Alleanza tra Mmg e nefrologi in era Covid: obiettivi e strategie. Se n’è parlato al Gom
Stili di vita virtuosi e una rete di sorveglianza multidisciplinare in grado di coinvolgere più specialisti, in questo caso i nefrologi ospedalieri, con i medici di Medicina generale per un approccio mirato, atto a prevenire e curare al meglio i pazienti affetti da varie patologie renali.
E’ questo l’obiettivo del Corso d’aggiornamento “Alleanza tra MMG e specialisti nefrologi in era Covid: obiettivi e strategie”, giunto alla sua quinta edizione ed organizzato dall’Ordine dei medici di Reggio Calabria in collaborazione con l’Unità operativa complessa di Nefrologia del GOM, abilitata al trapianto renale.
“Si è trattato di un corso estremamente importante – ha sottolineato il presidente dell’Ordine dei medici, dottore Pasquale Veneziano durante fine lavori svoltisi nell’auditorium dello stesso Ente - perché mette in contatto gli specialisti operanti nell’ospedale metropolitano con i medici di base, in modo tale da evitare eventuali disservizi e, al contrario, per realizzare una sinergia sia nelle azioni diagnostiche, sia in quelle terapeutiche”.
“Si è trattato di un Corso denso di significato – ha evidenziato la dottoressa Francesca Mallamaci, direttore dell’UOC Nefrologia, Dialisi e Trapianto di rene del GOM - perché focalizzato sulla ricerca di un'alleanza tra Nefrologi e MMG in una fase storica mai vissuta dalle attuali generazioni di medici e cittadini dettata dalla pandemia da COVID 19. La comunità scientifica ha reagito con coraggio a questa nuova ed inattesa situazione e nel 2022 l'attività di trapianto anche da donatore vivente ha in parte ripreso i ritmi precedenti grazie anche alla determinazione dei nefrologi, di tutti gli altri operatori che ruotano attorno alla delicata attività della donazione del rene da donatore vivente: il paziente, la famiglia, i nefrologi, gli anestesisti, i laboratori che studiano la compatibilità dell'organo da trapiantare, i chirurghi, la Direzione strategica del GOM, il Centro Regionale Trapianti, tutti attori che compongono una squadra che opera in piena collaborazione”.
“In questo meccanismo così delicato – ha proseguito la dottoressa Francesca Mallamace - il medico di Medicina generale deve trovare il suo ruolo che è quello di informare, formare e divulgare tra i propri pazienti tutte le novità terapeutiche e diagnostiche in questo specifico campo”.
Durante il Corso si è discusso, oltre che del trapianto di rene da vivente, di un percorso diagnostico già in atto da circa 3 anni per verificare i risultati della sua applicazione; dei nuovi entusiasmanti farmaci a disposizione dei Nefrologi insieme a Diabetologi e Cardiologi; di Telemedicina che – ha sottolineato la direttrice Mallamace - deve essere il nostro presente con uno sguardo fiducioso e aperto al prossimo futuro.
“Il senso e il messaggio di questo convegno – ha concluso la dottoressa Mallamace - sono più che mai le alleanze da creare o da rafforzare in una visione moderna della Medicina dove il paziente deve e ha il diritto di stare al centro di tutte le iniziative terapeutiche, consapevole dell'importanza che ha l'informazione nel percorso e nell'andamento della malattia in senso lato”.
Per il nefrologo Maurizio Ciccarelli, “è evidente che non si potranno mai avere le risorse per gestire tutto questo panorama così vasto se si stima che gli ammalati d’insufficienza renale cronica siano in Italia circa tre, quattro milioni di persone, con mille e ottocento nefrologi, impegnati in tantissime altre cose.
E allora per il dottore Maurizio Ciccarelli “diventa indispensabile la collaborazione con i medici di Medicina generale i quali devono essere l’alleato per controllare e prevenire e curare la malattia renale cronica. Una collaborazione che diventa di fondamentale importanza altrimenti ci saranno moltissimi pazienti abbandonati a se stesi che non usufruiranno degli avanzamenti della ricerca scientifica che sta portando grandi benefici nel trattamento e la cura della malattia renale cronica”
Infine, per il dottore Antonino Zema, componente della Commissione regionale della Formazione, la cosa più importante del corso è il coinvolgimento dei nefrologi che operano in ambito ospedaliero con i medici di Medicina generale “affinché quest’ultimi, visitando i propri pazienti in ambulatorio, possano decidere se sia opportuno un eventuale ricovero ospedaliero. Insomma, una collaborazione a tutto campo tra medici di base e specialisti, in questo caso i nefrologi, per un grado superiore d’attenzione dal punto di vista scientifico”.