Rete per la difesa del territorio Franco Nisticò contro centrale a carbone

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Riceviamo e pubblichiamo un comunicato a firma di Flavio Stasi per la Rete per la Difesa del Territorio “Franco Nisticò” per il Coordinamento Nazionale No Carbone

"Le posizioni astratte ed interessate delle burocrazie sindacali nostrane sono il migliore spot contro la costruzione di una centrale a carbone a Rossano. Pur di giustificare la propria "accondiscendenza" alla volontà di profitto di Enel, si arriva ad ipotizzare modelli improponibili come quelli della Scandinavia, come se si trattasse di pomodori da imbarcare su un aereo. Avere degli interlocutori di così ampie vedute ci rallegra, eppure non capiamo come si possa arrivare fin lassù senza passare per Brindisi, realtà molto più vicina e reale, e per la centrale a carbone Federico II, da cui provengono più di duecento mila tonnellate di fanghi tossici interrati illegalmente tra la provincia di Reggio Calabria e di Vibo Valentia, contenenti nichel, vanadio, stagno, selenio, floruro, solfati. Alla faccia del carbone pulito. Non capiamo, inoltre, come si possa parlare di infrastrutture legate alla centrale senza, evidentemente, aver letto il progetto di riconversione: 20 navi l'anno da centomila tonnellate attraccate di fronte alla nostra costa, chiatte galleggianti che vanno e vengono, 17.400 tir l'anno sulla SS 106. È evidente che si tratterebbe di asservire le nostre già ridicole infrastrutture al profitto dell'ente energetico e dire addio al turismo. Ci fa piacere che comunque i sindacati, finalmente, riconoscano il rischio ambientale che il progetto comporta, ma rispediamo al mittente le fantomatiche compensazioni per il territorio: stiamo ancora aspettando le compensazioni per 40 anni di inquinamento, di turismo e di agricoltura piegata. Per non parlare delle promesse di autostrade, aeroporti e università: non c'è rimasta neanche più la ferrovia. Ci associamo al coro di chi intende non dare ascolto a fanatismi del si o del no: nessuno rifiuta il dialogo, ma non fin quando ci sarà il ricatto di una multinazionale che propone "carbone o fame". Il nostro non è un no ideologico o aprioristico, ma convinto, consapevole ed informato e sappiamo che chiunque conosca il problema ha assunto con decisione la nostra stessa posizione, a partire da migliaia di cittadini di Rossano e Corigliano. Ad essere onesti, però, probabilmente se fossimo al posto dei cittadini del vibonese che per più di 10 anni hanno mangiato prodotti coltivati sui veleni della centrale a carbone di Brindisi, saremmo diventati un po' fanatici anche noi. Il dialogo e l'intesa tra cittadinanza, associazioni, industria locale, agricoltori ed operatori turistici esiste già, come tutti sanno, è solida e sancita tra centinaia di struttura, ed è caratterizzata dal convinto no al carbone".

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