“Al guerriero Giuseppe Laganà, Campione europeo EBU pesi mosca, per la sua storica impresa. Con l’augurio del mondo dello sport calabrese per nuovi e gloriosi successi”. Recita, così, l’incisione sulla targa che il presidente regionale del Coni, Mimmo Praticò, ha consegnato al pugile reggino che, nell’ottobre scorso, nel palazzetto dello sport di Monserrato di Cagliari, ha vinto il titolo europeo battendo il favorito, il francese Bernard Inom. Continua, dunque, la serie di riconoscimenti del Coni Calabria ai suoi conterranei che eccellono e si contraddistinguono in ambito sportivo. All’incontro con Mimmo Praticò, nella sede regionale del Coni, a Reggio Calabria, il pugile che vive a Catona, ha portato con se la cintura di campione: “la chiave – ha detto Laganà – che apre le porte al titolo mondiale”. “Complimenti a nome di tutto lo sport calabrese – ha dichiarato il presidente del Coni Calabria, Mimmo Praticò, rivolgendosi al pugile – ed in particolare del presidente regionale della FPI, Avv. Vanessa Avolio, oggi assente a questo incontro per impegni di lavoro, per la conquista del titolo europeo e per l’umiltà con la quale hai affrontato il cammino che ti ha portato a conquistarlo”. “Forse – ha continuato Praticò – senza la grinta e la determinazione che hai dimostrato dentro e fuori dal ring, la Calabria non avrebbe potuto fregiarsi di questo importante titolo. La tua è stata una carriera sofferta, alternata da infortuni e resa ancor più dura dall’impossibilità di allenarsi a casa, costringendoti a viaggiare in cerca di palestre e tecnici all’altezza di questi livelli agonistici. Il Coni Calabria premia, dunque, l’atleta e riconosce i sacrifici dell’uomo che, ponendosi un obiettivo così difficile, con un lavoro minuzioso e con l’aiuto dello stretto necessario, è riuscito a farlo suo”. “Questo risultato – ha detto ancora il presidente del Coni – fa onore a tutta la Calabria ed alla gente che, spesso, è costretta ad arrendersi quando "la strada" si fa più dura. Mi auguro di vederti presto combattere per il titolo mondiale”. Giuseppe Laganà ha ringraziato il presidente per l’omaggio e si è mostrato concreto, come sul ring, augurandosi che, a Reggio, possa essere presto realizzata una struttura comunale che permetta a lui ed a tanti giovani calabresi promettenti, di potersi allenare in condizioni ottimali. “Tutto ciò – ha detto Giuseppe Laganà – eviterebbe costosi e scomodi spostamenti, come sono costretto a fare io recandomi a Torre Annunziata. Le strutture esistono, sì, ma manca il personale tecnico, ovvero uno staff in grado di prepararti ad affrontare un titolo mondiale. Personalmente ho bisogno di maestri che già sono passati da questa esperienza”. “Inoltre – ha detto Laganà – una struttura del genere andrebbe a ridurre i costi di chi come me non gode del supporto di un gruppo sportivo che ti permetta di sostenere le spese per gli allenamenti e per andare a combattere”. Il presidente del Coni Calabria, porgendo il più grande “in bocca al lupo” a Giuseppe Laganà, desidera inviare un messaggio a tutte le Istituzioni al fine di aiutare, fornendo soprattutto servizi, i tanti bravi atleti calabresi che praticano “la nobile arte” del pugilato affinché possano affermarsi e diventare campioni nella propria terra. Ciò vale anche per i tanti atleti di altri sport, potenziali talenti, che sono costretti ad emigrare per cercare altrove la loro fortuna sportiva, oppure, loro malgrado, abbandonare l’attività che amano e che potrebbe garantire loro un futuro. Giuseppe Laganà, classe 1971, arriva tardi alla boxe, a 19 anni. Si appassiona subito e, 50 giorni dopo il suo approccio alla nobile arte, vince il suo primo match ufficiale. “Fuori dal ring – racconta il pugile – ho avuto sempre pregiudizi. La gente, soprattutto al Sud, pensa che lo sport sia un hobby da coltivare e non pensa che possa diventare un mestiere che, invece, ti permetta di vivere: manca, dunque, la cultura dello sport. Mi è capitato, spesso, di dovermi “nascondere” da parenti ed amici che pensavano che stessi perdendo solo del tempo. Soprattutto dopo le sconfitte, la gente mi è sembrata più contenta perché magari avrei dovuto rendermi conto, a quel punto, che fosse stato meglio mollare. C’è chi mi chiede quanto guadagno per fare quello che faccio, per farmi prendere a pugni, ma non capisce che dietro c’è la passione. Per inseguire il mio sogno ho dovuto trasferirmi prima a Formia, nella palestra di Patrizio Oliva, e poi a Torre Annunziata, dove mi alleno tutt’ora. Ho trovato un ambiente accogliente e gente in gamba. L’albergo dove alloggio è di proprietà di un amante della boxe che ha voluto farmi da sponsor. Lontano da chi non ha piacere che io faccia quello che sto facendo, rendo di più. È triste dirlo”. Laganà si definisce un pugile pieno di difetti ma “ho un pregio – dice – che equilibra il tutto: sono testone. Soprattutto dopo le sconfitte, anche le più inaspettate, divento più deciso e motivato di prima”. Sul ring quanto conta l’esperienza e quanto l’età anagrafica? “Il pugilato è tutt’altro che uno sport esclusivamente fisico. Per vincere occorre lucidità mentale ed una buona tecnica, oltre ad avere un buon allenatore all’angolo. L’esperienza ti aiuta a capire l’avversario. Da alcuni pugili che ho incontrato ho cercato di carpire alcune peculiarità che reputo importanti, come, per esempio, il sorriso spiazzante di Mercurio Ciaramitaro. Da un pugile argentino ho imparato che un match può essere vinto anche nei primi due round, ma occorre precisione e determinazione”. “L’avversario che più ricordo – continua il pugile – è quello che mi ha battuto. La prima volta che tentai di conquistare il titolo, sulla carta, ero dato per favorito. Quando ho vinto lo scorso ottobre, invece, è successo l’opposto: è stata un’impresa che nessuno si aspettava, nemmeno io”. Il futuro? “È sul ring – schiva subito Laganà – pensare di iniziare un’attività di allenatore vuol dire non essere più lì a combattere. Cioè non fare più ciò che amo di più”.