Giornata internazionale diritti dell’infanzia, l’intervento di Prati
“Saluto, anche a nome dell’amministrazione provinciale che ho l’onore di rappresentare, le autorità e tutti i partecipanti a questa importante iniziativa che celebra la giornata internazionale per i diritti dell’infanzia. Storicamente infanzia e adolescenza sono state le fasce generazionali che maggiormente hanno subito le conseguenze delle scelte dei grandi, delle politiche degli stati nazionali, degli andamenti ciclici dell’economia mondiale, delle vicende che hanno accompagnato nei secoli il cammino dell’umanità. Spesso noi occidentali, quelli che apparteniamo alle cosiddette società opulente, quando in televisione vediamo immagini di bambini che parlano con gli occhi della fame e della paura, assediati dalle mosche e arsi dalla sete, divorati dalle malattie, distogliamo lo sguardo perché per noi quelle immagini sono semplicemente insopportabili. Ma il nostro disagio non è altro che un senso di colpa per quello che si potrebbe fare e non si fa. Il mondo contemporaneo non è amico dell’infanzia.
Dovunque, in ogni angolo del mondo, sono i bambini a soffrire per comportamenti, azioni, conflitti che non hanno potuto determinare né impedire e spesso sono, ignari, l’orrendo sacrificio umano offerto sull’altare della violenza e del fanatismo o della semplice rincorsa dei miti del benessere. Con raccapriccio e orrore vediamo bambini che vengono improvvisati soldati o, persino, kamikaze, costretti a immolarsi per ragioni che neppure conoscono. Bambini sono quelli che muoiono, incapaci di difendersi, nelle traversate della disperazione sui gommoni; bambini sono i primi a soccombere per le guerre civili nei paesi sottosviluppati o per l’estrema povertà; bambini subiscono il degrado delle favelas, la promiscuità di certe condizioni di vita, la patologia psichica di adulti diventati orchi; bambini, infine, sono le vittime di una violenza cieca e sopraffattrice, che li colpisce anche quando i bersagli sono altri, come è avvenuto a Crotone con il piccolo Dodò. Compito nostro, di chi governa, di chi amministra, di chi educa, di chi esercita una rilevante funzione economica, sociale, civile, è quello di rendere concrete, di attuare le indicazioni contenute nella carta dell’Unicef per i diritti dell’infanzia. Ma una domanda è opportuno porla: quanto di quella carta è realmente al centro dell’agire politico e istituzionale? Quanto è davvero nei programmi dei governi, delle amministrazioni locali, degli organismi sociali ? Quanti di quei diritti contemplati sono garantiti e assicurati nei paesi occidentali e nel nostro stesso paese? Nel tempo la tutela dell’infanzia è migliorata o è regredita? Salute, istruzione, casa, nutrimento, qualità della vita, sicurezza, protezione: sono obiettivi ormai conquistati per la generalità dell’infanzia o conquiste sempre più deboli e sempre più precarie, soprattutto in presenza di una crisi economica devastante, che rimette tutto in discussione? La stessa crisi della famiglia, travolta dalla congiuntura economica e dalla caduta di valori fondanti delle nostre comunità, non colpisce prima di ogni cosa l’equilibrato sviluppo psicologico, fisico, affettivo del bambino? In questi giorni di emergenza, in cui tanto si parla di conti pubblici, di tagli, di casta politica, di sacrifici, o di liberalizzazioni, di riforme, di nuovi programmi, di incentivi alla crescita, quale spazio hanno i problemi dell’infanzia? In che misura essi contribuiscono al delinearsi di una nuova idea di sviluppo, di un nuovo patto nazionale, di una più motivata ricerca di solidarietà e di equità? L’orizzonte infanzia rientra nella complessa trama che avvolge l’esercizio dei poteri pubblici o resta solo una nobile manifestazione di pura letteratura? Io credo che dobbiamo con serenità interrogarci dando risposte non ipocrite, sapendo che spesso, troppo spesso, oggi il bambino è solo con i suoi problemi e con la sua difficoltà a vivere i tempi e gli stili di una vita e di un mondo costruiti su esigenze estranee al diritto di vivere la sua età.
Nessuno può pensare ad un impossibile ritorno alla famiglia allargata di un tempo, quando bambini e anziani vivevano in un ambiente che li accoglieva e li accudiva come inizio e termine di un solido legame che abbracciava le generazioni e ne esaltava la continuità. Ma si avverte oggi la mancanza di un progetto infanzia che sostenga e motivi l’adozione di scelte in cui, magari, non prevalga sempre l’interesse dell’automobilista o il profitto del privato o la logica del cemento. Serve a poco svolgere le pur encomiabili azioni didattiche che mirano ad avvicinare i bambini alla pubblica amministrazione ed a fargliene conoscere i meccanismi decisionali, se poi i loro spontanei e genuini suggerimenti rimangono lettera morta. Il mio è un semplice saluto, per cui non mi addentro nella complessità della tematica che oggi sarà affrontata. Forse una piccola proposta si potrebbe avanzare: stringere un patto tra le istituzioni territoriali per il riconoscimento e il rispetto di una carta dei diritti dell’infanzia a cui sottomettere l’adozione di ogni deliberazione amministrativa; una sorta di preambolo etico che deve impegnare programmi e obiettivi. Solo così, sostanziando di fatti e non di parole ogni attività di governo che voglia contemplare il bambino come soggetto di diritti e non di pubblicità, si può onorare l’unico progetto che dovrebbe essere unificante per tutta l’umanità: il progetto infanzia, che poi è il progetto del futuro di se stessa, di noi tutti”.