Intelligence, Alberto De Toni al Master dell’Università della Calabria

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“Capire la complessità per anticipare il futuro” è il titolo della lezione tenuta da Alberto De Toni, Rettore dell’Università di Udine dal 2013 al 2019 e presidente del comitato ordinatore della Scuola superiore ad ordinamento speciale della Difesa. De Toni ha iniziato la sua lezione esponendo il decalogo della complessità e spiegando che è sempre esistita.

Negli ultimi quararant’anni però il tasso di cambiamento è stato elevatissimo, basti pensare che si è passati da mille persone ad oltre cinque miliardi collegate ad internet. Ha proseguito sottolineando che è fondamentale cogliere i segnali deboli per comprendere dove andrà il futuro, portando l’esempio degli stormi, dove è chiaro che lo stare in branco aumenta moltissimo la possibilità di sopravvivenza.

Il docente ha quindi spiegato che la complessità è un giano bifronte, che ha in sé sia un lato chiaro che un lato oscuro, dove gli uomini e le organizzazioni devono interpretare la complessità per evitare di subirla e venirne sopraffatti. La cifra della complessità è la legge di potenza, ed occorre necessariamente studiare i dati che definiscono ogni fenomeno che si intende affrontare.

De Toni ha poi trattato il punto chiave della sua argomentazione, spiegando che la complessità si manifesta secondo modelli ricostruibili ex post. I fenomeni possono essere semplici, complicati, complessi e caotici. Per i primi è possibile una “risposta giusta”, e la relazione causa-effetto è chiara: è il territorio delle best-practises e il regno dei manager esecutivi.

Per i fenomeni complicati invece la causa e l’effetto non sono immediatamente visibili a tutti e occorre effettuare un’analisi, una pianificazione e infine una implementazione; sono possibili più risposte giuste ed è l’ambito dove si muovono i manager esperti. I fenomeni complessi sono invece sistemi dinamici dove la risposta non è definibile in anticipo, ma è contingente, unica ed irripetibile: è il campo di battaglia dei manager adattativi, che sono in grado di agire apprendendo ed adattandosi ai vari contesti nei quali operano.

Infine ci sono i fenomeni caotici, dove non è possibile apprendere. In questo caso più che la risposta giusta serve una risposta rapida e funzionale: questo è il territorio preferito dai manager intuitivi e tempestivi. Il docente ha proseguito affermando che per spiegare la complessità esistono due approcci differenti: il primo è quello pensato dallo psichiatra britannico William Ross Ashby nel 1958 con la “Legge della varietà necessaria”, dove bisogna aumentare le nostre capacità interne per poter dirimere il dilemma della complessità.

L’altra teoria è invece quella del sociologo tedesco Niklas Luhmann, che nel 1984 afferma che per risolvere un problema complesso bisogna ridurne la complessità esterna, selezionando solo una parte da affrontare. De Toni ha annodato i fili sostenendo che entrambi gli intellettuali hanno ragione: per capire quando utilizzare un metodo piuttosto che un altro è necessario osservare la curva della complessità dell’attività che stiamo esaminando, cercando di individuare il “punto di massima” tra le prestazioni complessive e la complessità interna.

Ha quindi sottolineato le diversità del mondo fieico, biologico e sociale, affermando che in quest’ultimo vi è un grado di complessità decisamente più elevato. Il docente ha allora trattando le tre classi di evoluzione e i relativi comportamenti, attraverso i quali si ha la conferma che chi si occupa del mondo sociale vive decisamente nel mondo più complesso in assoluto.

De Toni ha affrontato il complicato intreccio nascosto tra complessità, paradossi e metamorfosi. Con uno schema molto esemplificativo, ha spiegato come, nei paradossi, come nei miti delle “Metamorfosi” di Ovidio, la risposta alle tensioni organizzative è la trasformazione in una nuova configurazione dei tratti evolutivi.

Oggi in effetti, le persone, al pari della società o delle istituzioni, sono metaforme: le proprietà che li caratterizzano sono in continuo mutamento, ma non per questo non è possibile trovare un rimedio. Infatti, esiste sempre una soluzione, magari sotto una nuova forma più appropriata, che emerge intorno a elementi che persistono nella transizione e che operano come elementi attrattori e ordinatori.

Il docente ha in seguito sostenuto che in questa prospettiva anche la società è una metaforma che deve saper evolvere nell’eterno mutamento, sempre insicuro, incerto e ambiguo, ma che porta con sé anche il soffio della libertà e la consapevolezza delle azioni. De Toni ha proseguito spiegando che la cooperazione è decisamente vincente sulla competizione, sottolineando però che è possibile attuarla solamente in casi di equilibrio di potere.

Ha dunque ricordando che il pensiero senza l’azione è vano, così come l’azione senza il pensiero è cieca. Ha evidenziato inoltre che per affrontare un problema bisogna considerare la varietà, la variabilità, l’interdipendenza e l’incertezza esterna relazionata all’indeterminazione interna.

De Toni ha concluso spiegando che, per anticipare il futuro che è uno degli obiettivi fondamentali dell’intelligence, è necessario cogliere i segnali deboli, analizzare i megatrend e studiare le “wild cards”, ovvero quegli eventi che sono totalmente imprevedibili. Ed è proprio in questo modo che si comprende che non esiste un solo presente ma esistono molteplici presenti possibili.