Asp Catanzaro: Mancuso presenta il nuovo atto aziendale
È stato presentato questa mattina a Palazzo Alemanni il nuovo atto aziendale dell’Asp di Catanzaro. A illustrare il documento che ridisegna l’organizzazione sanitaria della provincia catanzarese è stato il direttore generale dell’Asp, Dott. Prof. Gerardo Mancuso, affiancato dal direttore sanitario Mario Catalano e dal direttore amministrativo Giuseppe Pugliese. Al tavolo di presidenza anche il direttore generale della Presidenza del Consiglio regionale Francesco Zoccali, mentre tra i rappresentanti istituzionali presenti, c’erano gli assessori regionali Domenico Tallini e Pietro Aiello, il consigliere regionale Mario Magno e Claudio Parente e la presidente della Provincia Wanda Ferro.
“Si tratta di un atto di diritto privato - ha spiegato l’avvocato Zoccali - redatto sulla base delle linee guida emanate dal commissario ad acta Scopelliti, che punta a riorganizzare l’Asp sia per quanto riguarda la rete ospedaliera che quella territoriale. Nella redazione, il direttore Mancuso ha dovuto attenersi ad un vincolo, e cioè il decreto 18, che fissa le funzioni, la tipologia e il numero delle strutture complesse e semplici che devono essere attivate e regolamentate dall’atto”. Il documento, composto da 70 pagine, comprende una parte normativa che regola l’attività e il funzionamento dell’Azienda, e una parte di sintesi tabellare, che comprende la rideterminazione dei posti letto della rete ospedaliera e la pianta organica aziendale.
“La riorganizzazione dell’Asp – ha affermato Mancuso – ha dato luogo a una riduzione di 182 strutture, tra strutture dipartimentali, unità complesse e semplici, che esistevano ma erano assolutamente non pertinenti. Per questo abbiamo semplificato e proposto, con molta responsabilità, delle soluzioni congrue rispetto alle esigenze sanitarie provenienti dal territorio. In particolare, per quanto riguarda la riorganizzazione dei posti letto, bisogna specificare che rideterminazione non significa contrazione di posti letto: per esempio nell’ospedale di Lamezia erano previsti 440 posti letto, anche se in realtà ne erano stati attivati solo 194; con la nuova rideterminazione noi abbiamo previsto 242 posti letto, tutti operanti, così come abbiamo previsto 80 posti letto operanti a Soverato, mentre Soveria Mannelli diventerà un ospedale di montagna, con posti di lungodegenza e day surgery per 7 nuove patologie.
A Soveria infatti abbiamo chiuso l’area di degenza ordinaria chirurgica ed abbiamo aperto di attività di day surgery, dato che l’88 per cento delle attività erano attività diurne e non ordinarie”. “La rideterminazione dei posti letto e dell’assetto – ha sottolineato Mancuso – non poteva tenere conto della pianta organica, che teoricamente prevede 3.800 unità di personale, mentre in servizio sono presenti 3.365 unità. Nello specifico, la carenza di personale riguarda soprattutto gli operatori socio-sanitari (Oss) e non i medici, di cui mancano solo 20 unità, e infermieri che di unità ne ha 70 in meno. Per quanto riguarda il territorio, la provincia è stata divisa in tre distretti, mentre prima ce n’erano cinque. Il Distretto di Catanzaro ha un ambito di 125mila abitanti; il Distretto 2 di Lamezia un ambito di 110mila abitanti e infine c’è il Distretto 3 che è quello del Soveratese. All’interno dei distretti ci sono i poli, sui quali abbiamo fatto una scommessa: noi pensiamo infatti di costituire 16 poli che hanno la funzione di piccoli pronto soccorso, dove è attiva la telemedicina. In questo modo contiamo di intercettare i codici bianchi ed evitare così di intasare i pronto soccorso degli ospedali. Basti pensare che a Lamezia su 68mila ricoveri, 18 sono codici bianchi e questo provoca dei costi insostenibili”.
“La sanità calabrese ha un’organizzazione ospedalicentrica – ha sottolineato Mancuso – con molte attività ubicate nell’ospedale e questo ha portato molte difficoltà ai cittadini che non hanno punti di riferimento nell’ambito territoriale, oltre a non avere servizi e strutture adeguate. Per questo abbiamo cercato di ridisegnare l’Asp seguendo un principio ispiratore: cioè l’ospedale deve essere utilizzato solo per gli acuti, togliendo quindi tutte quelle attività ambulatoriali che sono in difformità anche alle norme, e creare invece una struttura territoriale all’avanguardia capace di dare risposte adeguate. Anche perché il 70 per cento delle richieste di salute del cittadino possono essere evase dalle strutture territoriali, mentre invece oggi sono evase negli ospedali”.
A tal proposito, il direttore generale ha annunciato che c’è l’intenzione di portare una Tac fuori dall’ospedale a Catanzaro, in modo da dare segnali concreti verso il territorio. “Il dipartimento territoriale per noi è la struttura topica – ha aggiunto il direttore generale – per questo lo abbiamo disegnato anche attraverso seguendo la strategia dell’Unità delle cure primarie, molto diffusa in Europa, dove le attività vanno verso il paziente e il domicilio: il nostro intento è infatti quello di portare l’assistenza sanitaria più vicina al paziente e dare delle prestazioni sanitarie a domicilio. L’atto aziendale è per noi molto importante: è il risultato infatti di un lavoro di diversi mesi, anche perché abbiamo ereditato un’Azienda frammentata che, nonostante unificate da 4 anni, ancora ragionavano in modo autonomo. L’atto aziendale rappresenta per noi la sintesi e il progetto della nuova Azienda sanitaria catanzarese”.