Terrain Vague. Sabato 28 a Cosenza si apre No Land Borders
Sabato 28 gennaio presso lo Spazio Creativo Terrain Vague in via Monte San Michele 17,19,21 a Cosenza si apre No Land Borders mostra di arti visive che vede la partecipazione di nove giovani artisti. La collettiva, la cui direzione artistica è di Clara Gallo, si avvale della collaborazione di Small Zine- Magazine di arte contemporanea- un’altra importante e giovane realtà nell’ambito dell’arte contemporanea sul nostro territorio.
La proposta artistica della mostra - si legge in un comunicato - si orienta prevalentemente su giovani e apprezzati artisti calabresi: Delia Dattilo, originaria di Cosenza ma da un po’ attiva anche sul territorio siciliano, palermitano in particolar modo che propone i suoi recentissimi lavori, Andrea Grosso Ciponte eclettico e talentuoso artista di Praia a Mare (Cs) ma ormai con un curriculum espositivo su tutto il territorio nazionale, Elena Diaco Mayer originaria di Padova, ma catanzarese d’adozione che espone la sua poesia visiva, incentrata sui temi della riflessione e del recupero di una dimensione sacra del silenzio, Alessandra Ferraro nata a Cetraro (Cs) ma che si sta imponendo con un figurativo che privilegia tematiche legate all’individuo e alla sua emarginazione sociale, la stessa Clara Gallo che partecipa anche come artista e propone una grafica essenziale di grandi dimensioni, Francesca Micciulli, cosentina, ma operativa ormai da parecchi anni a Bologna nei territori della pittura, della fotografia e della performance, Mirella Nania nata a Reggio Calabria ma ormai presenza importante della nuova creatività cosentina e non solo, autrice, tra l’altro, del progetto grafico di No Land Borders; in ciò non si vuole tralasciare la presenza di artisti non calabresi che hanno condiviso sin da subito il progetto di Clara Gallo e del suo Terrain Vague, partecipando con delle opere alla collettiva: Elisa Anfuso, catanese, pittrice nota ormai da qualche anno nell’ambito del nuovo figurativo contemporaneo nazionale e Arianna Matta che, da Roma, ha deciso d’intervenire con le sue opere le Fabbriche Abbandonate, segno di una metropoli decadente che chiede in tutti i modi di essere ri-popolata.
Tema centrale e fulcro coordinativo - continua la nota - della mostra l’idea di limite, di confine, di “bordo esistenziale”. Esistono tanti limiti astratti è vero: di tempo, fisici, di fede e di pensiero; siamo tutti diversi ed è natura, ma sono percezioni che vanno al di là della realtà. Non siamo in un mondo diviso, siamo noi a costruire muri e a darci tempi definiti per le emozioni e per le azioni. Questa mostra affronta il tema del limite e delle possibili scappatoie da esso. Non passa in alcun modo l’idea di confine, di spazio o gruppo determinato, esistono ostacoli solo là dove li vediamo o dove li creiamo e sono le paure, o forse ancor di più l’incoscienza, intesa anche e soprattutto come “ non conoscenza”, a determinarne l’esistenza, fisica e mentale.