Roghi seriali a Gioiosa: preso l’incendiario con l’ombrello, identificati due complici
Agiva di notte e col favore delle tenebre si muoveva con cautela, travisato per non farsi riconoscere, alcune volte aggirandosi indisturbato coprendosi addirittura con un ombrello aperto, evidentemente certo che così facendo nessuno potesse identificando.
Poi dava fuoco agli “obiettivi”, ai danni di diversi cittadini ma anche di noti professionisti della zona: gli investigatori non hanno remore nel definire i blitz incendiari come “una vera e propria spirale di attentati” che in più circostanze avrebbero concretamente esposto a rischio i residenti delle abitazioni vicine, spesso lambite dal fuoco.
Stamani si arriva però e finalmente ad una svolta nelle indagini che i Carabinieri di Roccella Jonica, sotto il coordinamento e la direzione della Procura della Repubblica di Locri, diretta dal procuratore Giuseppe Casciaro, hanno condotto sull’allarmante serie di incendi che, in circa tre mesi, hanno creato sgomento e preoccupazione a Marina di Gioiosa Ionica.
I militari hanno difatti identificato e arretato il presunto autore “seriale” dei roghi, un 60enne del posto a cui si è arrivati grazie al meticoloso lavoro svolto dai carabinieri della Stazione locale che, a partire dal 14 ottobre scorso, si sono messi sulle tracce del responsabile della sequela di roghi avvenuti nella cittadina reggina.
Non sono infatti pochi gli episodi documentati, almeno undici: uno per uno sono stati ricostruiti nella loro dinamica dagli investigatori nonostante le particolari cautele adottate dall’uomo che non hanno comunque né scoraggiato né ingannato i carabinieri, che oggi ritengono quindi di aver acquisito numerosissimi elementi a carico del 60enne, chiamato a rispondere, insieme ad altri due presunti complici, delle contestazioni avanzate dalla Procura.
Uno di questi, un 21enne, era stato già arrestato in flagranza appena dieci giorni fa: i militari lo avevano intercettato mentre si aggirava nel cuore della notte a Grotteria Mare, anch’egli completamente travisato, evidentemente pronto ad attivare un ordigno incendiario artigianale che portava con sé.
La successiva ricostruzione investigativa avrebbe poi consentito di confermare che i due avessero pianificato l’ennesimo attentato ma che il tempestivo arrivo dei militari avesse impedito che si consumasse mettendo in pericolo l’incolumità dei residenti, data la vicinanza all’obiettivo di auto e case.