Detenuto catanzarese denuncia le mancate cure nel Polo clinico di Secondigliano
"Conosco la storia e le condizioni di salute di Andrea S. da diversi mesi e, più volte, sono intervenuto con l’area sanitaria per chiedere maggiore attenzione sul suo caso, più accertamenti specialistici e un monitoraggio costante. L’ho incontrato personalmente e l’hanno incontrato diverse volte miei collaboratori e a tutti ha ribadito la sua volontà: andare via dal SAI di Secondigliano".
"Nessuna pretesa di tornare in Calabria, a lui e anche alla sua famiglia andrebbe bene anche un trasferimento al Nord, purché però venga curato, perché una volta fuori da quelle mura vuole essere un uomo in grado di ricominciare e non un uomo ormai ammalato in maniera irreversibile, spossato e senza alcuna possibilità di ritornare a lavorare. Per queste ragioni, già diverse volte, ho scritto per lui al Dipartimento dell’Amministrazione penitenziaria, che però ha rigettato le sue richieste di trasferimento in altro carcere. Ci riproveremo".
"Intanto, la sua denuncia, pubblicata giorni addietro su testate locali calabresi, suona come una denuncia in nome di un diritto alla salute che non viene garantito e che va oltre il singolo caso, ma che accomuna tutti i detenuti che, oltre alla privazione della libertà personale, vivono anche il dramma di essere reclusi gravemente ammalati. Un diritto sacrosanto quello alla salute che, purtroppo, non viene garantito, per mancanza di medici, pochi posti letto per i detenuti negli ospedali".
E' quanto comunica il Garante campano delle persone private della libertà personale, Samuele Ciambriello.