Regione: ripristinare i tremi Reggio Calabria - Roma - Milano
"Circa un milione di calabresi residenti lungo la fascia ionica e nell’entroterra cosentino, un bacino che rappresenta il 50% del territorio calabrese, dopo l’entrata in vigore del nuovo orario ferroviario, l’11 dicembre scorso, si ritrova in uno stato di forzato isolamento dal resto del Paese, con gravi limitazioni al diritto alla mobilità ed alle dinamiche turistiche, economiche e sociali". E' quanto hanno detto in una dichiarazione congiunta Caputo, Orsomarso e Dima.
"Con queste premesse - continua la bota - che fotografano l’oggettiva menomazione arrecata a questa parte della Calabria, privata dalla sera alla mattina di ogni forma di collegamento ferroviario da Nord a Sud, - raccogliendo la legittima indignazione delle popolazioni e rilanciando altresì la prospettiva di una nuova politica dei servizi di trasporto di cui l’intera Regione aveva ed ha bisogno, d’intesa con il consigliere regionale Giuseppe CAPUTO ed il deputato Giovanni DIMA nei giorni scorsi è stata presentata, a Trenitalia, a firma del consigliere regionale delegato ai trasporti Fausto ORSOMARSO una duplice proposta a TRENITALIA.
Da una parte si chiede il ripristino della coppia treno ex IC 782/785 Reggio Calabria – Milano, da riprogrammare (almeno 5 giorni su 7) con il seguente itinerario: Reggio Calabria, Catanzaro, Crotone, Sibari, Cosenza, Paola, Napoli, Roma. E da Roma vetture per Milano e per Torino e viceversa.
Dall’altra, come seconda priorità, nella proposta di ORSOMARSO, si chiede il ripristino della coppia treno ex IC 890/893 Reggio Calabria – Roma, da riprogrammare (almeno 5 giorni su 6) con il seguente itinerario: Reggio Calabria – Catanzaro – Crotone – Sibari – Cosenza – Paola – Napoli – Roma e viceversa.
Nell’orario ferroviario 2011-2012 vanno dunque riconsiderati – sostengono ORSOMARSO, DIMA e CAPUTO – i già limitati servizi treno ad oggi mantenuti in circolazione. Le proposte avanzate, sulle quali si auspica e si ritiene probabile una condivisione di TRENITALIA, si traducono in indicazioni concrete per una più funzionale riprogrammazione dei treni necessari a garantire i cosiddetti “servizi universali ferroviari”, secondo criteri di efficienza e sostenibilità, a garanzia del sacrosanto diritto alla mobilità delle popolazioni interessate, e tenuto conto – concludono –soprattutto delle condizioni economiche e sociali e per l’assenza di idonei servizi collettivi alternativi