Rassegna Jazz. Amy Coleman a Crotone

Crotone Tempo Libero

L'associazione culturale NAD presenta la regina del soul Amy Coleman, nell'ultimo appuntamento della rassegna dedicata al jazz e dintorni, l'artista americana chiuderà il festival che per questa estate ha visto la partecipazione di moltissimi musicisti internazionali,la rassegna che ha avuto un grande successo di pubblico svolge al termine ospitando una dei massimi esponenti della black music! repertori che vanno dal funk al blues al gospel delle "chair "statunitensi in un intreccio di jazz contaminato, Amy e' legata alla Calabria ed a accompagnarla e' un band calabrese da ben tre anni e' ospite della rassegna, i suoi live si moltiplicano di spettatori ad ogni suo live concert!! All' interno della rassegna "incontri enogastronomici" un corner dedicato alla degustazione vinicola e alla gastronomia percorso enogastronomico che ha reso originale la rassegna dedicandosi al turismo enogastronomico,per la conoscenza dei prodotti della nostra provincia. Bio: Amy Coleman ”the lady in blues” è nata a New York,dove attualmente risiede. praticamente un’istituzione nel giro dei clubs di blues in New York e Chicago. La sua voce potente e graffiante si miscela con il suo aspetto da “red & bad woman” (vedi Janis Joplin....) Appena ventenne inizia ad esibirsi nei clubs di New York,distinguendosi subito per la sua duttilità vocale. Ma in questo periodo scopre il teatro partecipando come attrice di musical:Face to the wall con musiche di Lennon-Mc-Cartney vincendo il premio di migliore vocalist dell’anno indetta dalla famosa rivista Backstage Magazine. Continuerà con il teatro nel ruolo di Mary in Jesus Christ Superstar nelle tante repliche a Brodway. Dopo un tour in Germania ed in Austria ed Italia, presenta un repertorio di suoi brani ed alcune cover famose di Janis e dei Beatles. Un Live da non perdere La storia - La storia di Amy Coleman parte da un gruppo di Drag Queen americane, “The Hot Peaches”, e arriva al gruppo dei Texaco Jive, che la accompagna, i cui membri sono tutti calabresi. La collaborazione con JJ, bassista e fondatore dei Texaco, nasce 16 anni fa. Negli anni ‘80 Amy è in Europa per una tournè con il suo gruppo teatrale d’avanguardia, che oggi chiameremmo Drug Queen, in cui lei era l’univa donna (vera). Dopo il grande successo ottenuto in Germania si spostano in Italia. Arrivano al Sud, a Cosenza, dove trovano un ambiente molto diverso: c’è pregiudizio, stupore, ma anche cuoristà. Qui Amy conosce la moglie di Enzo Filippelli, pianista e compositore calabrese, Adriana. Con lei nasce una profonda e sincera amicizia, “empatia” ci dice Amy ed è per questo che quando Adriana le chiede di tornare in Calabria per cantare, Amy lo fa. In Calabria - É tramite Enzo Filippelli che Eguenio Guido, JJ, il bassista della band, conosce Amy Coleman. Nel 1999 Enzo muore di leucemia. Ha solo 41 anni. Lascia ad Amy il ricordo tangibile di album fatto insieme:“Only sleep brings dream”. Passa qualche anno senza che Amy torni in Italia. Nel 2001 JJ chiama Amy per riprendere a suonare in Calabria, nei clubs principalmente. Da allora la loro collaborazione continua. Con loro, anche tre giovani musicisti cosentini: Riccardo Guido, figlio di JJ e Giuseppe Romagno, i due chitarristi, più il batterista Maurizio Mirabelli. Ciò che li unisce è il grande amore per il blues. Un amore che va aldilà delle pretese di successo discografico. Che spinge a suonare nei più piccoli club d’Italia per il solo gusto di avere il pubblico a un centimetro dagli strumenti, sentirne il respiro, percepirne l’entusiasmo. Come è accaduto al Big Mama a Roma, l’8 maggio scorso. Impresa più facile qui che in America, a quanto pare.Gli italiani e il blues - Amy ci dice che vede negli europei in generale, e negli italiani in particolare, un maggiore rispetto per le arti, diversamente dagli States, soprattutto per il blues e il jazz. C’è una motivazione storica per questo: negli anni ’50 molti musicisti americani, come Miles Davis e Sonny Rollins, suonavano solo in Francia, a Parigi. La cultura musicale del blues e del jazz si è sviluppata in America, ma ha un credito con l’Europa. Per gli europei il blues è come un richiamo, non è una novità, è qualcosa di già noto, forse addirittura a livello inconscio. L’Europa conosce la tradizione del bel canto e delle orchestre, ma allo stesso modo è capace di rispondere al linguaggio immediato del blues e del jazz, di riconoscerlo come parte della propria cultura. Per questo Amy dice che quando suona in Italia e soprattutto al Sud sente un maggiore feeling con il pubblico, li sente emozionarsi. In America continua a suonare, certo. Vivere di musica - É da quando ha 20 anni che vive di questo. Il suo bassista, JJ, ci dice che Amy fa parte di quelle persone “che non hanno il pane da cercarsi, hanno un grande amore, una grande passione e quello fanno, il blues.” Le sue eccelse doti vocali accompagnano la capacità di tenere il palco, come solo una grande attrice saprebbe fare: ipnotizzando il pubblico. Qui sta il segreto di quest’artista: nel connubio tra il teatro, da cui proviene, e la musica. E nessuno può fare a meno di staccarle gli occhi (e le orecchie) di dosso.