Morti sul lavoro: Calabria ancora in zona arancione, nove decessi in sei mesi
Quasi mezzo migliaio di vittime sul lavoro (esattamente 469) negli ultimi sei mesi, ovvero da gennaio a giugno scorsi; cento in più del mese scorso e diciannove in più rispetto a fine giugno 2023. A crescere, del +5,2%, sono ancora le morti in occasione di lavoro e questo, purtroppo, è il dato più significativo e sconfortante, perché racconta l’emergenza “insicurezza” proprio nei luoghi di lavoro.
Sono i dati più rilevanti che emergono dall’ultima indagine elaborata da un team di esperti sulla sicurezza sul Lavoro, che ha quindi elaborato una mappatura del Paese, individuandone le aree più fragili e a rischio.
A finire in zona rossa, a fine giugno, con un’incidenza superiore a +25% rispetto alla media nazionale (Im=Indice incidenza medio, pari a 15,4 morti sul lavoro ogni milione di lavoratori) sono così Valle d’Aosta, Trentino-Alto Adige, Sicilia, Campania, Emilia-Romagna e Umbria.
La Calabria la troviamo invece in zona arancione insieme ad Abruzzo, Puglia, Lazio e Basilicata. In zona gialla: Lombardia, Toscana, Piemonte e Liguria. In zona bianca: Friuli-Venezia Giulia, Sardegna, Molise, Marche e Veneto.
LE FASCE DI ETÀ
Gli esperti hanno tracciato poi l’identikit dei lavoratori più a rischio per fascia d’età, definendoli attraverso le incidenze di mortalità (per milione di occupati).
Un dato, quest’ultimo, che continua ad essere preoccupante tra i lavoratori più anziani. Infatti, l’incidenza più elevata si registra proprio nella fascia dei lavoratori ultrasessantacinquenni (con incidenza del 65,8), seguita dalla fascia di lavoratori compresi tra i 55 e i 64 anni (pari a 23,8).
Quanto invece agli stranieri deceduti in occasione di lavoro sono 81 su un totale di 364, con un rischio di morte sul lavoro che risulta essere quasi triplo rispetto agli italiani. E, infatti, gli stranieri registrano 34,1 morti ogni milione di occupati, contro i 13,3 degli italiani che perdono la vita durante il lavoro.
I NUMERI ASSOLUTI
Come accennavamo all’inizio, sono 469 le vittime sul lavoro in Italia, delle quali 364 in occasione di lavoro (18 in più rispetto a giugno 2023) e 105 in itinere (1 in più rispetto a giugno 2023).
Ancora in Lombardia il maggior numero di vittime in occasione di lavoro (64). Seguono: Emilia-Romagna (41), Lazio (39), Campania (35), Sicilia (30), Piemonte (23), Puglia (22), Toscana (21), Veneto (17), Trentino-Alto Adige (15), Calabria e Abruzzo (9), Liguria (8), Umbria (7), Friuli-Venezia Giulia, Sardegna e Marche (6), Basilicata (3), Valle d’Aosta (2) e Molise (1).
Alla fine dei primi sei mesi è ancora il settore delle Costruzioni a far rilevare il maggior numero di decessi: sono 68. Seguito dalle Attività Manifatturiere (47), da Trasporti e Magazzinaggio (34) e dal Commercio (26).
La fascia d’età numericamente più colpita dagli infortuni mortali sul lavoro è quella tra i 55 e i 64 anni (122 su un totale di 364). Le donne che hanno perso la vita sono 28, mentre 12 nel percorso casa-lavoro.
Gli stranieri deceduti sono 81, mentre sono 22 morti di un infortunio in itinere. Il martedì risulta essere anche a metà anno il giorno più luttuoso della settimana, ovvero quello in cui si sono verificati più infortuni mortali nei primi sei mesi dell’anno (21,2%).
DENUNCE IN CRESCITA
Anche le denunce di infortunio totali crescono dello 0,9% rispetto a giugno 2023. Un tasso di crescita decisamente inferiore rispetto ai mesi precedenti. Le denunce erano 296.665 lo scorso anno, nel 2024 sono passate a 299.303.
Il più elevato numero di denunce totali arriva dalle Attività Manifatturiere (35.391); seguono: Costruzioni (17.730), Sanità (17.275), Trasporto e Magazzinaggio (16.104) e Commercio (15.587).
Le denunce delle lavoratrici sono state 107.873, quelle dei colleghi uomini 191.430. Quelle di infortunio in occasione di lavoro (esclusi dunque gli infortuni in itinere) sono state 252.951: 84.974 sono le donne e 167.977 gli uomini.
Le denunce di infortunio in occasione di lavoro degli italiani sono 202.908, mentre degli stranieri sono 50.043. La fascia di età più colpita è quella che va dai 45 ai 54 anni con 64.510 denunce (il 21,6% del totale).