Unical, Pedagogia della R-Esistenza: Badolati apre i seminari parlando di ’ndrangheta
Sarà Arcangelo Badolati, caposervizio di Gazzetta del Sud Cosenza, ad aprire martedì 8 novembre i lavori del dodicesimo ciclo seminariale di Pedagogia della R-Esistenza, progetto di promozione scientifica di una cultura militante dell’antimafia sociale nato nella Facoltà di Lettere e Filosofia il 23 maggio 2011 e attualmente attivo nel Dipartimento di Culture, Educazione e Società dell’Università della Calabria diretto da Roberto Guarasci.
Il seminario, introdotto da Giancarlo Costabile del progetto antimafia del DiCES, inizierà alle 11 nell’aula consolidata 29B1, cubo 29B, intitolata al sociologo e educatore antimafia Danilo Dolci.
Badolati, scrittore e saggista particolarmente apprezzato a livello nazionale in materia di analisi del fenomeno mafioso, parlerà della genesi e dello sviluppo della mafia a Cosenza per far comprendere agli studenti e alle studentesse di Scienze dell’Educazione il linguaggio mafioso e la sua complessa trama di potere nel condizionamento della vita economico-sociale del territorio. Aspetti che sono emersi distintamente in tutta la loro problematicità - a partire dell’inaccettabile silenzio della locale società civile in tutte le sue diverse articolazioni culturali, politico-sociali e associative - nella recentissima operazione Reset contro le cosche cosentine condotta dalla Procura antimafia di Catanzaro diretta da Nicola Gratteri.
Il percorso di studio annuale di Pedagogia della R-Esistenza si chiuderà il 23 maggio 2023, nel giorno della strage di Capaci, e sarà caratterizzato dall’approfondimento dell’antimafia calabrese attraverso le testimonianze (anche fuori dalle aule di Arcavacata) di donne e uomini che si sono sempre schierati contro il potere delle massomafie a queste latitudini.
Il progetto Pedagogia della R-Esistenza ha organizzato in questi 11 anni di attività - senza denaro pubblico e rifiutando i fondi universitari - 123 seminari in presenza, 34 online (emergenza sanitaria Covid-19) e 30 laboratori all'aperto (da Scampia a Palermo, dalla Piana di Gioia Tauro alla Locride, passando per le periferie di Cosenza), che hanno coinvolto più di 300 relatori.
Figure di alto profilo istituzionale della Direzione Nazionale Antimafia e della Commissione Parlamentare Antimafia, delle Procure distrettuali antimafia (Catanzaro, Reggio Calabria, Palermo e Napoli) e delle forze dell'ordine, il mondo dell'associazionismo laico e cattolico, importanti prelati e sacerdoti impegnati nella promozione della 'memoria antimafia', la realtà dei movimenti, gli imprenditori che hanno denunciato il racket delle estorsioni, il giornalismo militante, hanno animato in tutti questi anni accademici il cantiere pedagogico (ed eretico) nato sulle colline di Arcavacata.
Più di 4000 gli studenti impegnati nella sperimentazione didattica tra i banchi delle aule di Scienze dell'Educazione, mentre 1000 sono stati gli universitari che hanno partecipato ai laboratori di cittadinanza attiva svolti nei territori.