Sequestro di vino e salami nel vibonese, cibi senza etichette

Vibo Valentia Cronaca

Gli agenti dei Comandi stazione di Spilinga e Vibo Valentia del Corpo forestale dello Stato hanno rinvenuto una partita irregolare di circa sessanta litri di vino contenuto in altrettante bottiglie, esposte in vendita all'interno di un esercizio commerciale ubicato nel centro di Vibo Valentia. Gli agenti, durante il controllo, hanno notato che tutte le confezioni erano prive della prevista etichettatura e perciò di qualsivoglia informazione attinente la rintracciabilità, per come disposto dalla rigida normativa comunitaria in materia. L'esercente non è stato in grado di fornire agli agenti alcuna documentazione che potesse giustificare la presa in carico della merce, ragion per cui è scattato il sequestro cautelare dei prodotti con la conseguente sanzione amministrativa per un importo di 1.500 euro. Il personale del Cfs ha provveduto ad informare l'Unità operativa di igiene degli alimenti dell'Azienda sanitaria provinciale di Vibo Valentia, affinché venga predisposta apposita visita igienico sanitaria sulla merce in sequestro per motivi di tutela della salute pubblica e l'eventuale distruzione. Analogo provvedimento di sequestro è stato eseguito in località Monte Poro del Comune di Joppolo, dove gli stessi agenti della Forestale sono intervenuti per porre un freno all'annoso problema della vendita di alimenti sulla pubblica via. Qui i sigilli sono stati apposti ad oltre mezzo quintale di salumi che venivano commercializzati ai margini di una strada provinciale in assenza dei più elementari requisiti di natura igienico sanitaria. Nella circostanza gli agenti hanno richiesto l'ausilio di personale medico veterinario dell'Azienda sanitaria provinciale di Vibo Valentia affinché venissero intraprese le necessarie misure per la salvaguardia della salute pubblica. Il personale dell'Unità operativa veterinaria dell'Asp ha di fatto confermato le gravi precarietà in cui versavano i generi alimentari, disponendone il sequestro e la loro immediata distruzione anche perché carenti di qualsiasi informazione sulla tracciabilità e perciò non idonei al consumo umano. L'improvvisata commerciante, già nota alle forze dell'ordine per analoghi episodi, si e' vista comminare una ingente sanzione amministrativa per un importo di 1.500 euro.