LETTERE. Si è rifatto vivo l’essere indegno, il maligno, l’assassino di poveri animali innocenti
Riceviamo e pubblichiamo.
Un serial killer spietato che agisce, indisturbato da qualche anno, nel comune di Belvedere Spinello.
Nei mesi scorsi un pastore tedesco si aggirava nei paraggi di casa mia. Era munito di collare e si presentava docile ma impaurito e stremato da un lungo digiuno. Sicuramente abbandonato da un padrone insensibile.
Attratto dal cibo che regolarmente davo al mio cane non si allontanava dalla zona. Era una cagna dallo sguardo dolce e supplichevole, alla ricerca di cibo e di coccole non più dispensate da tempo. Mia figlia presa dallo sconforto finisce per adottarla dividendo con lei il cibo di Wolf.
Potrebbe diventare la cagna del quartiere se solo i miei vicini mostrassero un po’ meno indifferenza, e sopperire alla totale negligenza degli enti che dovrebbero farsi carico del fenomeno del randagismo. Le amministrazioni comunali, da sempre responsabili per legge, di fatto hanno sempre ignorato il problema lasciando al caso il destino dei poveri animali che, indifesi, ignorati, spesso scacciati a pedate, alcune volte malati di scabbia, quasi mai pericolosi per la comunità ma… “fastidiosi”, venivano lasciati a se stessi e spesso al triste destino segnato dal “serial killer”.… E mi chiedo: che sia comodo un tale personaggio per le istituzioni?!
Nel frattempo la cagna mette al mondo 7 cuccioli.
Da volontari, con spirito di assistenzialismo, la mia famiglia e qualche vicino, ci apprestiamo quotidianamente a portare loro cibo ed acqua.
La sera del 15 settembre, come al solito porto da mangiare ai cani e trovo la cagna che presenta i sintomi inconfondibili di un avvelenamento. Telefono immediatamente al mio veterinario il quale mi indica i medicinali che devo subito somministrare, la farmacia è chiusa, corro immediatamente alla guardia medica e lì trovo il necessario.
Tornato a casa pratico le punture alla cagna quasi agonizzante, … non ci resta che aspettare.
Nel frattempo arrivano due volontarie dell’E.N.P.A. (Ente Nazionale Protezione Animali) che avevo precedentemente chiamato, le quali decidono di applicare la regolare procedura che in questi casi deve essere adottata. Chiamano l’ospedale dove reperiscono il numero telefonico del veterinario di turno il quale dovrebbe immediatamente intervenire ma, con fare indolente, risponde che purtroppo non ha il medicinale occorrente e quindi consiglia le ragazze di chiamare un suo collega di Caccuri.
Veterinario di turno! Ma turno di che cosa? Turno di riposo e del dolce far niente?!
Con grande rammarico dobbiamo constatare che la regolare procedura non può essere praticata, eppure c’è un reato, c’è del veleno sparso che andrebbe bonificato, c’è un cane da salvare. C’è una legge che impone le “regolari procedure”!
Nonostante tutto, lentamente la cagna si riprende, l’intervento immediato del “fai da te” ha dato i risultati sperati. C’è l’abbiamo fatta!
Richiamo il veterinario per comunicare l’esito positivo e chiedo come posso allattare i cuccioli che sicuramente non possono bere il latte intossicato della madre. Mi dice che sarà difficile farlo e che comunque va fatto ogni tre ore, per sicurezza non dovrebbero allattare dalla madre per svariati giorni, ma si potrebbe provare, il mattino dopo, con un solo cucciolo, facendo attenzione ad eventuali spasmi o tremori che potrebbero sopraggiungere, in tal caso toglierlo subito e sperare che la tossicità non provochi gravi danni. Il pensiero di dovere rischiare la vita di un cucciolo non mi piace affatto: chi scegliere, chi dovrò sacrificare per salvare la vita degli altri?
Passo la notte con loro nella vecchia falegnameria di mio padre, dove li avevo trasferiti per non far avvicinare la madre. In qualche modo riesco, con mezzi di fortuna, ad allattarli. Si fanno le 4,30 e decido di chiamare la madre. Vado in giro a cercarla ma né lei né Wolf si facevano trovare.
Nel fare questo giro, notai con un po’ di sospetto, che le luci di un mio vicino erano accese, visto l’ora la cosa era un po’ strana. Mi avvicinai cautamente ad una piccola finestrella che dava nei locali interni e sentii armeggiare in cucina. La cosa non mi piaceva molto anche perché il “serial killer” è proprio tra i vicini che va cercato, e proprio quel vicino è la persona più sospettata. Penso però che, visto il trambusto della sera prima, non faccia mosse azzardate e non rischi un nuovo avvelenamento in così breve tempo. Torno dai cuccioli, dormono tranquilli. Decido di rischiare più tardi l’allattamento con la madre, durante la giornata. Sono le 5,30 del mattino, sono stremato, decido di andare a riposare un po’.
Alle 7,15 vengo svegliato di soprassalto, mia figlia, terrorizzata, mi prega di correre subito da mia madre: ha trovato una polpetta dove solitamente porto da mangiare ai cani, l’aveva coperta con un piatto di plastica ed era venuta ad avvisarci. M’infilo di corsa gli abiti e raggiungo mia moglie che era accorso sul posto. Purtroppo la polpetta coperta era stata mangiata da Wolf. Poco distante notiamo che la cagna inizia a tremare vistosamente, dico a mia moglie di recarsi immediatamente alla guardia medica mentre io, in qualche modo, cerco di farla vomitare. La cosa purtroppo non mi riesce. Le violente convulsioni provocano un progressivo irrigidimento dei muscoli a partire dal collo, la cagna cerca disperatamente di respirare mentre schiuma dalla bocca.
Gli attacchi sono molto più forti della sera prima e non sono alternati da momenti di pausa. Ho paura che questa volta non riuscirò a salvarla. Il “maligno”, poiché aveva fallito il primo tentativo sicuramente aveva aumentato la dose di veleno.
Il vicinato intanto si apprestava ad iniziare la giornata e, chi scendeva in strada, veniva attratta dal mio frenetico tentativo di rianimare la cagna che, nel frattempo, lentamente si stava spegnendo. Io disperatamente imprecavo per l’immensa rabbia che provavo, dalla soddisfazione di averla salvata la sera prima ricadevo nello sgomento più totale. In quel momento avrei voluto tra le mani “l’essere ignobile”… e il pensiero che probabilmente era tra la folla a godersi lo spettacolo mi diede d’istinto la voglia di lanciargli un messaggio: «… maledetto bastardo! Questa volta non te la passerai liscia! Pagherai con la galera la morte di questa povera madre. E il rimorso per i cuccioli orfani e per tutti i cani uccisi in questi anni ti dovrà privare del sonno per lungo tempo!
Ludovica… (mia figlia) corri a prendermi il cellulare e fammi il numero del maresciallo.»
In quel momento arriva mia moglie con i medicinali ma la cagna era già morta. Ludovica richiama la mia attenzione su Wolf che camminava barcollando. Corriamo a soccorrerlo, anche lui aveva mangiato la polpetta, inizia a tremare e stramazza a terra. Subito gli pratico le due punture nella speranza che almeno lui si possa salvare. E’ un meticcio molossoide, grosso e forte, figlio di un pitbull e di un labrador. Spero proprio che ce la faccia.
Gli spasmi violenti e il battere forte dei denti gli provoca profonde lacerazioni alla lingua che comincia a sanguinare.
Questa terribile sintomatologia è, quasi certamente, provocata da un veleno potentissimo per l’immediatezza con cui entra in circolo. La stricnina, veleno molto comune utilizzato in alcuni topicidi e forse anche in alcuni diserbanti. Il respiro manca, i polmoni cercano aria fino a scoppiare, mentre la mente rimane lucida fino alla fine.
Mia figlia tiene la mano sul cuore di Wolf mentre io cerco con alcuni movimenti di agevolare la sua respirazione. dopo tre quarti d’ora Ludovica lancia un urlo disperato e si mette a piangere, il cuore sotto la sua mano ha smesso di battere.
La strada piomba in un silenzio fatto di amarezza e di delusione, anche i vicini sono sgomenti per il terribile spettacolo dei due poveri cani morti. Poco più tardi vengo informato da un altro mio vicino che anche il suo gatto ha fatto la stessa fine. Sicuramente si era cibato di qualche briciola rimasta.
Il mio pensiero va a quelle luci, a quell’armeggiare in cucina a quell’insolita ora. Non sarei dovuto andare a riposare, avrei dovuto aspettare la mossa del serial killer.
“Quale peso insopportabile… impunità immeritata per il carnefice, e la vittima che agonizza in silenzio senza poterne fare il nome. Giustizia mancata!”
Il maresciallo, giunto sul luogo, viene informato dell’accaduto in queste ore e del tentativo fallito la sera prima, dopo aver scattato alcune foto mi dice che avvierà un indagine per un crimine che prevede almeno tre anni di carcere. Gli dico che farò analizzare sia il vomito prelevato la sera prima e quel poco di cibo che Wolf aveva lasciato. Mi chiede di fargli avere poi l’esito delle analisi. Nei prossimi giorni ci sentiremo per capire chi può aver commesso l’ignobile atto. Mi chiede cosa intendo fare delle carcasse e, ovviamente, spiegando che si trattava di una randagia la competenza passava al comune. Lui mi conferma che le procedure sono di loro competenza e mi dice che facendo ritorno alla caserma passerà dal comune per avvisare la guardia municipale.
L’attesa si protrae per oltre mezz’ora, ed io dovevo recarmi al lavoro. Chiamo al comune, interno del sindaco, ma non mi risponde nessuno, faccio alcuni tentativi in altri interni fino a quando, dall’anagrafe mi risponde un impiegato. Informato del fatto mi dice che avrebbe cercato la guardia.
Questa, giunta sul posto dopo 20 minuti circa, accompagnata da un altro impiegato, mi dice che avrebbe fatto trasportare le salme con la ruspa e con la stessa avrebbe provveduto direttamente a farle seppellire.
Mentre ci recavamo al lavoro fui assalito da un piccolo dubbio che comunicai a mia moglie, ma la “regolare procedura” avrebbe forse dovuto prevedere un probabile isolamento della zona per effettuare la bonifica del veleno? E i cani non dovevano forse essere sottoposti ad autopsia?
Oltre ai due cani appena uccisi, nel giugno 2011 il serial killer mi ha avvelenato altri due cani: Sam e Lucky (madre e figlio).
L’anno scorso a Belvedere ci fu una strage, solo nel mio rione sono morti più di dieci cani, tra cui Tequila, sorella di Lucky.
Tre anni fa morirono Black, Luigi e Mila, più nove gatti nella stessa giornata.
L’elenco diventa lunghissimo andando a ritroso nel tempo… E mi chiedo: per quanto tempo ancora dovremo assistere a queste orribili morti. Quante brave persone devono subire l’ingerenza e l’intolleranza di esseri meschini che, magari per il solo fatto che d’estate non vogliono sentire l’abbaiare dei cani, mietono morte e sofferenze familiari. Quei poveri animali… colpevoli solo di essere “i migliori amici dell’uomo”.
Vivo quotidianamente la tristezza dei miei figli, che al mattino trovavano i loro amici pronti ad accompagnarli fino al pullman e, spesso, andavano a riprenderli al ritorno dalla scuola.
Sono ormai alcuni giorni che passiamo tutto il tempo della nostra giornata ad allattare i quattro cuccioli rimasti. Gli altri tre, grazie all’aiuto dell’E.N.P.A., hanno trovato provvisoria sistemazione presso il canile dove un pitbull aveva appena partorito sei cuccioli. Il loro destino è legato alla sensibilità delle persone che vorranno adottarli. Noi ne terremo sicuramente uno, anche se abbiamo il terrore dell’ennesimo avvelenamento. Mio figlio gli ha già dato un nome, si chiama Anubi.
Questa scelta, casuale, mostra una strana coincidenza. Nella religione egizia, Anubi era la divinità che proteggeva le necropoli ed il mondo dei morti. Come rappresentato in alcune tombe, Anubi appare chinato sul defunto con lo scettro rituale detto "Grande di magia" il cui scopo era quello di ridonare la vita.
Un nome che segnerà il destino di questo cane… Infatti penso che ci darà l’opportunità di riscattare tutte le morti subite negli anni facendo sì che il “serial killer” venga beccato.
Ps: colgo l’occasione per ringraziare l’E.N.P.A. ed in particolare Linda Pizzuto Giusy Ienopoli la quale, da alcuni anni, è diventata l’estremo difensore di tutti gli animali di Belvedere Spinello. Invito tutti coloro che sono dotati di una certa sensibilità ad aiutarla nel suo intento, perché, vi assicuro, non è facile nel nostro territorio svolgere funzioni di volontariato, soprattutto perché le istituzioni preposti al rispetto delle “regole” e comunque responsabili della salvaguardia dei poveri animali, spesso sono essi stessi negligenti e latitanti e, in taluni casi, addirittura avversari.
Giovanni Cascone, Belvedere Spinello (Crotone)