Il mio nome è Garibaldi: nuovo incontro del circolo L’Agorà
Il Circolo Culturale “L’Agorà” organizza da remoto un nuovo incontro da remoto su “Il mio nome è Giuseppe Garibaldi”, tema che sarà trattato da Fortunato Aloi, disponibile sulle piattaforme web da mercoledì 30 novembre.
Il 4 luglio 1807 nacque a Nizza colui che a distanza di ben duecento anni viene ancora innalzato a rappresentante dell’Italia Risorgimentale e come simbolo di uno spirito integro e ribelle volto ad affermare la libertà. Anche se Garibaldi non ricevette una formazione militare in senso stretto, le sue imprese sui campi di battaglia, nel ruolo di comandante, gli valsero la fama e il riconoscimento di compagni e avversari.
Avvicinatosi alle idee di Mazzini, nel 1834 già si faceva notare come sovversivo, organizzando un ammutinamento, fallito, della flotta sarda su cui era imbarcato. Riparò allora in Sudamerica, e qui combatté in Uruguay, Argentina e Brasile. La fama militare di Giuseppe Garibaldi, però, raggiunse l’apice grazie alla spedizione dei Mille, l’impresa quasi epica di un migliaio di volontari che, non privi di aiuti, riuscirono a rovesciare uno dei più potenti Stati del Mediterraneo, il Regno delle Due Sicilie.
Si ritirò a Caprera, dove morì il 2 giugno del 1882. Nel 1982 in occasione del centenario della morte di Garibaldi l’allora presidente della Repubblica Sandro Pertini, la cui autorità di democratico e antifascista è nota a tutti, tramite un messaggio letto il 2 giugno del 1982 alla Camera del Senato pose un forte legame tra il Risorgimento e il secondo Risorgimento, quello del periodo della Resistenza.
Garibaldi fu presentato da Pertini come simbolo di libertà italiana e mondiale. Cavour era stato l’intelligenza della costituzione dello stato unitario, Mazzini il pensatore e Garibaldi l’anima popolare del Risorgimento; costui infatti aveva dato agli italiani fiducia ed era stato esempio di concordia fra le divisioni ideologiche dei patrioti.
Giovanni Spadolini, il primo presidente del consiglio laico dopo tanti democristiani e Bettino Craxi, leader del Psi, condivisero una fervente passione per Garibaldi e promossero alacremente la propaganda in favore della diffusione dei valori tradizionali risorgimentali e quindi anche patriottici e antifascisti".