Lettere. Uil Crotone: Senza lavoro si regredisce, pronti alla mobilitazione contro la politica attendeista

Crotone Attualità
La zona industriale di Crotone

Riceviamo e pubblichiamo.

“Dopo la chiusura delle fabbriche dagli inizi degli anni 90 ad oggi a Crotone si sono persi circa 5000 posti di lavoro, mai reintegrati, neanche gli strumenti messi in campo dopo la deindustrializzazione hanno dato respiro a quella che sarebbe divenuta una grossa piaga sociale. Sovvenzione globale, contratto d’area e legge 488 hanno prodotto consistenti finanziamenti a pioggia, ma che sostanzialmente non hanno prodotto lo sviluppo che ci si aspettava ed in alcuni casi hanno determinato l’arricchimento di autentici faccendieri. Si deve, purtroppo, riconoscere che lo schema dei finanziamenti pubblici è fallito.

Nel crotonese il tasso di disoccupazione e tra i più elevati in Italia, il reddito procapite è il più basso, questi sono elementi di una ricetta che avvelenerà sempre di più l'intera nostra comunità. Se, poi, non ci saranno significativi cambi di rotta, crescerà il clima di rassegnazione, che oggi è il sentimento più deleterio ma più diffuso nella nostra realtà.

Anche per questo intendiamo manifestare la nostra indignazione contro un governo nazionale e regionale che si esprime in una campagna mediatica del fare, ma che si traduce sostanzialmente in aspettative tradite soprattutto nei confronti di quelle migliaia di famiglie ridotte sul lastrico dalla crisi economica che pare non avere mai fine. Ed infatti nello scenario complessivo nazionale le cose non cambiano anzi come certifica l’ISTAT la cifra dell’esercito degli scoraggiati è pari a 2 milioni che sarebbero disponibili a lavorare, ma non lo cercano perché convinti di non trovarlo. Un numero che andrebbe sommato agli altri 2 milioni di disoccupati ufficiali. Nel complesso sono 4.397.000 coloro che vivono il disagio occupazionale. Insomma una platea di disoccupati e scoraggiati. Considerando, inoltre, i cassintegrati a zero ore registrati lo scorso anno, pari a oltre 576 mila persone, si determina una percentuale complessiva di disoccupazione e di inattività del 18,32%.

Sono 183 i tavoli di crisi al ministero dello Sviluppo economico, di cui ben 10 vedono coinvolta Crotone, con più di mille ormai ex lavoratori molti dei quali vivono vertenze eterne; il quadro che emerge passando in rassegna le vertenze più significative e davvero sconfortante. Noi riteniamo che proprio in una realtà come la nostra le sfide sullo sviluppo, sulla produttività e sulla competitività imposta dalla globalizzazione si debbano misurare nel merito delle diverse problematiche, senza per questo dover barattare i diritti fondamentali conquistati in decenni di battaglie dal movimento dei lavoratori che hanno coinvolto i nostri nonni ed i nostri padri.

Noi rivendichiamo quindi una svolta urgente che renda le nostre comunità consapevoli della condizione in cui versiamo e della necessità di un radicale cambiamento.

A partire da Crotone con la realizzazione vera e visibile della bonifica, senza la quale ogni e possibile ragionamento sulla crescita, sullo sviluppo e sul lavoro rischia di vanificarsi ancor prima di partire. Noi chiediamo senza titubanze e senza mezzi termini, che le istituzioni debbano individuare, nel più breve tempo possibile, un percorso che dia inizio alla bonifica dei siti. E’ chiaro che col passare del tempo si materializzeranno scenari inquietanti e che metteranno in discussione la sopravvivenza di migliaia di famiglie del crotonese, anche di quelli che lavorano in monoreddito, ma soprattutto delle centinaia di lavoratori che tra un anno rimarranno senza il sostegno degli ammortizzatori sociali.

Alle istituzioni chiediamo di essere più attive e presenti nelle politiche del lavoro e di non limitarsi solo alla proroga degli ammortizzatori sociali, che ogni volta annunciano trionfalmente sui media, mentre ci aspetteremmo più sobrietà e meno populismo. Le cose da fare sarebbero davvero tante, ma nelle istituzioni e nella politica si è ingenerato un incomprensibile attendeismo. Perché non intavolare un ragionamento proficuo e costante con il sindacato confederale, con le associazione degli imprenditori, degli artigiani, dei commercianti e delle professioni? Ricercando soluzioni possibili, anche minime ma che possano rompere il circuito della rassegnazione e della depressione che sembra, ormai, aver colpito la nostra realtà.

Mettiamo, nell’agenda di lavoro e del confronto, la formazione e la riqualificazione professionale per offrire una prospettiva di rioccupazione in un mercato del lavoro sempre più esiguo ed esigente. Senza lavoro si regredisce non solo economicamente ma anche e soprattutto culturalmente. La politica ha l'obbligo morale di garantire un futuro a questo territorio. Questa situazione ci costringe, nostro malgrado, ad assumere iniziative di mobilitazione che saranno visibili ed eclatanti, per tutelare il futuro dei cassintegrati, dei mobilitati e dei disoccupati, dei giovani e delle donne, degli anziani e dei bisognosi, per chiedere il rilancio ed il risanamento di tutta l’area, per mettere di fronte alle proprie responsabilità chi non vuole o non sa affrontare il problema.

Giuseppe Macchione, ex Sasol e Uilcem-Uil Crotone


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