Ama Calabria, standing ovation per Remo Girone e “Il cacciatore di nazisti”
Sopravvivere agli orrori dell’Olocausto e trasformare il dolore in impegno civile. La determinazione di un uomo che ha dedicato tutta la sua vita alla ricerca della giustizia, ieri sera al Teatro Comunale di Catanzaro, ha vissuto momenti di rara intensità ne “Il cacciatore di nazisti. L’avventurosa vita di Simon Wiesenthal”, con un ispirato Remo Girone. Nello spettacolo inserito nella stagione teatrale di Ama Calabria, l’attore ha ricordato ai presenti una delle ferite più profonde della storia del Novecento.
Entra in scena facendosi strada tra scatoloni e scartoffie, circondato da una scenografia che richiama l’ufficio del Centro di Documentazione Ebraica, luogo in cui Wiesenthal ha lavorato e che lui stesso definisce «il mio cervello». E’ tra quelle pareti che ha trascorso la sua vita, che ha consumato la sua sete di giustizia, consultando documenti che gli sono costati anni di ricerche e di informazioni, riuscendo a catturare alcuni dei più spietati criminali nazisti della Seconda Guerra Mondiale.
Con voce suadente e sofferente Remo Girone fa suo il peso delle ingiuste cattiverie vissute da Simon Wiesenthal nei campi di concentramento, le riversa sul palcoscenico consegnando al pubblico, attraverso le sue parole, immagini brutali. In quella scena quasi surreale vengono narrate le gesta di un uomo, considerato un eroe, sopravvissuto a diversi lager nazisti e, in seguito, animato dalla voglia di cercare gli uomini che hanno causato tali sofferenze a 6 milioni di ebrei.
Sin dalle prima battute di Girone/Wiesenthal si viene attirati in un vortice di crudeltà che quasi si fatica a credere reale. La lucida esposizione dei fatti ha calamitato l’attenzione del pubblico; un magnetismo determinato dalla capacità dell’attore di dare la giusta profondità a un testo crudo, che raggiunge momenti di grande intensità grazie a una espressività coinvolgente. Remo Girone è riuscito a dare vita ai personaggi descritti, modificando cadenza e tono laddove prestava le parole ad un gelido ufficiale della Gestapo o ad una ragazzina prigioniera di un lager.
“Il cacciatore di nazisti” è uno spettacolo che riesce a mescolare alla perfezione i racconti di Wiesenthal con i contributi letterari, che nel corso della Storia hanno testimoniato il Male. Il merito va alla regia di Giorgio Gallione, abile nell’inserire i riferimenti al diario di Anna Frank, a quello scritto dalla piccola Masha Rolnikaite, dal titolo “Devo raccontare”, alle poesie di Bertolt Brecht.
Attraverso le parole di chi ha vissuto sulla propria pelle le angherie degli uomini di Hitler, prende forma l’intero spettacolo. Si disegnano i contorni di episodi cruenti, come gli esperimenti sui bambini ebrei, le punizioni disumane imposte dalle guardie naziste ai prigionieri che rubavano un pezzo di pane, la perdita della dignità umana appena varcata la soglia dei lager. Wiesenthal narra ognuno di questi episodi senza timore di spaventare chi lo ascolta, perché il suo scopo primario è quello di mantenere viva la memoria attraverso la verità. Il suo intento, per sua stessa ammissione, non è cercare vendetta, ma offrire gli strumenti ai più giovani per riconoscere il Male e per impedire che questo possa tornare.
Calatosi perfettamente nei panni di Wiesenthal, con voce a tratti commossa, Remo Girone racconta da dove nasce l’intenzione del “cacciatore” di portare i nazisti alla giustizia. Tutto è iniziato con il casuale ritrovamento di un pezzo di carta tra le pagine di un libro, su cui erano scritte le parole di una giovane ebrea: «Vi prego, non dimenticatevi di noi e non dimenticate i nostri assassini. Vi prego, mi fido di voi». Una preghiera che ha spinto in maniera definitiva a dare la caccia a criminali come Adolf Eichman, l’uomo che pianificò quella che Hitler amava definire “la soluzione finale”, e Karl Silberbauer, il sottufficiale della Gestapo responsabile dell’arresto di Anna Frank. L’unico che non è mai riuscito a scovare, il suo più grande rimpianto, è Josef Mengele, il famigerato medico tedesco che faceva esperimenti sui gemelli e che era ossessionato dalle pupille di colore azzurro.
Gli occhi delle vittime, sono anch’essi parte della scenografia. Le loro foto sono appese numerose sul fondale, mentre restituiscono lo sguardo al pubblico. Girone si muove tra gli scatoloni e le due scrivanie poste sul palcoscenico, prende fogli su cui legge le date e i numeri che hanno costruito, mattone dopo mattone, l’orrore provocato da Hitler. Si interroga sulle origini del Male, coinvolge gli spettatori quando spiega di come i neonazisti abbiano messo una bomba nella sua casa, o quando un ufficiale da lui smascherato avesse provato a strangolarlo. Per un attimo si ha come l’impressione che il suo racconto faccia parte di un film d’avventura, poi si rimane senza fiato quando ci si rende conto che tutto è realmente accaduto.
Attribuendo a Wiesenthal un sarcasmo caustico, lo spettacolo apre anche una parentesi sui negazionisti, coloro che non credevano nell’esistenza di Anna Frank o nell’esistenza dei campi di concentramento. In mezzo a questo orrore, poi, arriva un barlume di speranza. Wiesenthal racconta anche di chi è rimasto umano, chi non si è voltato dall’altra parte e ha aiutato gli ebrei. Anton Schmid era un militare austriaco che salvò centinaia di ebrei che si trovavano nel ghetto di Vilnius, permettendo loro di fuggire. Questo esempio è il motore che serve per comprendere al meglio la volontà di Wiesenthal.
Le battute che hanno concluso lo spettacolo, hanno racchiuse l’essenza dell’intero operato di Wiesenthal, soprannominato non solo “il cacciatore di nazisti”, ma anche il “James Bond ebreo”. Ricordare ciò che è stato, informarsi non solo sui libri, ma anche ascoltando i racconti dei sopravvissuti affinché questo non accada più. L’emozione colpisce definitivamente il pubblico con l’accorato messaggio conclusivo: «Non dimenticate. Mi fido di voi, non dimenticate!». Un momento di grande intensità condiviso con entusiasmo dal pubblico che ha dedicato a Remo Girone un caloroso applauso e una sentita standing ovation.
Il prossimo evento di Ama Calabria avrà come protagonista il mattatore Max Giusti con il divertente spettacolo “Bollicine”, che sarà sabato 6 aprile al Teatro Comunale di Catanzaro e domenica 7 aprile al Teatro Grandinetti di Lamezia Terme.
L’evento è stato finanziato con risorse PSC Piano di Sviluppo e Coesione 6.02.02 erogate ad esito dell’Avviso “per il finanziamento di Programmi di Distribuzione Teatrale” dalla Regione Calabria – Dipartimento Istruzione Formazione e Pari Opportunità – Settore Cultura.