A Santa Maria del Cedro il “Palazzo Franco Galiano”
"Ho colto ed apprezzato il gesto del Sindaco di Santa Maria del Cedro, Avv. Ugo Vetere, di intitolare il Palazzo della Cultura al poeta Franco Galiano. L'ho apprezzato per il significato che ha in sé quella struttura, ma anche per il luogo dove questo è allocata, ovvero di fronte alla Chiesa dello Spirito Santo, in Piazza Don Francesco Gatto. Alcune volte i simboli esprimono significati che difficilmente riusciremmo a esprimere con la sola parola". Così in una nota Angelo Adduci, presidente del consorzio del cedro di Calabria.
"Tutta la storia di Santa Maria del Cedro e della cedricoltura moderna è concentrata in questi luoghi. La dedica che il Sindaco e l'intera amministrazione comunale fanno a Franco Galiano non ha soltanto lo scopo di omaggiare questo nostro concittadino, ma ha un significato ed una prospettiva più grande. Egli è già nella storia, lo è per la sua saggezza, per i valori che ha custodito e tramandato, per le sue lectiones magistrales, per i suoi saggi sui pensatori calabresi, per le poesie in vernacolo, per le relazioni che ha intessuto. Per tutto ciò, oggi è conosciuto ed apprezzato sia in Italia che all’estero".
"Con questa intitolazione il Sindaco di Santa Maria del Cedro vuole offrire una preziosa opportunità non solo alla propria comunità, ma a tutte le comunità locali" prosegue. "Come dicevo, il Professore Galiano è già nella storia, gliel’hanno riconosciuto tutti, dal Presidente Giunta Regionale, Roberto Occhiuto, all’Assessore alle Politiche Agricole e Forestali, Gianluca Gallo, dagli ambasciatori che hanno fatto visita alle nostre comunità, ai rappresentanti istituzionali dell’Ucei".
"A noi tutti, oggi, spetta il compito di cogliere il significato del suo lavoro, come forma di riscatto e di autodeterminazione, perché non ancora completamente spiegato e compiuto. Comprenderlo appieno ci fornirebbe un’importante chiave di lettura dei processi culturali, identitari, artistici e letterari del Meridione. Franco è stato il poeta e lo scrittore che si è occupato maggiormente del Cedro di Santa Maria del Cedro. Ne era incantato, innamorato ed estasiato, tanto da dedicare la gran parte della sua produzione letteraria, e della sua prolifica attività, alla valorizzazione e promozione di questo frutto divino e identitario, insieme fine e strumento che ha guidato le sue azioni, rappresentando un’opportunità di affrancamento per le nostre comunità, e al tempo stesso un’occasione per rifunzionalizzare la nostra storia e le nostre radici".
"La Calabria (e la Riviera dei Cedri) è stata terra di feudi, e quindi di soprusi. La nostra storia, infatti, non è quella che risulta nella storiografia ufficiale. Franco Galiano, continuando nell’opera visionaria di Don Francesco Gatto, ha reso, invece, omaggio alla nostra identità e alle nostre radici, attraverso il valore tangibile dell’universalità del Cedro di Santa Maria del Cedro" ribadisce. "Ma la sua opera fornisce una chiave di lettura ancora più articolata e complessa se posta in relazione con la sua terra: tutto il suo lavoro va inquadrato come un’opportunità offerta alla Riviera dei Cedri di potersi riconoscere come comunità unica ed unita, quella del Cedro; e grazie a questo, di potersi aprire e confrontarsi con il mondo".
"Con Franco ho condiviso tanti progetti, diverse battaglie, compresa quella del riconoscimento della certificazione DOP. La passione per il Cedro ci ha spinto, poi, a realizzare insieme molte opere dedicate al “sacro agrume” (come gli piaceva definirlo), tra cui “Il Cedro nella realtà e nel desiderio”, ultima sua fatica realizzata in collaborazione con il Consorzio del Cedro di Calabria, che ad oggi rappresenta la summa degli studi più autorevoli sul Cedro".
"Franco “aveva fame e sete” di dialogare con i giovani, nelle scuole, nelle Università, nei luoghi di cultura. Questo frutto per lui era al contempo fine e strumento di riscatto, ed elemento di dialogo interculturale ed interreligioso, così come è risultato durante il Mediterraneo Cedro Festival, dove questo suo approccio si è pienamente manifestato…mentre lui si congedava".
"I giovani di questa terra hanno il diritto-dovere di apprendere dai libri gli insegnamenti lasciati dai grandi Maestri: Manzoni, Leopardi, Pascoli, Foscolo, De Andrè, Guccini e Battisti, ma anche quelli trasmessi da altri grandi Maestri, come Corrado Alvaro, Gioacchino Da Fiore, Franco Galiano ed Otello Profazio, senza dimenticarci di Vittorio Sollazzo, Arturo Biancamano e di Enrico Esposito…così come anche la cultura della tarantella calabrese, che custodisce i tratti distintivi della cultura e delle tradizioni della nostra gente".