“Un lucido e inquietante piano criminale”: convalidato il fermo dell’incendiario con l’ombrello
La Procura di Locri ha convalidato il fermo del 60enne ritenuto il responsabile di una serie di incendi, almeno undici quelli ricostruiti dai carabinieri, che dal mese di ottobre avevano scosso la comunità di Marina di Gioiosa Ionica, nel reggino.
Grazie al lavoro meticoloso dei militari della stazione locale, coordinati dalla stessa Procura, lo scorso 4 gennaio si è giunti all’arresto dell’uomo (QUI), sospettato di essere legato alla serie di atti di vandalismo e finito al centro dell’inchiesta che avrebbe emergere quello che gli inquirenti definiscono come “un lucido ed inquietante piano criminale”.
La storia degli incendi inizia, infatti, nella notte del 14 ottobre, quando la comunità di Marina di Gioiosa Ionica comincia a tremare di fronte a una repentina serie di attentati incendiari, che nel corso dei mesi successivi non sembrava avere fine.
Oltre una decina di episodi, ognuno dei quali più distruttivo e pericoloso del precedente, che avevano preso di mira altrettante auto, scuotendo profondamente le vittime e mettendo in pericolo gli abitanti delle tante case lambite dalle fiamme che divampavano irrefrenabilmente sulle vetture lasciate in sosta.
LA “FREDDEZZA SPREZZANTE”
I carabinieri sostengono che dalle indagini, condotte con incessante scrupolo, emergerebbe la pericolosità del presunto autore, che avrebbe “ben dimostrato di conoscere con accuratezza il territorio della cittadina e che, con una freddezza sprezzante delle potenziali conseguenze” avrebbe continuato a pianificare “con dovizia di particolari ogni singolo colpo”.
Il sospettato, infatti, non solo avrebbe agito di notte, approfittando della copertura fornitagli dall’oscurità, ma avrebbe tenuto in debita considerazione l’impegno che ogni evento avrebbe determinato per i soccorritori e per le pattuglie dell’Arma.
“Da qui la sua pericolosa audacia” evidenziano ancora gli investigatori che spiegano come sfruttando i momenti dei concitati sforzi rivolti allo spegnimento di un incendio appena appiccato, il soggetto avrebbe colpito nuovamente, poco dopo, in un punto distante della cittadina, certo di realizzare eventi sempre più difficili da gestire tempestivamente.
LA VENDETTA E IL RISENTIMENTO
Ad “armare” la mano del presunto incendiario “seriale” sarebbero stati la vendetta e il risentimento: l’ipotesi è infatti che l’uomo abbia agito spinto da dissapori personali con alcune delle sue vittime, spesso professionisti noti della zona.
Le sue motivazioni non sarebbero però legate solo al furioso desiderio di distruggere, ma a un rancore profondo che lo avrebbe spinto a colpire nel cuore della sua comunità, consapevole del clima di terrore che avrebbe continuato ad alimentare.
I Carabinieri hanno dovuto mettere insieme un puzzle articolato e complesso: raccogliere ogni frammento di prova, ogni testimonianza, ogni indizio.
Il rinvenimento di un ordigno incendiario, non innescatosi correttamente, ha consentito così di acquisire degli elementi fondamentali per lo sviluppo delle investigazioni: un congegno “artigianale”, ma non per questo meno pericoloso, i cui materiali per costruirlo, di comune uso, sono stati trovati nella disponibilità dell’indagato, sulle cui tracce si erano ormai messi i militari.
Anche per questo, forse, l’uomo - dopo i successivi incendi - avrebbe cominciato a rendersi irreperibile, forse per ostacolare l’attività degli inquirenti.
Le maniacali accortezze non sono state però sufficienti ad impedire la puntigliosa ricostruzione degli eventi e la raccolta degli indizi a carico del 60enne che oggi, grazie al lavoro dei Carabinieri di Marina di Gioiosa Ionica ed al fondamentale coordinamento della Procura, dovrà rispondere della lunga scia di inquietudini e paure instillata nella cittadinanza, finalmente restituita alla propria serenità.