Minorenni sfruttati per la pedopornografia, blitz in nove regioni italiane
Un’operazione della Procura di Napoli, chiamata in codice e non a caso “Black Room”, ha fatto luce su una presunta rete di pedofili che sarebbe stata attiva su nove regioni italiane.
A dipanare la “matassa” sono stati gli agenti della Polizia Postale del capoluogo partenopeo insieme ai loro colleghi del Centro Nazionale di Contrasto alla Pedopornografia Online di Roma che stanno eseguendo stamani 26 decreti di perquisizione a carico degli indagati a cui gli inquirenti contestano i reati di detenzione e commercio di materiale pedopornografico, realizzato sfruttando minorenni.
Gli specialisti della polizia hanno analizzato con cura tutte le tracce che gli utenti hanno lasciato sul web ricostruendo meticolosamente anche i flussi finanziari e che hanno così consentito di arrivare ai destinatari dei decreti che sono in corso di esecuzione da parte degli agenti della Postale dell’Emilia Romagna, Lombardia, Piemonte, Puglia, Sicilia, Toscana, Umbria, Veneto e anche Calabria.
LE CHAT A PAGAMENTO
Gli investigatori, agendo sotto copertura, si sono infatti infiltrati in alcune chat di una nota piattaforma di messaggistica istantanea. Nelle chat, organizzate in gruppi, potevano accedere solo gli utenti ritenuti affidabili dagli amministratori e previo pagamento di una somma di denaro.
Gli indagati, credendo di agire nel massimo anonimato, partecipavano alla compravendita di materiale pedopornografico non immaginando di essere monitorati dalla Postale.
Oltre alle perquisizioni sono state disposte anche le chiusure dei canali usati per la commercializzazione e lo scambio dei file. Le complesse attività di indagine, hanno portato poi all’arresto in flagranza di una persona, rintracciata in una provincia calabrese.
(aggiornata alle 10:30)