Anziani e salute: le proposte del sindacato pensionati della Cgil
La Calabria è una delle regioni più giovani d’Italia ma, informa l’Istat, il suo invecchiamento è in costante e progressivo aumento. Il saldo tra nascite e decessi, nel 2010, è stato di – 342 ma avrebbe sfiorato i – 1200 se non fossero nati oltre 800 bambini da genitori stranieri. Sul quadro demografico, si inseriscono poi altri e altrettanto preoccupanti dati: l’aumento conseguente dell’incidenza di malattie croniche e quindi del bisogno di assistenza ma soprattutto gli indicatori economici, che raccontano di un Pil pro-capite in calo dal 2009 e di uno sconfortante terzo posto, assegnato alla Calabria dall’undicesimo rapporto Caritas, nella classifica delle regioni a più alto tasso di povertà. Ed è sempre l’Istat, infine, che con gli ultimi dati disponibili segnala una spesa sociale regionale pro-capite pari a 33,3 euro in Calabria contro i 107,7 dell’Italia, mentre il rapporto per quella comunale è di 11,9 euro contro 34,2. Su tutto questo, come se non bastasse, pesano come un macigno la crisi economica del Paese e il piano di rientro dal debito sanitario che grava sulla nostra regione e che, tradotti, significano tagli da un lato e maggiore pressione fiscale dall’altro. Su come affrontare l’intreccio difficile tra invecchiamento, malattia, bisogni e sistema politico economico, lo Spi Cgil Calabria ha tenuto un seminario a Lamezia Terme, presieduto dal segretario generale, Franco Mungari, introdotto dalla segretaria regionale, Rosalba Minniti e concluso dalla segretaria nazionale, Celina Cesari. Intorno al tavolo, esperti calabresi e di altre regioni, docenti universitari, medici della Fp Cgil e l’Anci Federsanità. Secondo lo Spi, se è vero che nel biennio 2007/2009 la spesa sanitaria pro-capite in Calabria è stata seconda solo a quella della provincia autonoma di Bolzano, è chiaro che c’è qualcosa che non torna. La qualità dei nostri servizi, secondo gli standard condivisi, non è infatti paragonabile a quella garantita in altre regioni. Servizi peggiori dunque ma, date le ristrettezze economiche, addirittura con la prospettiva di tagli già annunciati e in qualche caso già messi in atto. La ricetta del sindacato prevede una serie articolata di richieste, puntualmente illustrate a Lamezia. Due, in sintesi, i punti cardine: l’abolizione dei ticket, a partire da quelli sul 118 e sull’elisoccorso; il massimo decentramento possibile della rete dei servizi territoriali a cominciare dalle guardie mediche, che lo Spi chiede vengano trasformate in strutture socio-sanitarie di base, per finire ai distretti, che il sindacato vorrebbe in numero maggiore ma di dimensioni più piccole, così da garantire omogeneità dell’organizzazione e dei servizi rispetto ai bisogni della popolazione e maggiore integrazione socio sanitaria. Quest’ultima dovrebbe, secondo il sindacato, essere regolamentata con legge regionale, passando per un grande atto di valenza politica: l’unificazione degli assessorati alla Salute e alle Politiche Sociali. Naturalmente, lo Spi non rinuncia al tema che lo ha caratterizzato in questi anni recenti e cioè la non autosufficienza. La richiesta, nel seminario di Lamezia, è stata ancora una volta l’approvazione della legge regionale, lungamente perseguita dal sindacato ma che giace in Consiglio da oltre un anno.