Gioacchino Criaco incanta i suoi lettori a Parco Pitagora
Riscoprire la lingua grecanica, in cui sono intinte le nostre origini, per recuperare quel mondo antico fagocitato dalla contemporaneità: è l’invito rivolto ai suoi lettori dallo scrittore calabrese Gioacchino Criaco, giunto, martedì 30 agosto, presso il Museo e Giardini di Pitagora, per presentare il suo ultimo romanzo “Il custode delle parole” edito da Feltrinelli.
Introdotto da Santo Vazzano, presidente del Consorzio Jobel, e affiancato da Lucia Claps, moderatrice dell’incontro letterario, l’autore, noto soprattutto per il suo primo romanzo Anime nere che ha riscosso un successo internazionale, ha affidato questa missione a tratti spirituale al protagonista del libro, Andrìa, trentenne mosso da un sentimento contrastante di amore e odio per la sua terra, che lo rende incapace di trovare la sua strada.
A guidare il giovane precario, in cui si può identificare un’intera generazione, è il nonno, custode di una lingua e di una vita bucolica ormai dimenticata, per il pubblico presente identificato nello stesso scrittore che ha ricordato: “le parole sono le relazioni che intessiamo con il mondo e le persone che ci circondano. L’interruzione di questo legame con le nostre origini ha provocato un brusco cambiamento nei rapporti che, man mano, stiamo cercando di ricostruire”.
Sicuramente ben saldo è il rapporto empatico tra il cantore calabrese e il suo pubblico, estasiato dagli innumerevoli spunti di riflessioni racchiusi tra le pagine della sua ottava opera editoriale, pregna di un forte senso di appartenenza per l’Aspromonte, spesso frainteso come montagna tetra e minacciosa, invece fonte di lucentezza e candore.
“La nostra è una storia millenaria che ha forgiato le parole intingendole nel cuore, nella testa, nella pancia. Attraverso il potere della parola, possiamo accorciare le distanze dal nostro passato, ma soprattutto possiamo imparare a coniugare i verbi al futuro, di cui finora siamo stati privati” ha affermato rivolgendosi alla folta platea rapita da quella che si è rivelata un’intensa lectio magistralis sull’importanza di prendersi cura della propria identità e delle proprie radici per costruire un percorso che mira all’orizzonte di una Calabria consapevole e propositiva".