Il Tpc a caccia di tesori: nell’anno scorso recuperati centinaia di opere

Calabria Cronaca

Reperti archeologici, frutto di scavi clandestini, ma anche beni d’antiquariato, tra cui importanti dipinti venduti in Calabria e nel Nord Italia ottenuti in modo illecito, oltre a diverse opere d’arte contemporanea risultate false.

È parte del patrimonio culturale ed artistico del nostro Paese recuperato con un lungo e puntiglioso lavoro di ricerca, durato, a volte, anche degli anni, eseguito dal Tpc di Cosenza, un nucleo dell’Arma altamente specializzato nel settore, una sorta di veri e propri cacciatori di tesori, in tutto il mondo.

Un’attività che si traduce oggi in un bilancio apparentemente sintetico e meramente numerico ma dall’alto valore non solo economico, quanto soprattutto storico.

Un’azione incessante

Un bilancio che ci racconta come nel solo anno scorso siano stati effettuati ben 126 controlli nella aree archeologiche per prevenire gli scavi clandestini; altri 137 nelle aree paesaggistiche e monumentali, per evitare eventuali abusi edilizi; 47 attività antiquariali, fiere e mercatini di settore, verificati per contrastare la ricettazione ed il riciclaggio delle opere; oltre 450 beni culturali che sono stati invece sottoposti ad accertamenti fotografici.

Un’incessante azione di contrasto condotta nel 2024 dai militari bruzi che ha portato quindi a denunciare 105 persone (di cui 59 per reati contro il paesaggio, 9 per scavi clandestini, 2 per furto di beni culturali, 18 per ricettazione di beni culturali, 5 per contraffazione di opere d’arte).

Nello stesso contesto sono stati recuperati poi 124 beni antiquariali e 179 reperti archeologici e sono state sequestrare 133 opere pittoriche e altre due d’antiquariato identificate come false. A totale, si stima in oltre cinque milioni di euro il totale dei beni culturali recuperati e delle opere cautelate.

L’attività di repressione

Sempre in base al bilancio del Tpc, incisiva si è rivelata anche l’attività di prevenzione che, associata ad una collaterale e costante attività repressiva, ha consentito di contrastare, in modo efficace, le varie forme di aggressioni criminali nei confronti del patrimonio culturale locale regionale.

Risultati ottenuti anche grazie ai segnali positivi registrati a seguito dell’entrata in vigore della Legge 22 del 22 marzo 2022, che ha apportato importanti modifiche alle disposizioni penali in materia di tutela del patrimonio culturale, attualmente contenute prevalentemente nel Codice dei Beni Culturali, ed integrato il Codice Penale con 17 nuovi articoli.

Particolarmente significativo è stato il recupero di un’anfora attica in ceramica a figure nere, risalente alla fine del VI secolo a.C., che era in vendita in una nota casa d’aste, portata via da un’abitazione privata della Calabria nel 1991.

Nell’ambito delle attività di prevenzione è stato svolto un costante monitoraggio dei siti web dedicati a questo mercato, così da arginare eventuali compravendite da parte di singoli utenti e di numerosi esercizi di settore e case d’asta, effettuate attraverso i canali telematici e le piattaforme e-commerce.

La tutela del territorio

Continua è stata anche l’attenzione proiettata sul controllo di tutto il territorio calabrese per la salvaguardia e la tutela delle aree paesaggistiche, monumentali e archeologiche, e per le verifiche su antiquari e commercianti di settore, fiere antiquariali e mostre di opere d’arte.

Diversi esiti di procedimenti penali hanno infine consentito la restituzione al patrimonio indisponibile dello Stato italiano di 385 beni culturali (tra reperti archeologici, paleontologici e un cannone navale) consegnandoli alle strutture periferiche del Ministero della Cultura.