Religione. Manifestazione dedicata a Don Carlo De Cardona
Un numeroso e qualificato pubblico ha partecipato all’incontro organizzato dall’Associazione Internazionale Calabresi nel Mondo dal titolo “Don Carlo De Cardona, un gigante del Cattolicesimo calabrese” che si è tenuto nella sala convegni di Palazzo Bologna presso il Senato della Repubblica. L’inteso e coinvolgente incontro è stato finalizzato alla presentazione dell’omonimo libro di Mons. Bertolone ed alla messa in evidenza dell'incessante opera di Don Carlo De Cardona che fondò cooperative, associazioni, Casse rurali e artigiane per alleviare le pene delle genti della Calabria, e contribuì alla fondazione del Partito Popolare in terra calabra, ma anche evidenziò l’attualità e l’indispensabilità del contributo dei cattolici nei settori vitali della società italiana, soprattutto in un momento di grave crisi economica e valoriale.
Nutrito l’elenco delle personalità presenti: il Vicepresidente della Camera dei Deputati On. Rocco Buttiglione, il Vicepresidente della Commissione Affari Esteri della Camera dei Deputati nonché Presidente Unaie On. Franco Narducci, in rappresentanza della deputazione calabrese l’On. Mario Tassone, in rappresentanza di Roma Capitale l’On. Domenico Naccari, il Sottocapo di Stato Maggiore Esercito Gen. Domenico Rossi, il Questore vicario di Roma Dott. Carmine Belfiore, il garante della privacy Dott. Giuseppe Chiaravalloti, il direttore scientifico dell’Associazione Internazionale Calabresi nel Mondo Prof.ssa Marina Catricalà, il segretario nazionale del SAP- Sindacato Autonomo di Polizia Avv. Nicola Tanzi ed alcuni presidenti di associazioni regionali residenti a Roma.
La manifestazione è stata introdotta dall’Avv. Gennaro Maria Amoruso, Presidente Associazione Internazionale Calabresi nel Mondo, il quale ha sottolineato la scelta dell’evento incluso in un più ampio progetto di recupero e di rivalutazione della storia calabra, un momento di celebrazione di quei personaggi che hanno scritto la storia del nostro paese. Tutto ciò con lo scopo di attualizzare e di rendere viva l’opera e l’impegno di personaggi del calibro di Don Carlo De Cardona.
Il dibattito è stato moderato dal Dott. Gianni Lattanzio dell’ Associazione “Dialoghi” ed ha visto i saluti di Roma Capitale e delle municipalità che hanno partecipato all’evento: la città di Soverato (CZ), il comune di Cassano all’Ionio ed il comune di Todi con il dott. Claudio Ranchicchio, consigliere comunale della città umbra ove De Cardona passò gli anni del suo esilio, a questo proposito il rappresentante tuderte ha anticipato che è stata accolta la proposta dell’Associazione Internazionale Calabresi nel Mondo volta all’ìntitolazione di una strada cittadina al prete calabrese.
Sono seguite poi le interessanti relazioni del Dott. Franco Pasquali, Presidente del Forum della Fondazione Symbola e del Dott. Vincenzo Conso, Segretario Nazionale RetinOpera, i quali hanno sottolineato la valenza del pensiero decardoniano, inteso sia come bisogno di modernizzazione della società sia impegno allo sviluppo delle classi meno abbienti. Entrambi i relatori hanno sottolineato come oggi è forte la necessità da parte dei laici di essere testimoni coerenti del proprio tempo, senza rifugio nel passato e senza alienazioni nel futuro.
Molto sentita, inoltre, la relazione di Don Antonio Tarzia, illustre calabrese e Direttore della rivista Jesus. Don Tarzia ha sottolineato come De Cardona è stato uomo di Dio, che ha “trafficato” con il danaro rimanendone impermeabile e morendo in povertà. Nelle sue opere ha cercato di sollevare la Calabria contemperando una spiritualità contemplativa con una spiritualità operativa. Per Don Tarzia De Cardona può definirsi come un “Uomo degli altri”.
Sono seguiti poi i contributi della Dott.ssa Loredana Cruciani dell’Associazione Internazionale Calabresi nel Mondo, del Dott. Francesco Garofalo, Presidente Centro Studi Giorgio La Pira Cassano all’Ionio (CS) e della Dott.ssa Giuseppina Volucello dell’Associazione Internazionale Calabresi nel Mondo. Questi interventi, ognuno da un punto di vista diverso, guidati dal comune denominatore dell’impegno costante nel sociale, hanno sottolineato come nel libro di mons. Bertolone sul ritratto della personalità di Don Carlo De Cardona, un prete, soltanto prete, dalla fede incrollabile e travolgente, consegna all’umanità intera un amorevole messaggio ecumenico: camminare senza indugi con il passo spedito di Cristo, sulle orme di un Cristianesimo realmente apostolico e sociale. Le conclusioni sono state affidate a Mons. Vincenzo Bertolone – Arcivescovo Metropolita di Catanzaro –Squillace ed autore del libro “Terra Margia: storia di un’utopia. Carlo De Cardona, prete, soltanto prete”.
Il Presule che ha avviato, quando era Vescovo di Cassano, il processo di beatificazione di questa figura particolarmente carismatica di sacerdote, ha evidenziato che l’innovatività delle proposte sociali del De Cardona miravano a scuotere assetti secolari, che avevano sottoposto crescenti masse di lavoratori e lavoratrici a uno sfruttamento sistematico delle proprie energie, tendendo non solo a curare le manifestazioni più clamorose e visibili delle ingiustizie sociali, ma soprattutto a incidere in modo definitivo e sostanziale sulle strutture che generavano povertà e miseria.
Nel fare ciò, ovviamente, De Cardona non assunse un atteggiamento di antagonismo o di violenta opposizione al socialismo: piuttosto egli lo contrastò sul suo proprio terreno, affrontandolo con il coraggio e la concretezza delle sue realizzazioni, e non esitando, nello stesso tempo, ad attaccare i notabili locali, che esercitavano una pressione insostenibile sul popolo, le cui condizioni di vita erano rese ancor più complicate dalle nuove sfide della realtà istituzionalizzata, per quanto essa fosse poco sviluppata in Calabria.
E l’assunzione di tale atteggiamento tollerante e dialogico è dovuto, a dire di Mons. Bertolone, al fatto che De Cardona aveva maturato nel corso della sua formazione sacerdotale e della sua attività pastorale una perfetta congruità tra il pensiero e l’azione, tra l’anima e il corpo, tra la quotidianità dell’azione e il fedele attaccamento ai ritmi della preghiera e della contemplazione, il che vuol dire che fu in realtà attratto dallo sguardo misericordioso di Cristo verso i sofferenti e colse nell’amore verso i poveri e nel loro cammino di riappropriazione di una vera dignità umana il percorso che la sua vocazione sacerdotale era chiamata a realizzare.
Conseguenza di tutto ciò fu una chiara distinzione tra la realtà delle cose e la propaganda, discernendo con acume le parole d’ordine ufficiali con le scelte operative concrete effettuate alla periferia, segno evidente che la piena comunione con la Chiesa locale e gli orientamenti pontifici gli consentì di coniugare in forma articolata e originale l’individuazione delle radici della fede antica e granitica e un’intelligente lettura dei segni dei tempi, attivando una Sequela Christiche, caratterizzata da uno stile di vita coraggioso e da una radicale e intensa testimonianza cristiana, mostra l’armonia tra il percorso del sacerdote contemplativo con quello del poliedrico animatore delle più povere realtà sociali della sua amata terra calabrese.