Teatro Incanto. Conto alla rovescia per “Napoli milionaria” di Eduardo de Filippo
Il magico viaggio nella stagione del “Teatro Incanto” per il nuovo appuntamento del cartellone ci porta a Napoli. La talentuosa e appassionata compagnia capitanata da Francesco Passafaro, direttore artistico, attore e regista, ci aspettano domenica 28 gennaio alle 18.30 al Teatro Comunale di Catanzaro, nel centro del centro storico.
“Questa “commedia” nasce da un momento di estrema difficoltà di Eduardo: nel 1945, a 45 anni di età, quindi, Eduardo vive una crisi incredibile, a causa della famosissima lite con il fratello Peppino, che avrebbe deciso di intraprendere una carriera cinematografica da solista – racconta il direttore artistico, attore e regista Francesco Passafaro -.
I teatri non lo volevano più, poiché Peppino era richiestissimo come talento comico e la sua assenza era troppo pesante per gli impresari. Eduardo si chiuse in casa e, in un anno, scrisse questo capolavoro che rappresenta l’inizio della “Cantata dei giorni dispari” e soprattutto rappresenta un dramma per tutta l’Italia, che viene scritta e disegnata nell’immagine della bambina Rituccia, la quale non si vede mai.
Eduardo volle rappresentare la nostra nazione, martoriata dalla guerra e dal mercato nero, dall’ipocrisia del regime e dall’ingordigia dei potenti, un’Italia in guerra, durante la quale il capofamiglia Gennaro Iovine decide che quello è il momento in cui si devono prendere le proprie responsabilità. Ecco perché oggi, nel 2024, è ancora il momento di mettere in scena questa commedia senza tempo, questo dramma che fa ridere come solo Eduardo sapeva e sa fare, messa in scena alla maniera del Teatro Incanto che è arrivato ormai al 19° anno d’età”.
“Da quest’opera meravigliosa, nacquero anche una serie di frasi storiche, frasi che sono diventate popolari in tutta Italia e anche in tutto il mondo, di cui la più famosa è, certamente, “Ha da passà ‘a nuttata!” – sottolinea Passafaro -. E noi speriamo che la notti passi presto su tutte le guerre e anche sulla nostra nazione che, un po’ come quando fu scritta, ha bisogno dei vari capifamiglia che si prendano le loro responsabilità e la facciano uscire dall’impasse di essere da sempre una nazione a metà”.