Omicidio Cartisano, Cassazione: definitiva la condanna di Zappia
A distanza di 34 anni dall’omicidio di Giuseppe Cartisano (QUI), ucciso a Reggio Calabria il 22 aprile del 1988, la Cassazione ha scritto l’ultima parola sulla vicenda confermando definitivamente i 30 anni di reclusione inflitti a Vincenzino Zappia, 54 anni, dopo aver in pratica dichiarato inammissibile il ricorso presentato da suoi legali Gianfranco Giunta a Giancarlo Murolo.
Zappia, accusato di quell’assassinio e ritenuto dalla Dda il braccio destro del boss Giuseppe De Stefano, dell’omonimo clan del reggino, era stato già condannato dalla Corte d’Appello di Reggio Calabria nel settembre 2021 dopo che i giudici aveva condiviso l’impianto accusatorio prospettato dal pm Walter Ignazitto, che aveva chiesto per lui, appunto, 30 anni di carcere (QUI).
Secondo gli inquirenti, l’omicidio di Cartisano - ucciso nella primavera dell’88 nella centralissima piazza De Nava – sarebbe avvenuto come risposta all’assassinio del boss destefaniano Carmelo Cannizzaro. Durante la fuga ci fu anche un conflitto a fuoco tra i carabinieri e i due sicari.
Uno di questi, Luciano Pellicanò, venne ucciso mentre Zappia rimase ferito lasciando sull’asfalto delle tracce di sangue. Proprio quest’ultime, conservate nell'archivio della Procura, incastrarono poi l’imputato 32 anni dopo: nel gennaio nel 2020, infatti, il Dna trovato all’epoca sulla scena del delitto fu comparato con quello di Zappia identificandolo come il sicario di Cartisano (QUI)
Il 54enne è storicamente indicato dai pentiti come uno dei principali killer della seconda guerra di mafia che insanguinò Reggio Calabria tra il 1985 ed il 1991.