Sanità. Usb: “Dulbecco al collasso! Reparti senza personale e turni impossibili”
La situazione alla “Renato Dulbecco” “ha superato ogni limite di decenza”: non usa mezzi termini l’Usb Sanità che denuncia una carenza cronica di personale all’interno dell’azienda ospedaliera universitaria catanzarese che starebbe rendendo impossibile la formulazione dei turni per il mese di luglio in molti reparti, preventivando un agosto ancora peggiore.
“I reparti sono allo stremo, i lavoratori vengono spremuti e i pazienti rischiano sulla loro pelle le conseguenze di una direzione aziendale sorda e irresponsabile” sbottando dalla Sigla.
“Come accade ogni anno, durante il periodo estivo le ferie – un diritto sacrosanto e previsto dal contratto – diventano l’ennesimo motivo per mettere in croce il personale sanitario tutto, costretto a rinunciare al riposo perché l’Azienda non ha mai avuto il coraggio e la volontà di colmare il vuoto di personale” sostengono dal sindacato.
Quest’anno però la situazione sarebbe ancora più grave: alla “pesante sofferenza strutturale”, si aggiungerebbe difatti l’aumento degli accessi dovuto all’afflusso turistico e alla crescita della popolazione residente temporanea.
“Risultato? Ospedali al collasso, infermieri, tecnici e ostetriche esausti, turni ingestibili, livelli di cura che inevitabilmente si abbassano. E come sempre a pagare il prezzo sono i lavoratori e i cittadini” è il commento.
I reparti sotto pressione
L’Usb cita alcuni reparti che sarebbero tra quelli già sotto pressione: tra questi la chirurgia donne del “Pugliese”, dove “a malapena si sono coperti i turni di giugno. A luglio e agosto sarà impossibile. Si va avanti solo per l’abnegazione del personale e la capacità della coordinatrice infermieristica di tenere insieme pezzi di un sistema che cade a pezzi”.
Stesso problema anche in Radiologia, dove la mancanza di turnover e le limitazioni di alcuni lavoratori renderebbero il reparto “incapace di garantire continuità senza calpestare il diritto al riposo e alla sicurezza”.
E poi il caso definito come “gravissimo”, quello della Terapia Intensiva Neonatale, dove si rischierebbe addirittura la sospensione del servizio Sten, cioè del trasporto d’urgenza dei neonati da tutta la regione verso il capoluogo.
“Un reparto fondamentale, lasciato agonizzare non solo per mancanza di personale ma anche per l’inaccettabile rifiuto dell’Azienda di retribuire correttamente gli infermieri STEN, che continuano a essere sfruttati solo grazie al loro senso del dovere” affermano dal sindacato.
La denuncia pubblica
L’Usb denuncia quindi e pubblicamente la situazione perché sostiene sia giusto “che i cittadini sappiano chi porta la responsabilità”. “È giusto che lo sappiano i lavoratori costretti a turni massacranti, che non riescono nemmeno a godersi le ferie contrattuali. È giusto che lo sappiano i pazienti che potrebbero subire disservizi o ritardi nelle cure. Ma soprattutto è giusto che lo sappiano le famiglie calabresi, che potrebbero un giorno sentirsi dire che il loro neonato non può essere trasferito d’urgenza tramite il servizio STEN perché l’Azienda ha scelto il risparmio sul personale invece della tutela della vita. Se un giorno questo accadrà, i genitori dovranno sapere chi ne è responsabile, con nome e cognome”.
“Il rifiuto sordo e arrogante”
Tutte queste criticità sono state già segnalate formalmente dall’organizzazione sindacale al Direttore Sanitario, al Direttore Medico di Presidio e alla Dirigente delle Professioni Infermieristiche: “abbiamo presentato una proposta concreta, chiara, praticabile: procedere immediatamente con la sostituzione delle lunghe malattie e delle gravidanze per garantire almeno un minimo di respiro ai reparti in maggiore sofferenza. Una proposta più che ragionevole, che avrebbe consentito di non scaricare tutto, come sempre, sulle spalle dei lavoratori”.
“La risposta? Un muro. Una chiusura totale. Un rifiuto sordo e arrogante” proseguono dalla Sigla. “La giustificazione? La solita favoletta che ci sentiamo raccontare da anni: “i numeri ci sono”, “non si può inviare altro personale”. E come se non bastasse, l’Azienda osa anche colpevolizzare i lavoratori, accusandoli di voler usufruire di diritti garantiti dalla legge: le ferie, i permessi parentali, la 104. Un attacco meschino e vergognoso, che mira a trasformare chi lavora in capro espiatorio per una macchina amministrativa incapace, assente e irresponsabile”.
La sigla non ci sta!
L’Usb Sanità sottolinea infine che non ci sta e che non starà zitta: “Se l’Azienda non interviene immediatamente per rafforzare gli organici e mettere i reparti in condizione di lavorare senza mettere a rischio salute, sicurezza e dignità, USB proclamerà lo stato di agitazione sindacale e darà il via all’iter per l’indizione dello sciopero. La misura è colma. Le scuse non bastano più. Le responsabilità devono emergere”, conclude il sindacato.