carabinieri di Nicotera Marina fermarono due minorenni provenienti dalla piana di Gioia Tauro trovandogli alcuni grammi di marijuana.
Gli accertamenti effettuati nell’immediatezza condussero ad identificare uno degli indagati di oggi, che si ritiene abbia venduto la droga ai due sedicenni.
Da qui gli investigatori sono arrivati a ritenere che un intero nucleo familiare, originario di Anoia, sia responsabile di almeno una 30 episodi di cessione di droga così come dell’acquisto o della detenzione di stupefacenti di vario tipo, in particolare marijuana e hashish.
Agli stessi si contesta anche e come accennavamo di aver avuto delle armi, precisamente due fucili e una pistola, alcune delle quali portate anche per strada.
Due degli indagati, inoltre, si sarebbero anche vantati di come che nella notte di Capodanno del 2021 abbiano fatto il tiro al bersaglio contro la segnaletica stradale di contrada Tubà, una frazione di Anoia.
Dai fotogrammi raccolti nell’ambito varie osservazione svolte dagli inquirenti, si è poi arrivati a ritenere che i principali indagati abbiano realizzato una piantagione di canapa indiana in Contrada Tubà, che fu sequestrata dai militari il 17 giugno del 2021 (QUI). Dagli accertamenti tossicologici sulle piante si stabilì un THC pari a quasi 5 mila dosi: se immesso sul mercato, dunque, lo stupefacente ricavato si ipotizza potesse consentire degli ingenti guadagni.
La misura cautelare è stata emessa dall’Ufficio del Gip presso il Tribunale di Palmi su richiesta della Procura locale, diretta da Emanuele Crescenti ed eseguita dai carabinieri del Comando Provinciale di Reggio Calabria.