Giovane ucciso e bruciato, chiesto ergastolo per presunto omicida

Catanzaro Cronaca

Una condanna all'ergastolo e' stata chiesta oggi dal pubblico ministero per Santino Accetta, 32 anni, imputato per l'omicidio aggravato di Cristian Galati, il 24enne picchiato brutalmente, legato ad un albero e poi bruciato vivo a Curinga (Catanzaro), nel gennaio 2009. Dopo la requisitoria del pm anche gli avvocati di parte civile (Leopoldo Marchese difende i genitori di Cristian, i fratelli e una sorella, mentre l'altra sorella e' difesa da Luca Scaramuzzino), hanno discusso, chiedendo un milione di euro di risarcimento per ciascun familiare costituito. Infine si sono tenute le arringhe dei difensori di Accetta, gli avvocati Davide Dell'Aquila e Francesco Galati, che hanno chiesto l'assoluzione del loro assistito. Poi la Corte d'assise di Catanzaro presieduta da Giuseppe Neri ha rinviato al 9 giugno per eventuali repliche e la sentenza. Tre le persone, tutte di Filadelfia (Vibo Valentia), imputate per l'omicidio di Galati. Due dei tre giovani, Pietro Mazzotta ed Emanuele Caruso, sono gia' stati condannato rispettivamente a 16 anni ed a 30 anni di reclusione con rito abbreviato. Mazzotta, comparendo in aula al dibattimento, ha confermato le accuse per se stesso, per Accetta, e per Caruso, raccontando che il giorno in cui Cristian fu ucciso, lui e quest'ultimo erano andati a prenderlo in macchina, e piu' tardi avevano caricato anche Accetta prima di recarsi nel luogo del martirio dell'amico dei primi due. Un racconto in contrasto con le dichiarazioni di Caruso, che in fase di indagini confesso' di essere l'autore dell'atroce delitto, sostenendo di aver portato a termine da solo il disegno di morte di Galati, anche se poi in aula, lo scorso 19 gennaio, si avvalse della facolta' di non rispondere alle domande della Corte d'assise di Catanzaro, del pubblico ministero e degli avvocati. Ma secondo la pubblica accusa Accetta avrebbe partecipato eccome all'assassinio di Galati, il quale sarebbe stato ucciso proprio per i suoi contrasti con il primo, che lo avrebbe tra l'altro accusato di avergli bruciato l'auto. Il racconto di quest'ultimo particolare e' stato fatto in aula anche dai genitori della vittima che, sentiti nel corso del dibattimento, hanno detto di aver saputo dal figlio della minaccia che Accetta gli avrebbe fatto dopo che la sua macchina venne bruciata.