Vrenna lascia: 20 anni di record che hanno segnato la storia del calcio crotonese

Crotone Sport
Crotone-Juventus del 19 settembre 2006

Solo un ora fa il patron dell’Fc Crotone Gianni Vrenna, attraverso un comunicato stampa, ha dichiarato di voler lasciare la squadra al termine della stagione. Nel giro di questi primi 60 minuti sono già numerosi i commenti che spopolano sul web: la pagina ufficiale della squadra rossoblu e i vari forum dei tifosi sono stati letteralmente presi d’assalto.

Una decisione che ha lasciato di stucco i supporter e che potrebbe mettere la parola fine a 20 anni di continui successi.

I fratelli Giovanni e Raffaele Vrenna s’avvicinano al mondo del calcio nel 1992 e da all’ora è un crescendo per la piccola società che militava nel campionato di Promozione. In pochi anni si vola dai dilettanti al professionismo. Nel 1997 il salto in C2, l’anno dopo in C1 fino alla storica promozione in serie B della stagione ‘99/2000. Tre promozioni dalla C1 alla B in nove anni - che rappresentano un record difficilmente eguagliabile - è lo score della gestione “Vrenna” che ha regalato alla città di Crotone soddisfazioni e successi inaspettati. Grandi squadre hanno calcato il manto dello stadio Ezio Scida nel corso di questi anni: dal Torino all’Atalanta, dal Genoa alla Sampdoria, dal Bologna al Napoli e - non per ultima - la Juventus.

Successi in campo ma anche dietro le quinte per una delle società più longeve del calcio italiano. Un team di professionisti che si sono formati e sono cresciuti all’interno della struttura organizzativa e che hanno meritato apprezzamenti e riconoscimenti da parte delle istituzioni calcistiche.

Un patrimonio sociale, economico ed occupazionale forse senza pari in gran parte del Paese e costruito interamente da una classe dirigente che ha sempre dimostrato lungimiranza e professionalità. Un patrimonio per la città di Crotone che ora rischia di scomparire se la delusione e lo sconforto non tornino a lasciare il posto all’entusiasmo che ne ha caratterizzato la sua continua esistenza ma, soprattutto, se quanti – dalle istituzioni alle attività economiche, fino agli stessi tifosi – non faranno quanto in loro potere per evitare che l’ultima - e forse la sola - isola felice in un territorio martoriato venga lasciata al suo amaro destino.