Torino, detenuto calabrese “murato” in cella da tre anni
Un detenuto di 73 anni, originario della Calabria, vive da quasi tre anni recluso volontariamente nella propria cella del carcere di Torino, senza mai uscirne.
L’uomo si trova nella sesta sezione del padiglione C e rifiuta qualunque contatto con l’esterno, se non in rare occasioni legate a trattamenti sanitari obbligatori (Tso).
La denuncia dei Radicali
La vicenda è stata resa pubblica da Filippo Blengino, segretario nazionale di Radicali Italiani, dopo una visita all’interno della struttura insieme a rappresentanti di Azione.
«Il suo evidente stato psichiatrico è del tutto incompatibile con la detenzione» – afferma Blengino – definendo la condizione del detenuto “indegna, disumana e degradante”.
Il segretario ha annunciato di aver scritto al ministro della Giustizia Carlo Nordio, al Capo del Dap e alla nuova Garante regionale dei detenuti, chiedendo un intervento immediato.
Ossessionato dalla pulizia
Secondo quanto riportato, il detenuto soffre di fobie gravi, tra cui una verso la polvere. È stato descritto come un vero e proprio “maniaco della pulizia”: in un episodio emblematico avrebbe lavato dei pomodori con detersivo per i panni, non fidandosi del loro stato. Un paradosso, poiché dalla cella proverrebbe invece un odore nauseabondo, segno delle sue condizioni di vita ormai degradate.
Una cella blindata e isolata
L’uomo ha trasformato la propria cella in una sorta di rifugio sigillato: ha ricoperto le pareti e la finestrella con carta stagnola, lascia filtrare la luce solo dalla feritoia del blindo, e non utilizza mai l’apertura lasciata dagli agenti per consentirgli l’uscita. Una condizione estrema che, secondo Blengino, “non si era mai vista in anni di visite nelle carceri italiane”.
Le reazioni politiche
Il segretario di +Europa, Riccardo Magi, ha annunciato la presentazione di una interrogazione parlamentare al ministro della Giustizia. Il caso solleva forti dubbi sulla compatibilità tra salute mentale e carcere, riportando all’attenzione il tema della tutela dei detenuti con disturbi psichiatrici, spesso costretti a vivere in condizioni che violano la dignità umana.