Prc: Città unica, “referendum è fallimento politica degli interessi di pochi”
“L’esito del referendum sulla città unica (QUI) certifica nero su bianco quanto la gran parte della classe politica cittadina e regionale, rappresentante degli interessi di pochi, sia sempre più lontana dalla volontà popolare. I cittadini e le cittadine dell’area urbana hanno compreso la reale natura del progetto di fusione a freddo. Un’operazione anti-democratica e calata dall’alto, unicamente votata ad alimentare il giro d’affari dei soliti noti iscritti al partito unico del cemento e della corruzione”.
Commentano così l’esito della consultazione di domenica scorsa, Gianmaria Milicchio, segretario provinciale del Partito della Rifondazione Comunista Cosenza, e Domenico Passarelli, Rita Dodaro co-segretari del circolo Gullo-Mazzotta dee Prc bruzio.
I tre rappresentanti della sinistra si augurano che ora “l’espressione democratica della popolazione, tra cui la scelta dell’astensione (a Cosenza ha votato un elettore su cinque!), non venga messa da parte, data la natura consultiva del referendum e vista la necessità costituzionale (“sentite le popolazioni interessate”)”.
Per questo dopo le modifiche legislative del Consiglio regionale, votate da quasi tutta l’Aula ed a loro avviso con profili se non di illegittimità quanto meno di a-democraticità, affermano ancora di dubitare che si possa comunque procedere nel senso indicato dalla legge regionale “senza prendere atto, politicamente e giuridicamente, di una pesante sconfitta arrivata, in modalità diverse, dalle urne di Cosenza, Rende e Castrolibero. Vero è che tale legge era stata già modificata malamente dal centrosinistra, allorquando si ritenne, per calcoli di bottega, di considerare valido il totale complessivo dei voti e non quello espresso in ogni singolo comune!”
Milicchio, Passarelli e Dodaro ricordano poi che “Quasi tutti i partiti - tranne noi di Rifondazione comunista - si sono espressi chiaramente per il Sì. Nonostante la pochezza della discussione elettorale precedente al voto, riteniamo comunque che molti cittadini e cittadine siano andati a votare liberamente da ambo le parti. Al di là del rispetto del voto democratico, va tenuta in considerazione la forte astensione di moltissimi/e che non hanno ritenuto positiva la partecipazione popolare a un progetto calato dall’ alto oppure hanno espresso il dissenso rispetto ad un non credibile ceto politico disertando le urne”.
“Al netto di una minoranza genuina anche dei SI su Cosenza - proseguono - nel voto ha pesato soprattutto una netta maggioranza consapevole del No a Rende, secondo noi autonoma e non condizionata dalla vecchia classe politica, piuttosto che il voto significativo ma ininfluente di Castrolibero. Difatti, se si considerano solo i risultati di Cosenza e Rende, il dato dei voti è netto: Sì 9336, No 11813”.
Da Prc ammettono quindi che nel NO a questa fusione abbia contato “anche chi vi ha visto la possibilità di “misurarsi” per interessi personali. Diciamo chiaramente che il nostro NO è stato pensato per un'altra idea di città e per opporsi a un progetto totalmente distante e distaccato dai bisogni reali dei cittadini e delle cittadine. Perciò crediamo che l’unione dei comuni debba necessariamente passare da una gestione consortile e da una completa ripubblicizzazione dei servizi pubblici locali, a partire dalla mobilità sostenibile”.
“L'approccio alla unione dei comuni – evidenziano poi Milicchio, Passarelli e Dodaro - non può essere quello gretto della difesa del campanile. Come comunisti crediamo che la questione delle identità storiche e culturali sia molto più complessa e sia da approcciarsi con uno strumentario molto più variegato di quanto invece si è fatto e si continua a fare nel dibattito delle ultime settimane”.
“Mentre gli interessi dei politicanti di entrambe le sponde del campagnano non fanno altro che produrre un continuo allontanamento di cittadini e cittadine dalla partecipazione alla vita sociale e politica ed alla amministrazione delle istituzioni – aggiungono i rappresentati del Partito della Rifondazione – dal canto nostro auspichiamo che si inizi a lavorare per una reale integrazione dell’area urbana all’insegna proprio del coinvolgimento popolare, della difesa dell’ambiente e del benessere di tutte e tutti. Il risultato complessivo delle politiche urbanistiche attivate nell’area urbana cosentina ha fino ad ora prodotto quartieri dormitorio, aria insalubre, mobilità su gomma insostenibile, privatizzazione dei beni pubblici e degrado del patrimonio edilizio storico e dei beni artistici ed architettonici”.
“Per noi opporsi alla fusione a freddo propugnata dal centrodestra ha significato anche gridare degli imprescindibili NO alle politiche urbanistiche di un centrosinistra riformista che ne è stato e ne è ancora artefice e complice. Come Partito ci siamo opposti fermamente a tutto ciò, a differenza di tutte le altre forze partitiche che all’indomani del voto sostengono, pur di non riconoscere una loro netta sconfitta politica ed il loro evidente scollamento dal sentimento popolare, che abbiano vinto i campanilismi e la paura del cambiamento”, concludono Milicchio, Passarelli e Dodaro.