Fondi al Sud: “pressare il Governo”, la proposta di un tavolo tecnico

Catanzaro Attualità
Da sinistra: Rosella Cerra, Piero De Luca, Davide Carlucci e Ubaldo Pagano

Si svolge in maniera molto partecipata. Gli interventi sono tecnici. Chiari. Viene registrato tutto per lasciare una memoria, la testimonianza di un ennesimo tentativo di svegliare le coscienze. Di reagire, nonostante sia un argomento che difficilmente si comprende.

Modera Rosella Cerra che nell’introduzione ribadisce il senso dell’incontro al quale ne dovranno seguire altri in altre regioni. Ovvero costituire un Tavolo Tecnico od un osservatorio sui fondi al Sud, di cui facciano parte amministratori locali, politici e società civile, che vigili sull’applicazione della norma e che continui a fare pressione sul Governo affinché vengano date le risposte alle interrogazioni parlamentari.

L’introduzione è di Davide Carlucci, sindaco del comune pugliese Acquaviva delle Fonti che nel 2021 riunì circa 500 comuni del Sud Italia per la costituzione del Recovery Sud: “Bisogna essere tenaci e non arrendersi mai”.

Quella del Recovery Sud è stata la prima rete di sindaci del Sud in Italia. “Se le comunità del Sud continuano ad allearsi la loro voce sarà più forte”.

Le azioni in Parlamento

Presenti i deputali del PD Ubaldo Pagano e Piero De Luca, fra i sei firmatari dell’ultima interrogazione parlamentare dell’aprile 2025, e che ribadiscono che non può fermarsi qui la loro azione.

I parlamentari vogliono una risposta dal ministro Foti e assicurano altre azioni all’interno e fuori del Parlamento. Chiedono il rispetto della norma ed una rendicontazione che sia chiara.

Poi una semplice constatazione: se il Sud è in ritardo lo si deve a mancanza di infrastrutture, di personale nelle amministrazioni locali, di investimenti.

Aggravata da una precarietà ed inadeguatezza della viabilità che scoraggia di fatto anche gli imprenditori privati. Ma questo Governo, osserva De Luca, è quello più “antimeridionalista” della storia d’Italia. Sono continui i tagli al Sud mentre mancano gli investimenti previsti dalla legge.

Il deficit della classe dirigente

Nel suo intervento Pagano denuncia innanzitutto la mancanza di una classe dirigente di amministratori locali che, in un incontro che non ha colorazione politica, determina un problema di una “democrazia decidente” di una intera area geografica che nel tempo ha sempre “pagato pegno” anche di natura rappresentativa di natura nazionale. Ma bisogna continuare la battaglia che deve proseguire nei territori e nelle sedi istituzionali.

In collegamento anche l’onorevole Alessandro Caramiello, primo firmatario dell’interrogazione parlamentare del 2023 al ministro Fitto nella quale ci chiedeva l’applicazione della clausola del 34% e la rendicontazione annuale prevista per legge.

Ribadisce che occorre continuare a fare pressione per avere risposte e chiedere l’applicazione della norma. La legge quindi non viene rispettata, così come non viene rispettato nemmeno il vincolo del 40% dei fondi del PNRR.

Una questione di coscienza

Interviene Nuccio Iovene, già senatore del PD e presidente della Fondazione Trame, il “Festival dei libri contro le mafie”, per il quale è una questione anche culturale e di coscienza. Il superamento del divario investe anche questo aspetto, ma che al Sud fatica di più anche ad essere sostenuta.

L’esempio è proprio quello di Trame, che quest’anno raggiunge la quattordicesima edizione. Festival analoghi, in città del Nord vengono sostenuti dagli stessi comuni. Si riallaccia al tema mafia/economia, sfatando il mito secondo cui se vengono ingenti finanziamenti si alimenta la mafia.

Le opere devono essere fatte, e devono essere fatti i controlli. Occorre fare una “battaglia comune”, e uno dei luoghi nel quale “costruire queste strategie” è il “Festival Trame” che, inaugurato il 17 giugno, termina il 23.

La cabina di regia regionale

La parola, infine, a tre consiglieri regionali: Amalia Bruni, Raffaele Mammoliti e Francesco De Nisi. Una proposta fatta da loro e sottoposta al Presidente della Regione Calabria Occhiuto è stata quella della istituzione di una “cabina di regia regionale”, precisa Mammoliti, deve mettere insieme tutti gli “attori responsabili e competenti”, dai sindaci elle associazioni di categoria, ai sindacati.

Si mettono insieme per costruire una azione di coordinamento regionale per incidere ed imprimere un miglioramento effettivo. Iniziando dalla quantificazione delle risorse disponibili, di cui forse non si ha nemmeno contezza. Da quelli del PNRR, quelle comunitarie, del Piano di Sviluppo e Coesione, quelle ordinarie.

Un’altra proposta da loro fatta è relativa alle aree interne. Atteso che non è sufficiente fare fronte alla mobilità ed ai servizi per trattenere i giovani nei paesini delle aree interne, ma è la creazione di posti di lavoro. I due percorsi, gestione delle risorse economiche e creazione di occupazione, devono proseguire insieme.

I “poteri che contano di più”

Per De Nisi al Sud si è doppiamente danneggiati, non solo per quel che riguarda le risorse, ma anche per la “rappresentanza politica”. Quando si è al Governo si subiscono le influenze dei “poteri che contano di più”, e la classe politica del Nord forse “ha avuto la meglio”.

Per Bruni non è semplice invertire un percorso iniziato da secoli. È difficile anche “mettere insieme le tante realtà e tante situazioni”. E poi è anche difficile avere le “risorse umane” che portino avanti queste battaglie.

Ma, intanto, precisa che il tema lo si può affrontare all’interno del partito stesso, il PD, insieme ad Azione ed il M5S. Il problema è anche l’organizzazione e la regia di un movimento che porti avanti questo tema nei territori.

La proposta è quindi quella poi di portare in Consiglio Regionale il dibattito con una mozione. Così come è stato fatto in Parlamento, si può fare in Consiglio Regionale e “spingere il presidente Occhiuto ad assumersi questa responsabilità”, incalza Bruni.