Cosenza: Occhiuto inaugura la mostra di Roberto Bilotti
E’ un suggestivo viaggio nel tempo e nella Cosenza che fu, quello nel quale ci si può immergere, da oggi e per i prossimi due mesi, alla Casa delle Culture andando a visitare la mostra “Cosenza postunitaria”.
Il curatore Roberto Bilotti, attraverso una raccolta certosina di scatti originali in bianco e nero e riproduzioni ingrandite, abiti d’epoca conservati con sorprendente cura, giocattoli, suppellettili e persino il pianoforte Bosendorfer di Alfonso Rendano, restituisce l’immagine di una città ancora riconoscibile nei suoi angoli di vita antica, nei palazzi monumentali di corso Telesio, nell’hotel Vetere che non esiste più, nel teatro transennato perché bombardato, nei cognomi nobiliari di personaggi noti e meno noti che, non tutti i cosentini lo sanno, hanno lasciato traccia sia nella storia risorgimentale che nella società e nella moda di allora.
E si resta incantati in special modo di fronte alle circa 600 foto divise in dodici sezioni (la Casa delle Culture ne è quasi interamente occupata), nelle quali – dal 1861 e fino alla conclusione della prima guerra mondiale - vengono a coincidere la nascita della fotografia e l’Unità d’Italia. Classiche acconciature rigonfiate per le signore, baffoni all’insù per i patriarchi, merletti, ritratti di famiglia, bimbi vestiti di pizzi, e ancora drappi, perline, ragazze da marito strizzate in bustini soffocanti per nascondere i chili di troppo: è un excursus visto finora solo nei film in costume quello che si può ammirare e che davvero esistette in riva al Crati.
“Questa mostra è la dimostrazione di quanto la mia amministrazione tenga alla cultura – ha affermato il sindaco Mario Occhiuto inaugurando con grande orgoglio l’esposizione – E dimostra quanto teniamo al nostro passato, alla nostra memoria, alle testimonianze che ci riportano in una Cosenza che non conoscevamo. Il nostro obiettivo è quello di arricchire il centro storico con eventi e opere strutturali, stiamo infatti pensando a un museo d’arte contemporanea nell’area denominata ex Mancuso&Ferro, un museo affiancato a un luogo di produzione artistica che possa essere un polo attrattore con sezioni permanenti e sale video-art, installazioni e performance quale è ad esempio il museo Guggenheim di Bilbao”.
Il primo cittadino ha così passato in rassegna gli ambiziosi progetti che, ormai in procinto di essere realizzati, cambieranno il volto di Cosenza: l’illuminazione artistica nel centro storico, le botteghe degli artigiani e degli artisti (da gennaio, per tre anni, chi vorrà aprire un’attività nel centro storico sarà sgravato dalle tasse comunali), quindi il museo multimediale che inizierà dalla “nuova” piazza Bilotti per attraversare corso Mazzini e culminare sul lungo fiume.
A margine del suo intervento, Mario Occhiuto, sottolineando la volontà di riportare le varie e diverse iniziative della città sotto i riflettori nazionali, ha annunciato che quasi certamente il Capodanno bruzio sarà quest’anno ripreso in diretta dalle telecamere di Raiuno.
Tornando alla mostra “Cosenza postunitaria”, Enzo Bilotti ha ringraziato il Sindaco per aver coinvolto la sua famiglia “nello sviluppo dell’arte e della cultura in città, ed ha anticipato che è in atto un dialogo con referenti dell’Unesco per rendere ufficialmente il Museo all’aperto e il Castello svevo patrimonio dell’umanità.
Roberto Bilotti si è calato nei panni del Cicerone, introducendo il numeroso pubblico a queste sale ricche di materiali d’archivio che appartengono alla sua famiglia, nota da sempre per l’amore verso l’arte e il collezionismo. “Occorre evidenziare il carattere di unicità della mostra – ha detto il giovane Bilotti – Nelle prime due stanze, l’allestimento riguarda tutti i personaggi cosentini dell’epoca risorgimentale, molti dei quali protagonisti attivi nello stesso Risorgimento”. Lo sguardo si può imbattere in Salvatore Morelli, che ospitò Garibaldi a Rogliano, o in Luigi Miceli, garibaldino e in seguito senatore il cui busto campeggia oggi al Gianicolo accanto alla statua dell’eroe dei Mille, o nei coraggiosi fratelli Vercillo.
La sezione definita “Il gattopardo” cancella gli stereotipi di antenati cosentini rozzi, sciatti e trasandati. Stupisce, qui, il dilagare di un’eleganza vicina alle dame e ai “monsieur” parigini, e difatti è proprio nella capitale francese, oltre che a Napoli, che si recavano questi gruppi familiari per rafforzare le loro tradizioni. Tradizioni precise che sono visibili nelle fogge di abiti che portavano con fierezza, distinguendosi nella provincia bruzia da paese a paese. “Questa raccolta è stata ordinata ficcando il naso nelle collezioni private. I Barracco di Cosenza e Crotone erano la famiglia più ricca d’Italia, una sorta di Rothschild del nostro Paese – ha aggiunto Roberto Bilotti – Avevano una proiezione internazionale ed hanno messo insieme una vasta collezione archeologica che Giovanni Barracco ha regalato al Comune di Roma e ora il sindaco Alemanno potrebbe concedercene la disponibilità, a rotazione, per un’esposizione nel museo di Sant’Agostino”.
Chicche e assaggi di ciò che è “Cosenza postunitaria”. Mostra prestigiosa che, nelle intenzioni dell’amministrazione, potrebbe diventare in parte permanente. Quel che è certo è che sarà aperta alle scuole e a chiunque desideri trasferire il valore della memoria sino al 2011 e oltre, senza perdersi.