Teresa Liguori: “Alluvioni in Italia fatalità o incuria?”
Riceviamo e pubblichiamo comunicato della presidente della sezione di Crotone di Itralia Nostra, Teresa Liguori sulle alluvioni di questi giorni in Italia
Alla luce degli ingenti danni dovuti ai recenti eventi alluvionali della Liguria e dell’alta Toscana con numerose vittime e la devastazione dell’ambiente, è doveroso sviluppare alcune considerazioni sulla gestione del territorio nel Paese. Tutti abbiamo visto le immagini del disastro. Abbiamo percepito come un evento meterorico sia pure di fortissima intensità ha causato in un tempo limitato delle devastazioni inimmaginabili. Ce ne chiediamo i motivi. Sicuramente la cattiva gestione del territorio, inziata nel secondo dopo guerra, ormai cronicizzatasi e diffusa un po’ dovunque, ne è la principale responsabile. Ma cosa avverrà dopo l’emergenza, affrontata efficacemente anche grazie a quella straordinaria risorsa del Paese costituita dai volontari? L’esperienza ci dice che si tornerà alla normalità; dove normalità significa case costruite sugli argini o nei letti dei torrenti, discariche che ostruiscono i fiumi, opere pubbliche costruite in dispregio ad ogni minima regola di buonsenso idrogeologico. Purtroppo, la piaga della cementificazione e del consumo del suolo unisce tutto il Paese. Non è facile dimenticare le drammatiche conseguenze dell’esondazione dell’ Esaro, trasformatosi dopo alcuni giorni di forti piogge in un fiume impetuoso che il 14 ottobre 1996 ha travolto uomini/donne e cose, provocando sei vittime e danni incalcolabili al territorio crotonese. Eventi dolorosi che hanno coinvolto negli anni anche altri luoghi della Calabria, regione notoriamente soggetta a frane ed alluvioni (uno sfasciume pendulo sul mare, la definiva Giustino Fortunato); eventi che avrebbero dovuto imporre agli amministratori pubblici una gestione oculata del territorio piuttosto che interventi dissennati sull’ambiente, con edifici costruiti finanche sui letti del fiumi, con massicci tagli forestali anche in aree protette, con l’abbandono di superfici agricole fertili per impiantare manufatti di ogni genere, in assenza di regole. A parte l’imprevedibilità dei fenomeni metereorici, se le Amministrazioni pubbliche attivassero le pratiche per il Buon Governo del territorio si potrebbero almeno limitarne i danni. Tra i punti fondanti per una corretta gestione del territorio calabrese non possono mancare: una continua manuntenzione del territorio, da monitorare con gli strumenti adeguati (piani di bacino e non semplici piani stralcio, piani strutturali comunali e non obsoleti programmi di fabbricazione), un’incisiva opera di forestazione e di controllo per fermare la distruzione del prezioso manto vegetale, formidabile collante dei soprassuoli, insieme al rispetto dei piani paesistici regionali e dei piani urbanistici locali. Le conseguenze così drammatiche, in termini di vite umane oltre che di devastazione dei luoghi, dovrebbero essere tenute a mente dai responsabili delle Istituzioni e non solo durante le emergenze, quando è ormai troppo tardi, ma anche quando si decide di fare cassa attraverso i condoni edilizi, le svendite del patrimonio forestale, le concessioni edilizie in aree a rischio idrogeologico.…… A questo punto, sarà fondamentale il ruolo svolto dai cittadini, che dovranno prendere coscienza che il territorio non può essere gestito in modo disinvolto da persone interessate unicamente al proprio “utile”, senza seguire regole e norme, senza tenere nella dovuta considerazione i Beni Comuni. Il territorio va adeguatamente e rigorosamente tutelato, innanzi tutto per proteggere la sicurezza delle famiglie, delle comunità e dell’ambiente. Per non dover piangere altre vittime innocenti, per non dover subìre ulteriori danni al patrimonio naturale, culturale, al paesaggio.
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