Lettere in redazione. Proclami, realtà e paradossi
Riceviamo e pubblichiamo.
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È ormai chiaro a tutti che per Crotone la strada, quella del cambiamento e dello sviluppo, non è percorribile. Una realtà, quella crotonese, che dalla crisi poteva trarre forza e vigore, per le sue peculiarità, per le sue attrattive e anche, perché no, per le sue difficoltà. Di tutti i progetti proposti, di tutte le idee pensate, riflettute e per le quali mi sono speso anche in prima persone, non ne è andata in porto nemmeno una.
Onestamente, senza voler troppo rintuzzare su argomenti generalisti, mi sarei aspettato, vista la corposa rappresentanza politica territoriale e nazionale, una maggiore attenzione ai problemi reali del nostro territorio.
Invece, ad oltre venti anni dalla chiusura della grande industria crotonese, si vagheggia.
Qualcuno crede che ci sia ancora tempo e che quindi si può aspettare. Non è così. Il tempo è finito. I proclami non bastano più. Sono anni che sentiamo parlare di investimenti sul porto, di bonifica e di sviluppo di filiere turistiche. Fino ad oggi nulla è pervenuto e quel che è peggio nessuno si preoccupa di svelare la reale situazione dei progetti su cui molti hanno fatto campagna elettorale.
Aldilà dei programmi elettorali non rispettati e dei proclami last minute permane, con epidemica diffusione, un senso di appiattimento su posizioni di rendita che favoriscono solo giochi politici e mai, dico mai, l’interesse del territorio.
Non ultima, al proposito, la questione della bonifica. Ma non solo. Il porto, con i fondi a disposizione del Comune che non provvede a dare il via alla stagione degli investimenti. Ma non solo. Il porto turistico, la cui società, costituita da quasi un anno, non è stata avviata alla fase operativa che vorrebbe, naturalmente, l’implementazione di un bando per l’apertura a finanziatori privati. L’elenco delle incompiute potrebbe andare avanti a oltranza ma preferisco stuzzicare l’attenzione rispetto ad un’altra situazione, forse ancor più paradossale: il rapporto tra ENI e Crotone. Il 15% del consumo giornaliero di gas in Italia, lo fornisce il giacimento crotonese; se consideriamo che il consumo medio per uso domestico, nel 2010, è di circa 423 metri cubi procapite, il 15% offerto dai pozzi crotonesi è una cifra abbastanza grande. Se al consumo domestico aggiungiamo anche quello industriale, i numeri saranno certamente più grandi.
Di questi grandi numeri Crotone se ne fa poco, anzi nulla. Di queste cifre astronomiche a Crotone resta più del nulla. Eppure la Crotone di oggi è figlia di ENI, è figlia di questo colosso mondiale che invece di ringraziarci, per la nostra eterna e supina ospitalità, trova sempre il modo di darci il ben servito.
Fastidioso. Tuttavia fosse solo colpa di ENI, molto probabilmente non ci sarebbe da recriminare nulla. Ma le colpe non sono solo di ENI. L’incapacità di governare il rapporto, tra sviluppo e ricchezze energetiche, è una storia tutta crotonese di cattiva gestione delle opportunità che il nostro territorio offre e che nessuno sa cogliere nei modi più opportuni. È una storia di pessima politica, incapace di dare valore al contesto, e di sfruttare questa eterna risorsa di cui il nostro sottosuolo è ricchissimo.
Nessun punto di incontro con ENI, nessuna forma di trattativa con ENI, nulla di cui si possa almeno dire, ci abbiamo provato. Così, tra transazioni e gas devettorializzato, che nessuno ha mai utilizzato, il cane a sei zampe viene, impacca e porta a casa senza nemmeno dire grazie.
Non bastano certo le royalties a darci soddisfazione anche perché non se ne vede la benché minima ricaduta. Non basta l’odiosa transazione tra Comune di Crotone ed ENI, i cui accordi restano sconosciuti, salvo poi dire che c’è del gas devettorializzato e qualche non meglio precisato investimento in cultura.
Tutto questo non basta. Come imprenditore sono allarmato dall’andazzo delle cose, dalla non chalance con la quale si gestisce la miniera d’oro dell’estrazione metanifera e dall’incapacità di dare risposte ai cittadini e alle imprese del territorio. Eppure il Comune riteneva, nel 2008, la filiera estrattiva risorsa imprescindibile per lo sviluppo del territorio. Eppure il Comune firmava una transazione nella quale era prevista la possibilità di fornire, a chi lo richiedesse (nessuno), gas a costo devettorializzato.
Qualcuno, all’epoca, avrebbe potuto chiedere a se stesso, o eventualmente rivolgersi alle Associazioni di Categoria, e porre un semplice quesito: “Ci sono, in Crotone, aziende che utilizzano il metano nei loro cicli produttivi?”. Qualcuno, molto saggiamente, gli avrebbe risposto di no.
Il gas, cosiddetto a bocca di pozzo, qui non lo usa nessuno.
Paradossale?
Anche di più! Basti pensare che tutti i complessi residenziali e turistici siti nell’ area che parte dal cimitero sino alla Casa Rossa sono privi di metanizzazione, non sono mai state realizzate condutture e sottostazioni, e quindi vi è ancora la necessità di rivolgersi a privati fornitori che a prezzi ancor più onerosi forniscono i cosidetti bomboloni : grottesco.
Morale vorrebbe un profondo esame di coscienza a cui la classe dirigente non è stata educata. Qui conta la presunzione di mettersi a fare ciò che poi effettivamente non si sa fare. Qui contano le architetture di bilancio pubblico per conservare il proprio potere e se possibile, governare a vita.
Qui conta, più di ogni altra cosa, la gestione del potere non il governo della cosa pubblica.
Tutto ciò in danno dei cittadini e delle imprese del territorio che, con il porto, la bonifica, l’estrazione del metano potrebbero lavorare e produrre ricchezza per Crotone e per i crotonesi. Ma questo non importa a nessuno,tanto ci sono gli ammortizzatori sociali, la mobilità e la cassa integrazione.
Semplicemente Indecente.
Mauro Calabretta
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