Legambiente: “La Calabria torna a bruciare per mano di ecocriminali al servizio delle ecomafie”
Centinaia gli incendi che hanno interessato tutto il territorio regionale in questi giorni, di cui molti ancora attivi. Una situazione monitorata con attenzione dalla Protezione Civile che ha chiesto un impiego massiccio di uomini e mezzi dei comandi provinciali dei Vigili del Fuoco calabresi e il supporto logistico proveniente da altre regioni. Nel 2022 la Calabria, secondo l’analisi del Dossier Ecomafia di Legambiente, è stata la regione con il più alto numero di incendi: 611 su un totale nazionale di 5.207 che hanno interessato una superficie boscata pari a 11.236 ha su un totale 68.665, mentre nel periodo 2017-2021 sono stati commessi 3.202 reati di incendio boschivo e sono andati in fumo 87.201 ettari.
Una situazione sulla quale, ancora oggi, pesano i ritardi delle Amministrazioni competenti e la carenza di mezzi oltre ad un quadro normativo che, nonostante le modifiche migliorative alla legge n. 353/2000 apportate con decreto legge n. 120/2021 convertito con modificazioni nella legge n.155/2021, non affronta i nodi dell’intricata matassa delle competenze in materia di incendi boschivi. La legge n. 155/2021 ha destinato risorse importanti per il miglioramento delle tecnologie e dei mezzi aerei e terrestri a favore dei Vigili del Fuoco e dei Carabinieri Forestali, ed ha assegnato al Dipartimento della Protezione Civile la funzione di svolgere, annualmente e sulla base delle risorse disponibili, la ricognizione e l’individuazione dei fabbisogni su base triennale. In sostanza si è investito molto sulla tecnologia e sulla capacità di intervento, ma rimane il problema della prevenzione del territorio che in Regioni come la Calabria continua a rimanere esposto e vulnerabile.
Anna Parretta presidente di Legambiente Calabria dichiara: “Appare sempre più evidente - afferma - che tutti i temi ambientali sono strettamente connessi e collegati e che è essenziale oltre che urgente invertire la rotta nella nostra Regione. Le concause degli incendi sono diverse: dalle azioni criminali, all’incuria, all’inadeguatezza delle misure di prevenzione e controllo, alla crisi climatica, sempre di origine antropica, con le alte temperature che si stanno verificando in questi giorni. Non possiamo e non dobbiamo consentire la distruzione del patrimonio verde e della biodiversità calabresi. Anche sul fronte incendi, come sulla depurazione, sul ciclo dei rifiuti e sulle altre criticità ambientali irrisolte, chiediamo alla Regione Calabria ed a tutti gli Organismi preposti, maggiore incisività nelle azioni di prevenzione, maggiore gestione nella patologia e quella capacità di visione sul futuro che dovrebbe essere la caratteristica indispensabile di chi governa in questa fase di svolta della storia”.
I dati inequivocabili e le drammatiche esperienze dirette conseguenti ai cambiamenti climatici, alle crisi di siccità, alle frequenti ondate di calore, alle crescenti aree di desertificazione nelle regioni del sud Italia, Calabria compresa, impongono di agire con determinazione. Occorre un radicale cambiamento di approccio e risposta al fenomeno che miri a prevenire gli incendi attraverso la gestione del territorio, l’utilizzo ecologicamente sostenibile delle risorse agro-silvo-pastorali, sostenere e rivitalizzare le comunità rurali nelle aree interne e montane in una rinnovata funzione di presidio territoriale.
Secondo Antonio Nicoletti, responsabile nazionale aree protette e biodiversità di Legambiente “è necessaria una completa ed attenta applicazione da parte dei comuni, della legge sui vincoli e la redazione del catasto delle aree percorse dal fuoco. Ma soprattutto sono necessarie maggiori azioni di difesa attiva a partire da una attenta e corretta gestione boschiva. Ancora una volta sta mancando l’organizzazione e la consapevolezza che il territorio regionale, a partire da boschi e foreste, deve essere protetto e salvaguardato con strumenti e risorse adeguati alle temperature torride di questa estate. Temperature che, oltretutto, come nelle previsioni sono destinate a rimanere tali anzi ad aumentare nei prossimi anni per effetto del riscaldamento complessivo del Pianeta. Per quanto riguarda gli incendi in Calabria non si può, quindi, certo parlare di emergenza ma di accadimenti largamente prevedibili che richiamano ognuna delle Amministrazioni competenti alle proprie precise responsabilità in termini di prevenzione e controllo accurato del territorio. Le azioni da mettere in campo devono essere guidate dall’interesse della collettività e dal principio di legalità anche per arginare i fenomeni mafiosi: la ‘ndrangheta, per come dimostrano le indagini della Magistratura, controlla, infatti, molte aree boscate oltre ai pascoli abusivi ed ha forti interessi economici nel business del taglio dei boschi e nella filiera produttiva delle biomasse”.
Le proposte che Legambiente chiede di mettere in campo in un’ottica di prevenzione, per fronteggiare efficacemente il fenomeno degli incendi boschivi. Gestione integrata degli incendi: è necessaria un’attività di integrazione/coordinamento tra i settori dedicati alla previsione, prevenzione, informazione, addestramento, lotta, indagine e ricostituzione post-incendio. E’ ancora carente l’applicazione della legge quadro sugli incendi boschivi (L. 353/2000) e su questo punto sono ancora insufficienti le modifiche introdotte con la legge 155/2021; Pianificazione e politiche di adattamento: i Piani forestali di indirizzo territoriale devono integrare la pianificazione forestale con la prevenzione degli incendi boschivi. Definendo le aree esposte al pericolo e quelle dove integrare misure di selvicoltura preventiva con altre misure forestali, individuare misure per l’attività pastorale e agricola e quelle per la tutela della biodiversità nel Parchi Nazionali, Riserve regionali e siti della Rete Natura 2000.
Interazione con la politica agricola: per un più efficace governo degli incendi è fondamentale una integrazione della politica forestale con quella agricola. Molti incendi, infatti, derivano dall’uso illegale e inesperto del fuoco per fini agro-silvo-pastorali, mentre l’abbandono dell’agricoltura e della pastorizia determinano un aumento del pericolo di incendi per accumulo del combustibile. L’agricoltura, tuttavia, deve essere considerata parte della soluzione: campi coltivati, orti, vigneti, aree pascolate possono ridurre l’infiammabilità a scala di paesaggio; Pascolo prescritto come strumento di prevenzione: il pascolamento con specie domestiche è stato finalmente riconosciuto come tecnica per prevenire il propagarsi degli incendi o evitare che una volta innescati diventino disastrosi.
Responsabilizzazione e coinvolgimento dei cittadini: i cittadini possono essere parte attiva, in primo luogo coinvolgendo il volontariato non solo nella lotta ma anche nella prevenzione. Inoltre, i proprietari di fondi devono essere responsabilizzati nella gestione della vegetazione nei loro terreni ed i cittadini devono essere preparati a riconoscere il pericolo incendi ed a rispondere con comportamenti adeguati; Statistiche e catasto incendi: l’analisi delle statistiche sugli incendi è essenziale per la comprensione ed il governo del fenomeno; Pianificazione e progettazione del ripristino ecologico e funzionale: la ricostituzione post-incendio è una fase delicata del governo incendi e deve essere affrontata con interventi e soluzioni tecniche adeguate.
Pianificazione urbanistica e incendi: i piani urbanistici dettano le linee per l’espansione dei centri abitati, in coerenza con le normative e i vincoli regionali e nazionali, ma non tengono in considerazione il rischio legato agli incendi boschivi. Per questa ragione appare auspicabile che nei prossimi anni la pianificazione urbanistica venga informata dai piani forestali di indirizzo territoriale che identificano le aree esposte al pericolo incendi (probabilità di propagazione di grandi incendi). La stessa attenzione deve essere indirizzata alla rete stradale che svolge un ruolo fondamentale nel garantire la sicurezza della logistica dei mezzi di soccorso in caso di incendi di elevata intensità.
Pene più severe: estendere le pene previste dal Codice Penale per il reato di incendio boschivo a qualunque tipologia di incendio. È indispensabile rendere più severe le pene previste dall’articolo 423-bis del C.P. a qualunque incendio di e non solo i boschi e i pascoli, per quelli che interessano il patrimonio naturalistico e quelle sottoposte a vincolo paesaggistico. Così come va aggravata la fattispecie colposa per consentire l’arresto in flagranza, oggi non obbligatorio e vanno rafforzate le sanzioni amministrative estendendo ed equiparando le sanzioni più gravi a tutti gli incendi.
Potenziare i presidi nella lotta agli incendi boschivi: investire nel potenziamento della flotta aerea pubblica, nella specialità interna al Corpo nazionale dei Vigili del Fuoco. Alla luce del sempre maggiore utilizzo dei mezzi aerei nella lotta attiva agli incendi boschivi occorre ricostituire una flotta di proprietà pubblica e limitare il ricorso ai mezzi aerei privati. Dopo la riforma del 2016 la responsabilità primaria nella lotta attiva contro gli incendi nelle funzioni di coordinamento (DOS) è in capo ai Vigili del Fuoco e questi devono essere rafforzati.