Furto di inerti dell’alveo del fiume, buca usata come discarica: tre arresti
Tre persone sono state soprese dai carabinieri Forestale di Cirò mentre con tanto di mezzi meccanici, estraevano abusivamente del materiale inerte dall’alveo del fiume Nicà, tra i comuni di Crucoli e Terravecchia, in pratica a ridosso del confine tra le province di Crotone e Cosenza.
I militari - impegnati nell’operazione chiamata in codice “Fiume Sicuro” - hanno notato la presenza degli escavatori e dei camion fermi sulla superficie golenale dell’asta fluviale, dove erano evidenti i segni di un cantiere di movimento terra e, insospettiti, si sono appostati a distanza.
L’intuizione è stata confermata poco dopo, quando sono giunte sul posto le tre persone che, ignare di essere osservate, hanno ripreso a prelevare prelievo il materiale con l’ausilio dei veicoli a motore.
Nella buca anche i rifiuti
A questo punto i carabinieri sono intervenuti identificando i soggetti che, alla richiesta senza esito di esibire la documentazione autorizzatoria necessaria in questi casi, sono stati quindi arrestati in flagranza per furto aggravato ai danni dello Stato, trattandosi di una sottrazione abusiva di beni demaniali destinati alla pubblica utilità.
Le indagini, coordinate dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Castrovillari, hanno fatto emergere che gli operai stessero livellando la buca scavata, per una estensione e profondità di svariati metri, attraverso il reinterro di terre da scavo frammiste ad altri rifiuti provenienti da attività di demolizione, come laterizi e calcinacci, calcestruzzo, traversine ferroviarie, ecc. È scattato anche il sequestro dei veicoli utilizzati.
Le condanne e le denunce
I tre - un trentacinquenne di Crosia (G.M. le sue iniziali), ed un cinquantunenne (V.F.) ed un cinquantottenne (A.G.) di Cariati - sono stati poi giudicati per direttissima e condannati a pene tra i 6 e gli 8 mesi, con pena patteggiata e sospesa, oltre che all’imposizione di una multa.
Le ulteriori condotte contestate dai militari hanno portato alla denuncia degli stessi indagati ma anche del titolare della ditta crotonese di cui gli stessi sono risultati essere dipendenti, azienda che gestisce un impianto di recupero inerti non lontano dalla zona dello scavo.
A tutti sono è stata contestate l’accusa di invasione di terreni demaniali in area vincolata, di gestione illecita di rifiuti nell’esercizio di attività d’impresa, di deterioramento di beni paesaggistici, di modifica dello stato dei luoghi ed altri profili di responsabilità in campo ambientale e che sono in fase di verifica.