Catanzaro: frode a Inps e Inail per oltre 800 mila euro, 300 denunce
Il nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza di Catanzaro ha arrestato un imprenditore agricolo e denunciato 300 persone. L'accusa e' di frode ai danni di enti pubblici. Sequestrati anche beni, appartamenti e terreni, macchine agricole, denaro depositato presso istituti di credito e quote societarie per un valore complessivo superiore agli 850mila euro. L'indagine, coordinata dalla Procura della Repubblica di Catanzaro, scaturisce da un'attività di investigazione economico-finanziaria finalizzata al monitoraggio delle prestazioni a sostegno del reddito erogate a favore della categoria dei lavoratori agricoli. Si e' scoperta una particolare frode perpetrata, per diversi anni, ai danni dell'Istituto Nazionale della Previdenza Sociale (INPS) e dell'Istituto Nazionale per l'Assicurazione contro gli Infortuni sul Lavoro (INAIL).
La frode sarebbe stata ordita da due imprenditori agricoli operanti soprattutto nei comprensori di Catanzaro e di Lamezia Terme. I due avrebbero prodotto documenti finalizzati a simulare un'elevata operatività delle loro rispettive aziende agricole, che avrebbero dovuto svolgere un'attività di coltura olivicola tale da rendere necessaria l'assunzione di centinaia di lavoratori, ai quali sarebbe spettata la prevista assistenza da parte degli enti previdenziali. I militari avrebbero, invece, accertato la falsità di decine di contratti e verificato l'assoluta simulazione dei contratti di fitto degli uliveti. I "braccianti", dal canto loro, a fronte dei rapporti di lavoro fittizi, hanno potuto maturare periodi di anzianità contributiva utili ai fini del raggiungimento della soglia minima per conseguire il relativo trattamento pensionistico. Inoltre, 287 di loro hanno richiesto, e in gran parte ottenuto, altrettanto indebitamente, anche le indennità di disoccupazione involontaria, malattia, maternità e infortunio. Peraltro, e' stata appurata anche una forma di raggiro ai danni degli stessi braccianti, dai quali gli pseudo-imprenditori, quale corrispettivo per il loro "interessamento" illecito, pretendevano e ottenevano (in contanti, per non lasciare traccia) una congrua parte delle indennità indebitamente percepite.