Cani avvelenati: Enpa Crotone, non tolleriamo più omissioni sindaci

Crotone Attualità

“I Sindaci devono capire che l’ENPA non tollererà più le omissioni degli enti locali in materia di prevenzione del randagismo e riterrà gli amministratori inattivi corresponsabili di tutte le morti per avvelenamento e per malattia dei cani e gatti randagi presenti sul territorio. - È quanto si legge in un comunicato dell’Ente Nazionale Protezione Animali Sezione di Crotone dopo gli ultimi episodi - Cerenzia e S. Mauro Marchesato gli ultimi paesi in ordine di tempo ad essere stati interessati da episodi di avvelenamento. A morire per soffocamento e con dolori lancinanti cani, gatti e animali selvatici. A soffrire con loro volontari e cittadini che invano hanno cercato di salvar loro la vita. Se da una parte ai Sindaci queste morti non dispiacciono perché risparmieranno sul mantenimento dei cani dall’altra dovranno certamente provvedere ad attuare tutte le iniziative necessarie a bonificare l’area dove è stato rinvenuto l’animale avvelenato. Questo è quanto prescrive l’Ordinanza del Ministero della Salute e che deve essere messa in atto da chi si è assunto la responsabilità di governare il territorio.

L’Enpa denuncerà comunque alla Procura della Repubblica le condotte omissive dei Sindaci che attraverso la mancata applicazione della normativa nazionale e regionale sul randagismo consentono il proliferare dei cani randagi con ripercussioni enormi anche sui comuni che l’attività di prevenzione la svolgono da anni. E’ fatto notorio infatti che i cani vengono prelevati in alcuni paesi per essere abbandonati in altri, spesso in quelli, come il comune di Crotone, con maggiore disponibilità economica. L’Enpa segnalerà l’accaduto al Ministero della Salute chiedendo alle Autorità preposte il commissariamento ad acta dei comuni inadempienti”.

“Sabato 6 Agosto 2011, ore 17:26, il telefono squilla: “Pronto.” “Enpa Crotone?” “Si…” “Hanno avvelenato un cane randagio a San Mauro Marchesato, il secondo in una settimana…” Qualche istante di silenzio in cui la mente riproduce le immagini di corpi esanimi sdraiati su un fianco, rivoli di sangue che dalla bocca si riversano sul terreno, profondo dispiacere, la solita domanda nella testa (ma come si può fare del male a delle creature così indifese?)..e poi la solita risposta: l’uomo uccide spietatamente i propri conspecifici, bambini inclusi, perché dovrebbe comportarsi diversamente con gli animali, esseri inferiori e fastidiosi? D’altra parte lo stesso Publio Ovidio Nasone diceva: “la crudeltà verso gli animali è tirocinio della crudeltà contro gli uomini”. E allora di cosa meravigliarsi? Purtroppo di nulla. Da sempre l’avvelenamento è il metodo usato per eliminare questi esseri spregevoli a quattro zampe, parassiti della società, mezzi di diffusione di infezioni, terribili bestie mordaci. E da sempre, si sa, la colpa è di quegli sconsiderati animalisti che anziché prendersi cura degli uomini alimentano e si battono per i diritti di queste creature inutili! - È questo lo sfogo di Sandra Berlingeri Volontaria ENPA Crotone alla notizia dell’ennesimo avvelenamento di un cane - Per chi nutre profondo rispetto nei confronti della vita in tutte le sue forme, è difficile capire quali siano le cause che spingono ad atti così crudeli. Non si riesce a spiegare se alla base ci sia pura cattiveria o piena ignoranza ( tra le due è difficile stabilire persino la meno peggio). Forse si può giustificare la cattiveria, intrinseca dell’animo di alcuni uomini, ma non c’è assolutamente remissione di peccato per l’ignoranza. Noi, figli dell’accesso facilitato alle scuole (persino all’università) e ai mezzi di informazioni, non possiamo nasconderci dietro il “io non lo sapevo.” È un qualcosa che va oltre alla questione morale. Solo chi ha visto un cane morire di avvelenamento sa quale ne sia la sofferenza e l’agonia; una scena terribile, impossibile da dimenticare (molti dei veleni agiscono lasciando completamente lucido l’animale che soffre fino alla fine). Dovrebbe, infatti, rientrare nelle azioni responsabili dell’uomo per tutelare se stesso.

Sebbene non si abbiano dati precisi, dato il mancato studio, sono comunque rilevanti i danni apportati all'ambiente e alla fauna per la dispersione incontrollata dei veleni. Un esempio ne è la stricnina che rimane molto a lungo nei tessuti delle vittime innescando una lunga successione di morti, inquinando suolo e falde acquifere. L’utilizzo di bocconi avvelenati è un crimine. La legge vieta espressamente l’uso di questi mezzi e prevede sanzioni penali per chi contravvenga a questo divieto. Sono mezzi di morte incontrollabili che non fanno distinzioni. Pertanto pensare che i bocconi avvelenati colpiscano solo cani, gatti, volpi e animali selvatici, è forse il più grande errore che si possa commettere. Sottovalutare la possibilità che in un attimo di distrazione, durante una passeggiata con la famiglia tra i meravigliosi luoghi che questa terra calabra offre, il proprio figlio non si possa chinare a raccogliere un oggetto, un fiore, un legnetto contaminato è da irresponsabili. E ancora più da irresponsabili è non denunciare questi fatti. Ma anche questo è un tasto dolente. Ancora risuona nelle orecchie una frase della signora di San Mauro Marchesato che ci ha chiamati: “Noi abbiamo sporto denuncia, abbiamo chiamato i Carabinieri, la Polizia, il Corpo Forestale, ma non si è fatto vivo nessuno. Anzi, ci hanno riso in faccia.” Sono parole che scatenano tante sensazioni: frustrazione, rabbia, desolazione, sconforto, a volte anche rassegnazione. E l’intensità di questi sentimenti aumenta in maniera esponenziale se si pensa che la realtà di questo paesino è la stessa di molti altri della provincia di Crotone e soprattutto che da quando abbiamo ricevuto la chiamata (sono passati due giorni) sono morte, solo a San Mauro Marchesato, dozzine di gatti, animali selvatici e diversi cani domestici.

L’indifferenza delle Istituzioni, delle Autorità Competenti, lacera la voglia di combattere per un sistema funzionante e una società migliore. Quando ci si rivolge ad esse non lo si fa perché si cerca un favore; ma è un diritto e un DOVERE del cittadino cercare giustizia per reati riconosciuti dalla legge e non importa che essi riguardino animali, uomini o cose. È vero i reati non sono tutti uguali, magari esiste una gerarchia di gravità del reato, ma non esiste la facoltà di decidere se intervenire o no per un reato. Mahatma Gandhi diceva: “la grandezza di una nazione e il suo progresso morale si possono giudicare dal modo in cui essa tratta gli animali”. Al lettore lasciamo la libertà di riflettere sulla sua “nazione”.”

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