Unical. Dalla strage di Fiumicino al patto con l’Olp, nuove rivelazione sul “Lodo Moro”
Era il 1973 quando cinque palestinesi furono arrestati ad Ostia: vennero trovati in possesso di missili Strela che intendevano usare per abbattere un aereo israeliano. Nell'ambito delle complesse trattative che portarono alla loro liberazione - e che coinvolsero anche la Libia - l'Olp (l’organizzazione per la liberazione della Palestina) si impegnò ufficialmente a non effettuare più azioni di guerra sul suolo italiano.
Tuttavia le frange più estremiste della galassia palestinese non accettarono quell'intesa e si resero responsabili della strage di Fiumicino del 17 dicembre del 1973.
“Fu solo dopo quella tragedia che il cosiddetto Lodo Moro cominciò a diventare qualcosa di davvero strutturato e funzionante, grazie soprattutto al fondamentale lavoro di mediazione svolto del colonnello Stefano Giovannone, capo centro Sismi a Beirut, funzionario dei Servizi da sempre molto legato a Aldo Moro", il cui ritorno al ministero degli Esteri avrebbe consentito che il patto prendesse davvero forma.
A spiegare quel pezzo di storia italiana, apparentemente lontana nel tempo ma ancora oggi attuale, è lo storico Giacomo Pacini, dell’Istituto Storico Grossetano della Resistenza e dell'Età Contemporanea durante il suo intervento al convegno "Aldo Moro e l'intelligence. Il senso dello Stato e la responsabilità del potere", promosso a Rende dal Centro di Documentazione Scientifica sull'Intelligence dell'Università della Calabria.
Pacini ha presentato una documentazione inedita per tentare di fornire una ricostruzione del cosiddetto “Lodo Moro”, ossia di quella sorta di patto di non belligeranza che prevedeva la salvaguardia dalla minaccia di attentati terroristici in cambio della liberazione dei militanti palestinesi arrestati sul suolo italiano, la tolleranza per i traffici di armi verso il Medio Oriente, nonché un impegno a arrivare a un riconoscimento ufficiale da parte delle diplomazie europea dell'Olp come legittimo rappresentante del popolo palestinese.
Sulla base del materiale che è stato possibile rinvenire, ha sostenuto lo storico, “si evince che i primi contatti tra funzionari dei Servizi segreti italiani e emissari palestinesi avvennero a fine 1972 nell'ambito di una trattativa che portò alla liberazione di due militanti del Fronte Popolare di Liberazione della Palestina (Fplp) arrestati nel precedente agosto per aver nascosto un ordigno in un mangianastri portato inconsapevolmente su un aereo israeliano da due turiste inglesi”.
Il convegno nell’ateneo cosentino è stato introdotto dal Direttore del Master in Intelligence Mario Caligiuri e ha visto anche diverse relazioni, tra le quali quelle di Ciriaco De Mita e Luigi Zanda.