Storie di Calabria. Ernestina, la mamma postina arbereshe che non dimentica le tradizioni
Ernestina Musacchio, sposata e madre di quattro bambini, è una dei tanti dipendenti di Poste Italiane di origini arbareshe che conserva ancora intatte molte delle tradizioni che si sono tramandate negli anni da genitori in figli.
La portalettere presta servizio presso il Centro di distribuzione di Acri (nel cosentino), ma lavora come portalettere a Luzzi, sempre nella provincia bruzia.
La presenza della comunità di origine albanese in questa parte di Calabria è molto diffusa e in molti piccoli comuni la lingua “ufficiale” è proprio l’arbereshe.
“Tutti i cittadini di Cerzeto parlano l’albanese”, spiega Ernestina e proprio in occasione della Festa della mamma le famiglie di questo piccolo comune di poco più di mille abitanti si ritrovano presso il salone del centro di aggregazione per condividere momenti di riflessione, di allegria e per rinsaldare, soprattutto, il legame con le origini.
Cosa succede tra gli albanesi nel giorno della Festa della Mamma?
“A pranzo tutte le famiglie si ritrovano in un momento di convivialità e di condivisione, per noi molto importante. Ognuno prepara qualcosa a casa e lo porta alla festa e grazie al gruppo folcloristico Arbereshe si trascorre una giornata tutti insieme alla quale partecipa tutto il paese, comprese le istituzioni”.
Perché è così sentita tra le comunità arbereshe?
“E’ grazie alle mamme – dice la dipendente di Poste – che noi abbiamo la tradizione degli usi, dei costumi e della lingua perché siamo noi a stare più a contatto con i figli e ciò ci consente appunto di mantenere vive nel tempo quelle che sono le usanze del nostro popolo. Io addirittura, a scuola, qui a Cerzeto, la lingua albanese era obbligatoria”.
Qual è il rapporto con i suoi colleghi di lavoro e come giudica l’attenzione dell’Azienda verso le donne, in generale, e le mamme in particolare?
“Devo dire che nonostante le differenze culturali ho sempre trovato nei miei responsabili e soprattutto tra i colleghi postini grande spirito di collaborazione e condivisione. L’azienda, inoltre, ha sempre valorizzato la presenza femminile con politiche di sostegno sia alla genitorialità che alle sole mamme. Oggi sono molte le donne che ricoprono ruoli di responsabilità e decisionali, segno che non esistono differenze di genere, né tantomeno culturali. Nelle comunità arbereshe, giusto per fare un inciso, le donne albanesi sono molto tenaci, molto forti, dovevano portare avanti la famiglia, lavorando nei campi, in montagna. Siamo pronte, insomma, ad ogni sfida, anche professionale, e Poste Italiane, in questo senso, offre le giuste opportunità”.
Possiamo dire, che la lingua arbareshe l’ha aiutata molto anche a fare il postino?
“Assolutamente sì, considerate le difficoltà logistiche per la distribuzione della corrispondenza. Il rapporto costante con gli abitanti del luogo, lo scambio di informazioni che quasi sempre avviene in lingua albanese sono fondamentale in questo mestiere, più della toponomastica o della segnaletica stradale”.
Se la sente di fare un augurio in lingua arbereshe a tutte le mamme calabresi?
“Shume urime githeve mëmave e rrofshin nje qind vjet me gaz eshêndetë (Molti auguri a tutte le mamme perchè possano vivere per cento anni con gioia e salute)”