Resti di un bambino ritrovati in mare: vittima di un naufragio, prelevato il Dna
Il 14 aprile scorso, nella acque antistanti l’aeroporto di Lamezia Terme, esattamente nel tratto tra la zona del pontile ex Sir ed il fiume Amato, è stato ritrovato parte del cadavere di un bambino, in avanzato stato di decomposizione, morto annegato dopo che l’imbarcazione su cui viaggiava si sarebbe rovesciata.
Sul fatto ha iniziato ad indagare la Procura della città della Piana, che ha delegato le investigazioni, per quanto di rispettiva competenza, al commissariato di Polizia cittadino, alla Guardia Costiera e alla Stazione Navale della Guardia di Finanza di Vibo Marina, con l’obiettivo di individuare il naufragio che si presume possa essersi verificato nello stesso mese di aprile.
Intanto è stata eseguita l’autopsia sui resti del bimbo, che si ipotizza di età compresa tra i sei e gli otto anni e che al momento dell’annegamento indossava tre paia di pantaloni, probabilmente per proteggersi dal freddo durante la traversata.
La Procura ha anche conferito l’incarico tecnico per estrarre e tipizzare il suo Dna, così da consentire, nell’eventualità, la comparazione per individuare eventuali genitori o comunque consanguinei.
Il ritrovamento del piccolo segue quello di altri tre cadaveri recuperati rispettivamente il 13 aprile tra l’Isola di Vulcano e il promontorio di Capo Tindari; del giorno dopo al largo dell’Isola di Filicudi; e del 18 aprile successivo in località Rodia di Villafranca, nel messinese.
L'ipotesi di reato al momento è a carico di ignoti.