Morti sul lavoro, Calabria in zona rossa: è tra le regioni più insicure

Calabria Attualità

Con 1.041 vittime sul lavoro si chiude il tragico bilancio 2023 delle morti bianche nel nostro Paese: un implacabile e terribile “déjà vu”, una scia di sangue che pare non accenni a placarsi e che stando ai dati, e sempre nell’anno scorso, fa segnare un +1,1 per cento di casi di infortuni rispetto al 2022.

Si assiste per contro ad una significativa diminuzione degli infortuni mortali in itinere rispetto al 2022 (-19,3%), ma probabilmente è questa una conseguenza del maggior ricorso al lavoro in smartworking avvenuto in questi anni di post pandemia.

Un risultato che appare confortante ma che non deve illudere su un miglioramento delle condizioni di sicurezza dei lavoratori in Italia.

I dati emergono dalle analisi dell’Osservatorio Sicurezza sul Lavoro e Ambiente, che evidenzia un altro elemento preoccupante, quello dei lavoratori stranieri: una categoria che si conferma soggetta ad un rischio infortunistico molto più elevato, con un’incidenza di incidenti sul lavoro ben superiore alla media nazionale, in ragione spesso di una non adeguata formazione sulla sicurezza.

IL RISCHIO DI MORTE REGIONE PER REGIONE

Le regioni a maggior rischio di infortunio mortale, in zona rossa a fine del 2023 con un’incidenza superiore al 25% rispetto alla media nazionale (Im=Indice incidenza medio, pari a 34,6 morti sul lavoro ogni milione di lavoratori) sono la nostra Calabria, e Abruzzo, Umbria, Basilicata, Puglia, Molise, Campania e Calabria.

In zona arancione Sicilia ed Emilia Romagna. In zona gialla Friuli Venezia Giulia, Marche, Piemonte, Veneto, Sardegna, Lombardia, Liguria e Trentino Alto Adige. Le regioni più sicure, in zona bianca, sono Lazio, Toscana e Valle d’Aosta.

IL FENOMENO PER FASCE DI ETÀ

Oltre alla definizione del livello di sicurezza per ciascuna regione, l’Osservatorio individua anche l’identikit dei lavoratori più a rischio per fascia d’età. E lo fa sempre attraverso le incidenze di mortalità.

Per chi ha un’età compresa tra i 15 e i 24 anni, ad esempio, il rischio di morire sul lavoro è ben superiore rispetto ai colleghi che hanno un’età compresa tra i 25 e i 34 anni (27,9 infortuni mortali ogni milione di occupati contro i 16,2).

Un dato, quest’ultimo, che continua ad essere ancor più preoccupante tra i lavoratori più anziani; e infatti l’incidenza più elevata si registra proprio nella fascia degli ultrasessantacinquenni (138,3), seguita dalla fascia di lavoratori compresi tra i 55 e i 64 anni (60,7).

LAVORATORI STRANIERI A RISCHIO DOPPIO

Intanto, anche gli stranieri deceduti in occasione di lavoro da gennaio a dicembre, sono 155 su 799. Con un rischio di morte sul lavoro che risulta essere più che doppio rispetto agli italiani; gli stranieri, infatti, registrano 65,3 morti ogni milione di occupati, contro i 31,1 italiani che perdono la vita durante il lavoro ogni milione di occupati.

I NUMERI ASSOLUTI DI MORTI E INFORTUNI

Sono così 1.041 le vittime sul lavoro in Italia, delle quali 799 in occasione di lavoro (+1,1% rispetto a dicembre 2022) e 242 in itinere (-19,3% rispetto a dicembre 2022).

Ancora alla Lombardia va la maglia nera per il maggior numero di vittime in occasione di lavoro (133). Seguono nell’ordine: Campania (75), Veneto (72), Emilia Romagna (70), Puglia (62), Piemonte (61), Lazio (59), Sicilia (52), Toscana (33), Abruzzo (31), Calabria (24), Marche (22), Umbria (21), Friuli Venezia Giulia, Liguria e Sardegna (18), Trentino Alto Adige (14), Basilicata (10), Molise (5) e Valle d’Aosta (1).

LE COSTRUZIONI SETTORE PIÙ A RISCHIO

Il settore delle costruzioni si conferma a fine 2023 quello in cui, nell’anno, sono avvenuti più infortuni mortali (150), seguito dal settore dei Trasporti e Magazzinaggio (109), dalle Attività Manifatturiere (101) e dal Commercio (64).

L’IDENTIKIT DELLE VITTIME

La fascia d’età numericamente più colpita dagli infortuni mortali sul lavoro è sempre quella tra i 55 e i 64 anni (292 su un totale di 799). Le donne che hanno perso la vita in occasione di lavoro da gennaio a dicembre 2023 sono 55, mentre 31 hanno perso la vita in itinere, cioè nel percorso casa-lavoro.

Gli stranieri deceduti in occasione di lavoro sono 155, mentre sono 49 quelli deceduti a causa di un infortunio in itinere. Il lunedì risulta il giorno più luttuoso della settimana, ovvero quello in cui si sono verificati più infortuni mortali (19,5%).

I DATI 2022 GONFIATI PER IL COVID

Le denunce di infortunio totali (mortali e non mortali) sono in diminuzione del 16,1% rispetto a fine dicembre 2022. Erano, infatti, 697.773 a fine dicembre 2022, nel 2023 sono scese a 585.356.

E il decremento risulta essere sempre maggiormente rilevante, come del resto nei mesi precedenti, nel settore della Sanità. Lo scorso anno a fine dicembre le denunce erano 84.327 mentre a fine dicembre 2023 sono diventate 41.171.

D’obbligo sottolineare anche questa volta come il decremento sia dovuto alla “quasi totale estinzione” degli infortuni connessi al Covid dalle statistiche.

Anche a fine 2023, il più elevato numero di denunce totali arriva dalle Attività Manifatturiere (74.376); seguono: Sanità (41.171), Costruzioni (36.196), Trasporto e Magazzinaggio (33.855) e Commercio (31.824). Le denunce di infortunio delle lavoratrici da gennaio a dicembre 2023 sono state 207.484, quelle dei colleghi uomini 377.872.

Le denunce di infortunio in occasione di lavoro (esclusi dunque gli infortuni in itinere) sono state 491.165 da gennaio a dicembre 2023: sono 329.336 gli uomini e 161.829 le donne. Le denunce di infortunio in occasione di lavoro degli italiani sono 391.442, mentre degli stranieri sono 99.741.

La fascia più colpita in occasione di lavoro e in itinere è quella che va dai 45 ai 54 anni con 135.547 denunce (il 23,2% del totale). Sempre allarmante il dato relativo alle denunce degli infortuni dei giovanissimi. Fino ai 14 anni si rilevano 50.546 denunce (circa l’8,6% del totale).

COS’È L’INCIDENZA DEGLI INFORTUNI

L’incidenza degli infortuni mortali indica il numero di lavoratori deceduti durante l’attività lavorativa in una data area (regione o provincia) ogni milione di occupati presenti nella stessa. L’indice consente di confrontare il fenomeno infortunistico tra le diverse regioni, pur caratterizzate da una popolazione lavorativa differente.

A COSA SERVE LA ZONIZZAZIONE

La zonizzazione utilizzata dall’Osservatorio dipinge il rischio infortunistico nelle regioni italiane secondo la seguente scala di colori: Bianco: regioni con un’incidenza infortunistica inferiore al 75% dell’incidenza media nazionale. Giallo: regioni con un’incidenza infortunistica compresa tra il 75% dell’incidenza media nazionale e il valore medio nazionale. Arancione: regioni con un’incidenza infortunistica compresa tra il valore medio nazionale e il 125% dell’incidenza media nazionale. Rosso: regioni con un’incidenza infortunistica superiore al 125% dell’incidenza media nazionale.