Calabria. Reddito procapite in crescita

Calabria Attualità

Nel 2011 il reddito pro capite in Calabria è in crescita (13.397 €, +1,1% rispetto al 2010). Sono in calo gli acquisti per nuove auto (-19,2%,); in leggero aumento il comparto dell’usato, che ha fatto registrare consumi per 359 milioni di € (+1,3% sul 2010). Catanzaro è la provincia più ricca con 14.342 € di reddito pro capite (in aumento del 0,9%); Crotone e Vibo Valentia sono le province che fanno registrare una crescita più sostenuta del reddito (+1,8%). Cosenza fa segnare i volumi più elevati in tutti i comparti di spesa. ). Per quanto riguarda l’area del Sud e delle Isole, un consumatore su due ritiene che dovrà ridurre le spese nel prossimo futuro, contro una media del Paese del 47%.

Questi sono i principali risultati della diciottesima edizione dell’Osservatorio di Findomestic Banca sul consumo di beni durevoli in Calabria, presentato oggi a Roma presso l’Hotel St. Regis. Nel 2011, la spesa complessiva per l’acquisto di beni durevoli si è attestata a 1.398 milioni di € (-7,7% rispetto ai 1.515 milioni del 2010): il dato evidenzia come la contrazione dei consumi sia sostanzialmente in linea con quanto registrato nel resto del Paese (media italiana: -6,1%).

I settori di spesa

• Auto e moto – Sono in calo gli acquisti complessivi di nuove auto, anche se relativamente meno compressi rispetto alla media delle regioni del Sud Italia: nel 2011 in questo segmento sono stati spesi 350 milioni di € (-19,2% rispetto all’anno passato). In leggero aumento, invece, il comparto dell’usato, che ha fatto registrare consumi per 359 milioni di € (+1,3% sul 2010), mentre fanno segnare una flessione significativa i motoveicoli (27 milioni di € impiegati nel 2011, -26,5% rispetto allo scorso anno).

• Mobili – L’arredamento chiude l’anno facendo segnare una contrazione dell’1,2% per una spesa totale di 402 milioni di €. Si tratta di un dato in controtendenza rispetto a quanto fatto registrare nel resto del Paese, dove la diminuzione complessiva dei consumi rispetto al 2010 per questo tipo di beni durevoli si valuta attorno al 1,3%.

• Elettrodomestici – Per quanto riguarda l’acquisto di elettrodomestici, i dati forniscono un quadro omogeneo: se, infatti, gli elettrodomestici bianchi e piccoli hanno mostrato una contrazione inferiore al dato nazionale, facendo segnare un -4,5% e una spesa complessiva di 115 milioni di € (in Italia si registra una diminuzione del 5,4%), anche gli elettrodomestici bruni, hanno registrato una contrazione, pari al 13,3% (per una spesa complessiva di 106 milioni di €).

• Prodotti Informatici – Fa registrare un calo in Calabria il settore dei prodotti informatici che si attesta a quota 40 milioni di € (-7,1% rispetto al 2010).

Nonostante l’evoluzione complessivamente positiva del Pil nel biennio 2010 – 2011, il reddito per abitante continua a mostrare un gap significativo rispetto alla media nazionale: un cittadino della Calabria detiene un reddito medio inferiore di oltre 4 mila € rispetto alla media nazionale e la regione si pone in penultima posizione nella graduatoria regionale con un reddito pro capite di 13.397 €.

Le province

Catanzaro si conferma la provincia a maggiore disponibilità di reddito, con 14.342 € nel 2011, contro i 14.214 € dell’anno passato (in crescita dello 0,9%); seguono Cosenza (che fa registrare un incremento dello 0,8% e si attesta a quota 13.597 €), Reggio Calabria, con un reddito pro capite di 13.317 € (+1,4% rispetto al 2010), Vibo Valentia (che si attesta a 12.221 €, +1,8%) e, infine, Crotone, con 11.951 (+1,8% rispetto al 2010).

Le cifre del comparto mobili sono quelle ad aver inciso maggiormente sui bilanci familiari: Cosenza nel 2011 in questo settore ha fatto registrare volumi complessivi pari a 154 milioni di € (-1,4% rispetto al 2010), seguita da Reggio Calabria (con 109 milioni di €, -1,3% rispetto all’anno precedente), Catanzaro (con 72 milioni e una variazione rispetto al 2010 pari a -0,8%). In coda alla classifica dei consumi per questo comparto si posizionano Crotone (con 34 milioni nel 2011, -1,1%) e Vibo Valentia, che fa registrare 33 milioni di € (-0,7%).

I circa 115 milioni di € dedicati all’acquisto di elettrodomestici bianchi e piccoli in Calabria sono stati suddivisi tra i 42 milioni impiegati a Cosenza (che fa registrare una contrazione del 4,2% rispetto allo stesso periodo dell’anno passato), i 32 milioni di Reggio Calabria (-5,1%), i 21 di Catanzaro (-4,0%), e i 10 di Crotone (-4,9% sul 2010) e Vibo Valentia (-4,2%).

Per quanto riguarda l’acquisto di elettrodomestici bruni, è sempre Cosenza a mantenere la testa della classifica con 39 milioni di € (-12,2% rispetto al 2010), seguita da Reggio Calabria, che fa segnare 29 milioni di € in questo settore, con una diminuzione del 14,8%. Catanzaro fa registrare consumi per 20 milioni in questo comparto (con una contrazione del 12,3%), seguita da Crotone con 9 milioni di € (-15,3%) e Vibo Valentia, anch’essa a quota 9 milioni di € (-13,3%).

Il comparto informatica che nel complesso in Calabria nel 2011 valeva circa 40 milioni di €, ha registrato consumi complessivi di circa 15 milioni di € a Cosenza – dove si registra una contrazione del 6,8% –, seguita da Reggio Calabria, a quota 11 milioni di € (-7,8% rispetto al 2010) e Catanzaro, che fa registrare consumi per 7 milioni di € (-6,5%). Al quarto posto si posiziona Crotone, con 3 milioni di € (-7,7% rispetto all’anno passato) e al quinto Vibo Valentia, anch’essa con 3 milioni di € (-7,0%).

In generale nel 2011 è rallentato il ritmo di sviluppo dell’economia calabrese, che ha però mantenuto un passo superiore a quello dell’area meridionale. La contrazione della spesa media per beni durevoli è stata dell’8,9%, evolu¬zione che la porta su un dato medio familiare di 1.764 €. Il contenimento della spesa ha colpito in particolare gli elettrodomestici bruni (-13,3%), che non sembrano beneficiare nel 2011 del rinnovo della dotazione audiovi¬siva, in vista dello switch-off della tv analogica del 2012.

Tendenze generali e comportamenti dei consumatori

Gli intervistati vivono uno stato d’animo di sfiducia e incertezza, dominato dalla sensazione di impossibilità alla programmazione. Molti si sentono infatti impotenti e “paralizzati” e, sollecitati a immaginare il futuro, mostrano di avere più “speranza” che “voglia di lottare”.

Nell’Italia meridionale e nelle Isole, l’85% degli intervistati dall’indagine Findomestic – Ipsos ha la percezione che la situazione economica generale si sia aggravata rispetto al 2010. Un dato che si colloca 2 punti sopra quello medio nazionale.

Per quanto riguarda la propria situazione economica personale, il 71% degli intervistati ritiene che non sia migliorata rispetto all’anno precedente. Si tratta dell’incidenza più elevata tra tutte le quattro macroregioni italiane (valore medio: 64%). E lo stesso si registra sul fronte della capacità di risparmio per i prossimi 12 mesi: nel Sud e nelle Isole non più del 21% della popolazione ritiene di poter incrementare la propria quota di risparmi, contro un valore nazionale di riferimento del 35%. Di fronte alla crescente disoccupazione, alla riduzione del potere d’acquisto e ad un clima sociale d’incertezza, la maggioranza ha modificato il proprio stile di vita rispetto al passato. Il 70% di quanti sono stati coinvolti dall’indagine, inoltre, ha evidenziato il fatto di aver dovuto ridurre le spese per fare fronte ai cambiamenti dello scenario economico, mentre a livello medio nazionale l’incidenza è stata un po’ più bassa: 67%. Infine, un consumatore su due del Mezzogiorno ritiene che dovrà ridurre le spese nel prossimo futuro, contro una media del Paese del 47%. Sollecitati circa un’eventuale uscita dalla crisi, ben il 46% di quanti hanno risposto ritiene che la situazione comunque non tornerà quella di prima: gli intervistati modificheranno il proprio modus vivendi, evitando gli sprechi e ponderando maggiormente le spese. Il 40% degli intervistati, invece, dichiara di mantenere la speranza di superare la crisi ed afferma che in futuro si tornerà a fare acquisti come prima. La ricerca evidenzia come i più abbienti continuino ad acquistare prodotti di fascia alta, riducendo eventualmente la frequenza e la quantità degli acquisti, mentre i meno abbienti, oltre ad acquistare meno e meno spesso, sono costretti a ripiegare su prodotti di fascia più bassa.